venerdì 9 settembre 2011
«Gesù non ci ha lasciato soltanto dottrine, verità e precetti, ma ci ha donato se stesso. L’incontro con lui nell’Eucaristia ci apre agli altri: per questo attorno al mistero eucaristico c’è sempre stato un fiorire di opere sociali». Con queste parole il cardinale Re ha portato il suo saluto ad Osimo, nella giornata che il Congresso Eucaristico dedica al tema della cittadinanza.
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«Gesù non ci ha lasciato soltanto dottrine, verità e precetti, ma ci ha donato se stesso. L’incontro con lui nell’Eucaristia ci apre agli altri: per questo attorno al mistero eucaristico c’è sempre stato un fiorire di opere sociali». Con queste parole il cardinale Re ha portato il suo saluto ad Osimo, nella giornata che il Congresso Eucaristico dedica al tema della cittadinanza.«L’Eucaristia – ha proseguito il Cardinale – ci parla di attenzione, di aiuto, di amore agli altri e di perdono donato: dal Congresso attingiamo luce e forza per affrontare le difficoltà che l’ora presente porta con sé».Su questa linea ha sviluppato il suo intervento anche il presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, mons. Antonio Maria Vegliò: «L’Eucaristia, che ci spinge ad essere pane spezzato per gli altri, ci porta ad impegnarci per un mondo più giusto e fraterno. Con la gente in movimento, cerchiamo di costruire tale mondo proprio lì dove essi vivono».Illustrando il compito del Pontificio Consiglio, mons. Vegliò ha detto che «concretamente, si tratta di sollecitudine pastorale nei confronti di rifugiati e migranti, apolidi, nomadi e gente dello spettacolo viaggiante, marittimi, sia in navigazione sia nei porti, coloro che sono impiegati o lavorano negli aeroporti o sugli aerei, quelli che viaggiano per motivi di pietà, studio o svago, come i pellegrini, gli studenti internazionali e i turisti». In particolare ha richiamato come esempio «il pellegrinaggio di diverse etnie di zingari, provenienti da tutta Europa, alla tomba dell’apostolo Pietro, nello scorso mese di giugno, ricevuti per la prima volta in udienza dal Papa». Ha quindi richiamato la figura del Beato Zefirino Giménez Malla, martire zingaro di cui ricorre il 150° anniversario della nascita e il 75° del martirio.«La città è in crisi – ha affermato mons. Giancarlo Perego, direttore di Migrantes – è mobile, precaria e debole, ha fame di alcuni beni, è sempre più povera; ma, soprattutto, soffre di solitudine, di separazioni, di divisioni, è vittima dell’individualismo, di cadute di responsabilità: passare dalla città alla cittadinanza, significa progettare la vita della città, costruire relazioni, educare alla responsabilità sociale e politica, cogliere i segni e i gesti di dono, cercare il dialogo, tessere reti. L’Eucaristia aiuta a non escludere, a guardare a tutti e a ciascuno, a costruire universalità, cattolicità».Il tema della cittadinanza è quindi stato approfondito dai contributi di Mauro Magatti, sociologo ed economista, da Cristina Simonelli, teologa e patrologa che dal 1976 vive in un campo rom, e da don Mimmo Battaglia, sacerdote della diocesi di Catanzaro, vi ha fondato nel 1986 un Centro calabrese di solidarietà che ha accolto in 25 anni oltre 3000 giovani vittime di dipendenze.
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