martedì 19 gennaio 2010
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Come hanno seguito gli ebrei che vivono in Israele la visita del Papa al Tempio Mag­giore di Roma? Nonostante la presenza all’evento del vice-premier Silvan Shalom, l’at­tenzione dell’opinione pubblica è stata abba­stanza limitata. Sui siti dei quotidiani di Geru­salemme si è dato spazio a una cronaca molto sobria e – soprattutto – rigidamente ristretta al dibattito sulla figura di Pio XII. Colpisce – in particolare – lo scarso interesse per le parole pronunciate da Benedetto XVI sul tema più generale del rapporto tra cristiani ed ebrei. «Alla sinagoga di Roma il Papa difende il Vaticano dell’era nazista», è il titolo scelto dal quotidiano israeliano Haaretz . Dove nell’arti­colo la frase sull’«azione discreta e nascosta» della Santa Sede è l’unica a essere citata del lun­go discorso del Pontefice. Ancora più radicale la scelta del sito di Yediot Ahronot , il più diffu­so quotidiano israelia­no, che dedica il titolo alle parole del presi­dente della Comunità ebraica di Roma Ric­cardo Pacifici: «Il leader degli ebrei romani in­calza il Papa sul 'silen­zio' di Pio XII » . Su A­rutz Sheva , l’agenzia vicina alla destra religiosa, lo stesso episodio di­venta addirittura: «Parole brusche per il Papa durante la storica visita in sinagoga » , un’im­magine assolutamente lontana dalla realtà. «Il Vaticano si adoperò per salvare gli ebrei» è infi­ne il titolo scelto dal Jerusalem Post , che curio­samente non pubblica nemmeno la foto di Be­nedetto XVI in sinagoga: preferisce ricorrere a un’immagine d’archivio, in cui il Papa compa­re accanto a una grande croce. Nessuno, dunque, a Gerusalemme ha raccontato agli ebrei israeliani che a Roma il Pontefice do­menica ha anche ripe­tuto le parole scritte da Giovanni Paolo II nel bi­glietto deposto al Muro Occidentale, ha con­dannato con parole nette l’antisemitismo, ha invitato i cristiani a conoscere più a fondo l’ebraismo e ha indicato nuove strade per un’amicizia più profonda tra e­brei e cristiani. Fino a ieri sera l’unica possibi­lità per scoprirlo era andare a consultare il sito del Patriarcato latino di Gerusalemme, che su­bito domenica sera ha rilanciato on line il testo integrale del discorso del Papa. Un segno della grande attenzione con cui la Chiesa cattolica di Terra Santa – al 99 per cento araba – ha guarda­to a questo passo nel dialogo con il mondo e­braico. Date queste premesse non stupisce che tra i commenti inviati dai lettori ai siti dei quo­tidiani israeliani predominino i giudizi molto duri su Benedetto XVI. L’impressione è che – co­me purtroppo già successo a maggio, durante il viaggio in Israele – lo sguardo ristretto sulle «que­stioni calde» impedisca all’opinione pubblica i­sraeliana di vedere tutto il resto. Del resto la prospettiva non è che cambi molto se si analizzano le reazioni nell’altra maggiore co­munità ebraica mondiale, quella degli Stati U­niti. Anche sul sito di Forward , la più importan­te rivista ebraica americana, sulla visita del Pa­pa in Sinagoga non si va oltre un lancio di agen­zia in cui l’unica frase citata di Benedetto XVI è sempre la stessa. E nonostante la condanna del­l’antisemitismo sia stata tutt’altro che margina­le nel discorso del Pontefice, non se ne trova trac­cia nemmeno nella sezione dedicata ai rappor­ti interreligiosi del sito dell’ Anti defamation lea­gue , l’organismo che si occupa della lotta ai pre­giudizi contro gli ebrei. Giornali e website hanno ristretto la loro attenzione al dibattito sul ruolo di Pio XII, restando alla superficie e trascurando gli altri temi toccati da Benedetto XVI e dagli ospiti ebrei
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