mercoledì 21 marzo 2018
Il segretario generale ha ribadito la vicinanza della Chiesa a tutte le famiglie in difficoltà. I cattolici dell'associazionismo spariti dal Parlamento? Torna il tema della formazione
(Siciliani)

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Immigrazione, incontro Cei per le Chiese dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e Lettera dei vescovi alle parrocchie sulla questione dell’immigrazione sono stati i temi che insieme alla riflessione politica dopo le elezioni del 4 marzo hanno scandito i lavori del Consiglio permanente della Cei conclusosi oggi a Roma. Ne ha parlato in conferenza stampa il segretario generale Nunzio Galantino, subito la lettura da parte del cardinale presidente Gualtiero Bassetti, delle conclusioni dell’assise.

Per la prima volta direttamente nella sede della Cei, il vescovo proprio in merito al risultato delle elezioni, che secondo la domanda di un giornalista, sul tema dell’immigrazione sono sembrati andare in un’altra direzione rispetto all'accoglienza auspicata dai vescovi, ha tenuto a precisare: "Qualcuno ha scritto: ‘E’ stato sconfitto Galantino, ma si saranno accorti che non ero candidato in nessun partito. Dunque non sono stati sconfitto, non è stata sconfitta la Chiesa, per il semplice motivo che ciò che porta la Chiesa, il Papa a parlare di accoglienza dei migranti è unicamente biblico-evangelico.

Quel ‘ero forestiero e mi avete accolto’ sta scritto nel Vangelo, non in un programma politico. Penso che proprio quello che è avvenuto – ha aggiunto il vescovo – impegna la Chiesa ancora di più non a mettersi a far lotte contro chi non la pensa in questa maniera, perché sarebbe sbagliato porre la questione in questi termini. Il problema è un altro. E’ segno che non riusciamo a far passare l’idea che un povero Cristo che ha bisogno, qualsiasi colore della pelle abbia, non può trovare il mio cuore, il cuore della Chiesa chiuso”.

Galantino ha però voluto mettere in guardia sulla nozione di bisogno. Che, ha spiegato, "non soltanto quello dell’immigrato che non sa dove andare a dormire e a mangiare. È la la stessa sensibilità che sta portando da sempre la Chiesa ad interessarsi della famiglia, delle famiglie in difficoltà. Uno dei vescovi del nord stamattina in Consiglio permanente ci ha portato le percentuali della sua Caritas, confermate da almeno tre quarti degli altri vescovi, dove l’attenzione e l’attenzione che le nostre Caritas stanno dando è almeno per il 60 per cento rivolto alle famiglie italiane, poi c’è un’altra percentuale di famiglie miste (italiani e stranieri) e solo 25-30 per cento è per gli immigrati".

Galantino ha però voluto mettere in guardia sulla nozione di bisogno. Che, ha spiegato, “non soltanto quello dell’immigrato che non sa dove andare a dormire e a mangiare. E’ la stessa sensibilità che sta portando da sempre la Chiesa ad interessarsi della famiglia, delle famiglie in difficoltà. Uno dei vescovi del nord stamattina in Consiglio permanente ci ha portato le percentuali della sua
Caritas, confermate da almeno tre quarti degli altri vescovi, dove l’attenzione e l’attenzione che le nostre Caritas stanno dando è almeno per il 60 per cento rivolto alle famiglie italiane, poi c’è un’altra percentuale di famiglie miste (italiani e stranieri) e solo 25-30 per cento è per gli immigrati”. I numeri sono questi e “noi siamo la fonte prima di questi numeri”.

Sulle elezioni il segretario generale ha aggiunto: “Io penso che in questo momento in Italia non c’è nessuno che non sia preoccupato. Ma non perché hanno vinto i 5 Stelle o la Lega. Ma perché tutti vogliamo che si trovino soluzioni che vadano veramente a favore del disagio grande che questo voto ha espresso. Come diceva il presidente nelle conclusioni è importante che chiunque sia stato investito di questo mandato governi rispendendo realisticamente ai bisogni dai quali è nato il voto che qualcuno chiama di protesta. Non so se è voto di protesta o di esigenza di nuovo, sta di fatto che le persone hanno votato così. E’ importante che chi governi, quale che sia la formazione, è importante che abbiano un occhio ma anche il cuore e la testa rivolti ai bisogni che hanno dato loro consenso.

Proprio sul tema dell’immigrazione Galantino ha ricordato che il Consiglio permanente pubblicherà a breve una Lettera alle parrocchie, per una riflessione sul tema che aiuti a passare dalla paura all’incontro, dall'incontro alla relazione, dalla relazione all'integrazione. Il testo, proposto da Migrantes, ha avuto diverse modifiche in Consiglio e dunque dovrà essere rivisto. Fin d’ora però si può dire che il documento, breve nella forma, “intende ringraziare le comunità – ha sottolineato il vescovo – per la grande generosità con cui si stanno impegnando su questo fronte, anche in risposta all'appello del Santo Padre, e assicurare che numeri ed esperienze alla mano la Chiesa italiana è stata è e sarà impegnata sulla questione”.

Una domanda ha riguardato i cattolici espressione dell’associazionismo “spariti” o quasi in Parlamento. “Non è una cosa di oggi – ha risposto il segretario della Cei –. Abbiamo soltanto raccolto i frutti di un trend che esisteva già. Le osservazioni dei vescovi sono andate al di là di una semplice riorganizzazione, anche perché non spetta a noi riorganizzare i laici rispetto a un impegno in un
partito piuttosto che in un altro. Questo è grazie a Dio assodato, condiviso non lo so, ma non è il ruolo dei vescovi né definire ruoli dei partiti, né simboli, né andare ad inserirvi dentro altra gente. I vescovi hanno dovuto prendere atto di una insufficiente preparazione e sensibilità anche politica che si è rivelata nei nostri ambienti. E ciò non si deduce soltanto dal fatto che non siano stati eletti dei cattolici in Parlamento”. Il problema secondo Galantino “è molto più ampio”. È importante lavorare ancora di più perché il Vangelo diventi mentalità di Vangelo. Torna dunque il tema della formazione e bisogna investire di più in questo senso”.

In Consiglio permanente si è continuato a lavorare anche sull’idea dell’incontro sul Mediterraneo. Un’idea quella del cardinale Bassetti, ha fatto notare Galantino, che ha riscosso unanimi consensi da parte dei vescovi. “Il Mediterraneo non può restare luogo di conflitti, cimitero liquido, o diaframma, ma deve diventare un ponte, un mare di pace”. Per questo la riflessione è andata sulla “definizione degli orizzonti in cui inserire l’evento, su che cosa significa Mediterraneo, su quali soggetti dovranno intervenire e anche su quali risultati vogliamo raggiungere”. “Una cosa è certa, ha detto il vescovo, non vogliamo che sia un evento usa e getta o una ripetizione di Assisi (l’incontro interreligioso voluto da Giovanni Paolo II, ndr), ma un qualcosa di originale. E dunque c’è la necessità di prepararlo e approfondirlo in maniera sinodale”.

Il segretario generale della Cei non ha voluto proprio per questo fare anticipazioni sui tempi e sul luogo (oltre alle ipotesi già emerse di Bari, la Sicilia e Firenze, si è parlato di Roma, di Gerusalemme e di Beirut). Il portavoce della Cei, don Ivan Maffeis, ha ricordato al proposito come qualcuno abbia proposto che il lavoro si sviluppi in più anni o addirittura in una prospettiva decennale”, proprio per far sì che sia un evento di promozione della pace.

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