martedì 20 maggio 2025
Ogni anno sono più di un milione i pellegrini che si recano a Efeso dove la Madonna avrebbe trascorso gli ultimi anni di vita terrena. Parlano Antonietta e Monica che vi prestano servizio dal 2022
Pellegrini a Efeso alla Casa di Maria

Pellegrini a Efeso alla Casa di Maria - Dal Web

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Arrivano da ogni parte del mondo: cristiani in pellegrinaggio, musulmani devoti, turisti, curiosi. Un flusso continuo di persone entra ordinatamente e in silenzio nella piccola porta d’ingresso di Meryem Ana, la Casa di Maria, dove la madre di Gesù avrebbe trascorso gli ultimi anni della sua vita terrena. Così racconta una tradizione che affonda le sue radici già negli albori del cristianesimo, alimentata da testimonianze plurisecolari e dalle visioni della mistica e beata suora tedesca Anna Katharina Emmerick, che nel diciannovesimo secolo hanno trovato puntuale riscontro negli scavi eseguiti nella zona portando alla luce, nel 1891, le fondamenta di un edificio risalente al primo secolo.

Siamo sul monte Sulmisso, sopra Efeso, la città testimone di eventi che hanno segnato i primi secoli della cristianità. Nel piccolo spiazzo antistante l’ingresso del santuario, Antonietta Nicastro accoglie i partecipanti al pellegrinaggio promosso da Russia Cristiana per visitare i tanti luoghi della Turchia che hanno visto nascere e fiorire la fede cristiana: Efeso, Antiochia, Smirne, Tarso, la Cappadocia, Istanbul… Il sorriso luminoso di Antonietta fa trasparire una fede vissuta nella semplicità e nel nascondimento. A Meryem Ana viene più di un milione di persone all’anno, lei vive qui dal 2022 insieme alla consorella Monica: sono laiche consacrate appartenenti all’associazione delle Discepole di Maria e dell’apostolo Giovanni, nata a Salerno dal carisma di Caterina Tramontano, donna di preghiera, sposa e madre. «La nostra è una presenza orante e silenziosa. Dopo avere raccolto l’invito di monsignor Franceschini, all’epoca vescovo di Smirne, dal 2015 custodiamo questo luogo insieme ai padri cappuccini. In verità è la Madonna che ci custodisce: ogni giorno trascorso in questo luogo è un dono, ci sentiamo tra le braccia di una madre che accoglie e prende su di sé le ferite e i desideri di tanta gente. Vengono a supplicare, a ringraziare, ci chiedono di ricordarli ogni giorno nella recita del Rosario, in particolare in questo mese dedicato a Maria. Accogliamo i gruppi di pellegrini, preghiamo insieme a loro, li portiamo nel cuore durante le ore di adorazione dentro la Casa. Siamo come una lampada accesa: illumina senza fare rumore, testimonia una presenza». Secondo i racconti della Emmerick, per fuggire alle persecuzioni scatenatesi a Gerusalemme la Madonna si sarebbe trasferita in questi luoghi insieme all’apostolo Giovanni, poi avrebbe fatto ritorno nella Città Santa per rivedere i luoghi della Passione di Gesù e lì si sarebbe ammalata inducendo gli apostoli a costruire una tomba per lei. Poi le sue condizioni sarebbero migliorate e avrebbe fatto ritorno a Efeso, vivendo insieme ad alcune donne fino alla sua Assunzione. Non distante da Meryem Ana sorge la basilica dedicata a San Giovanni, che in questa terra visse a lungo e fu poi sepolto. Nel 431 il Concilio celebrato a Efeso proclamò la Madonna come Theotokos, la madre di Dio, smentendo Nestorio che la riconosceva madre solo dell’umanità di Gesù. Oltre che meta di tanti pellegrini, la Casa di Maria è stata luogo di devozione per molti Papi: dopo la sua elezione, Giovanni XXIII chiese di accendervi un cero che rimanesse attivo per tutta la durata del pontificato, qui sono venuti in pellegrinaggio Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, mentre papa Francesco inviò una corona per la recita del Rosario durante la pandemia da Covid.

Molte sono le donne che si rivolgono a Maria per chiedere il dono della maternità o che tornano dopo averlo ricevuto. Tra loro anche donne di tradizione islamica. Antonietta ci accompagna in un piccolo locale adiacente al santuario, e ci mostra due medagliette d’oro: «Le ha portate in dono una donna musulmana che sette anni fa era venuta qui per chiedere a Maria la grazia di avere un figlio e l’anno scorso è tornata per ringraziare, accompagnata dal marito e dalle due gemelle nate dopo quella circostanza. Sulla medaglietta ha fatto stampare la lettera D, l’iniziale della parola dilek che in lingua turca significa desiderio». È uno dei numerosi esempi che testimoniano come la figura di Maria possa rappresentare un ponte che avvicina i cristiani, che ne riconoscono la divina maternità, ai musulmani che la venerano come madre del profeta Gesù. «Ogni giorno incontriamo persone che raccontano come la Madonna sia una presenza viva e operante nella loro esistenza – racconta Antonietta –. Si avverte un grande bisogno di protezione, specie in tempi tormentati come quelli che viviamo: il bisogno di figli che cercano l’abbraccio accogliente di una madre capace di portare i dolori e le speranze del mondo».

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