martedì 4 dicembre 2018
Sinodalità, collegialità episcopale, discernimento, parole chiave del progetto di riforma avviato da papa Francesco
(Siciliani)

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Come sarà la Chiesa cattolica nei prossimi decenni? La domanda è legittima – specialmente per un giornale che si volle chiamare Avvenire, proprio nei primi anni dopo il Concilio – perché il cristiano sogna, spera, cammina. Volgere lo sguardo al futuro vuol dire anzitutto confidare nel primato della grazia di Dio, che previene, accompagna e segue ogni retto umano agire. Il vento dello Spirito soffia dove vuole e, per sentirne la voce e sapere dove va, oggi la Chiesa è chiamata ad orientarsi con la rosa dei venti disegnata dall’insegnamento di papa Francesco. Il discernimento si fa tenendo insieme i principali vettori presenti nei documenti e negli eventi ecclesiali che ci sono dati. Viviamo già in una Chiesa in uscita, che non teme venti contrari e resistenze.

Certamente è il poliedro della gioia, tracciato sulla carta nautica magisteriale – con Evangelii gaudium, Laudato si’, Amoris laetitia e Gaudete et exsultate –, che indica la rotta della navicella di Pietro. Il Vangelo, la creazione, la famiglia e la santità sono le stelle di quel firmamento che illumina il cammino gioioso dei discepoli di Cristo sulle vie sempre nuove di Dio. Il nostro sguardo, mentre scruta l’orizzonte dove cielo e terra sembrano confondersi, crede alle promesse di Dio e guarda con realismo alle sfide contemporanee per coglierle come opportunità. All’interno e all’esterno, la Chiesa discerne i segni del tempo presente, come avvenne con le Costituzioni conciliari Lumen gentium e Gaudium et spes. In primo luogo, dell’urgenza di una effettiva conversione pastorale tutto il popolo di Dio sta diventando sempre più consapevole. Il ministero ordinato e il laicato non sono più percepiti come spazi occupati; l’esperienza del rinnovamento sinodale ha innescato un processo destinato a proseguire. Il progressivo impegno dei laici, e specialmente delle donne, nei ruoli di responsabilità e nei processi di partecipazione ecclesiali è solo all’inizio: dal suo sviluppo dipenderà il contenimento del clericalismo.

In questa direzione, la Costituzione apostolica Episcopalis communio ha fatto un significativo passo in avanti, stabilendo la consultazione del popolo di Dio prima di ogni assemblea sinodale. Inoltre, la sinodalità tocca la questione della collegialità episcopale, tema ancora ingessato nel quadro della «Nota esplicativa previa» di Lumen gentium, e con esso anche l’ampliamento delle competenze delle Conferenze episcopali, nell’ottica di una «salutare decentralizzazione» (Eg, 16). Già le due assemblee sinodali sulla famiglia hanno messo in luce la necessità di un discernimento personale e comunitario che tenga conto, insieme alla dottrina, delle diverse situazioni pastorali alla luce della misericordia e della coscienza. Nella medesima direzione, il recente Sinodo sui giovani, trattando del discernimento vocazionale, ha aperto la strada per interrogarsi in modo rinnovato sull’identità e la missione dei presbiteri nel mondo odierno. Si tratta di un’urgenza determinata anche dalla situazione degli abusi del clero: nei prossimi anni non si potrà fare a meno di affrontare – con coraggio, saggezza ed equilibrio – la gerarchia dei significati della sessualità; questione peraltro riguardante non solo i preti e i religiosi, ma ancor prima i giovani, le coppie, le famiglie.

Per quanto riguarda il rapporto tra Chiesa e società, la strada più promettente è ampiamente tracciata dalla Laudato si’, nel segno della stretta correlazione tra vulnerabilità umana e del pianeta, tra questioni sociali ed economico-finanziarie. Il prossimo Sinodo per la regione panamazzonica sarà una concreta occasione contestuale per applicare le indicazioni principali dell’enciclica, che hanno valore sia per la Chiesa universale sia per il mondo intero. Di fatto, stanno sempre più emergendo temi nuovi, assenti o appena accennati nel Catechismo della Chiesa cattolica, ormai bisognoso di aggiornamento, come pure – prendendo il caso dell’Italia – appare indispensabile una nuova edizione degli orientamenti di pastorale familiare.

I cambiamenti pastorali divengono effettivi quando sono finalmente recepiti dal diritto canonico; oggi la norma missionis comincia ad assumere la forma di disposizioni, procedure, canoni. I numerosi interventi di natura giuridica con Motu proprio da parte di papa Francesco ne danno prova. Nel prossimo futuro, il metodo di codificazione canonica affronterà la sfida del rapporto tra universalità e particolarità del diritto. Dopo una lunga stagione di percorsi paralleli tra magistero, teologia, diritto e pastorale, negli anni a venire la Chiesa non potrà che accogliere il dono e assumere il compito di una rinnovata armonia ad intra e ad extra, quale miglior frutto dell’impronta missionaria con cui l’attuale pontificato ha irreversibilmente ravvivato l’alba incompiuta del Concilio Vaticano II.

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