sabato 29 gennaio 2011
Durante la conferenza stampa a chiusura del Consiglio permanente, dal segretario generale della Cei è arrivato l’invito «a placare gli animi» per «cercare ciò di cui il Paese necessita, cioè la soluzione dei problemi che riguardano tutti». «Chi ha più responsabilità ha un maggiore impegno a risultare esemplare nel suo comportamento». «Pacatezza» ed «equilibrio di giudizio» prima che la situazione «degeneri  nel tutti contro tutti».
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L'Italia ha bisogno di «superare il clima di rissa» e di «placare gli animi». Bisogna infatti «cercare ciò di cui il Paese necessita, cioè la soluzione dei problemi che riguardano tutti». Inoltre, nei confronti dei giovani «chi ha maggiori responsabilità ha un maggiore impegno a risultare esemplare nel suo comportamento e nella sua vita». Altrimenti «il disastro antropologico» sarà maggiore. Dunque occorre «fermarsi in tempo prima che degeneri ancor più».Di fronte al drammatico "tutti-contro-tutti" in cui versa il Paese, monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, ripete l’invito alla «pacatezza» e all’«equilibrio di giudizio», che già erano contenute nella prolusione con cui lunedì scorso il cardinale Angelo Bagnasco aveva aperto il Consiglio permanente della Cei. Nel frattempo alla voce del presidente si è aggiunta quella unanime degli altri membri del "parlamentino" dei vescovi italiani. E così, nel presentare il resoconto dei lavori svoltisi ad Ancona, il presule rilancia l’appello ad «attenuare questo clima di tensione, di rissa continua, di conflittualità permanente». Senza però che questo ripetuto e accorato invito della Chiesa venga scambiato per mancanza di indignazione. «Non c’è contrapposizione tra indignazione e pacatezza – scandisce davanti ai giornalisti – perché l’appello alla pacatezza non vuol dire lasciar marcire i problemi».È la conferenza stampa che come di consueto segue la conclusione dei lavori. Monsignor Crociata illustra il comunicato finale e poi risponde alle domande. «La pacatezza – fa notare – è necessaria perché non si compiano passi e scelte basate su emozioni ed atteggiamenti non ben ponderati». Al contrario «occorre sviluppare la capacità di uno sguardo oggettivo, non parziale, un giudizio che orienti poi l’azione di ciascuno, secondo la propria specifica personale responsabilità, nella direzione del ripristino e della costruzione del bene comune». Secondo il segretario generale della Cei, infatti, ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. «La questione morale riguarda tutti. È troppo facile indignarsi senza coinvolgersi. Compito di noi pastori è perciò quello di aiutare a camminare insieme, senza la pretesa di giudicare dall’alto o chiamandosi fuori, in uno sforzo di solidarietà che coinvolge tutto e tutti». Quindi, di fronte «all’abbassamento della tensione morale» occorre ritrovare le ragioni del bene comune. «Finché questa ricerca viene strumentalizzata – avverte Crociata –, finché è tacciabile di essere una difesa di parte, diventa difficile prendere in mano la situazione».Il vescovo risponde anche a una domanda sull’ipotesi di voto anticipato: «Gli sviluppi di temi strettamente politici sono affidati agli attori responsabili dei meccanismi istituzionali», dice. E sulle vecchie accuse rivolte all’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, riemerse ieri in qualche titolo di giornale, afferma: «Esprimo solidarietà al cardinale Sepe e ho fiducia che le accuse non tocchino la sua persona. Così come ho fiducia nella magistratura – aggiunge – e nel fatto che le cose verranno chiarite nelle sedi e con le modalità giuste».
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