martedì 1 agosto 2023
Dalla Costa d'Avorio al Pakistan, dal Togo all'Italia, il drappello di partecipanti è ospite dei membri della Comunità portoghese
Una rappresentanza della Comunità di Sant'Egidio a Lisbona

Una rappresentanza della Comunità di Sant'Egidio a Lisbona - F.Z.

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Comunità di Sant’Egidio sempre in prima linea; anche alla Gmg di Lisbona, dove sono presenti cento membri da diversi Paesi e città. Si va dal Portogallo alla Francia, dalla Spagna all’Italia. Con le diocesi di appartenenza ci sono giovani dalla Costa d’Avorio, dal Togo e dal Pakistan. «La comunità che vive qui in Portogallo – dice Daniela Moretti, che guida un drappello di italiani nella visita a Casa Italia provenienti da Roma, Genova e Treviso – ospita tutti quelli che sono venuti qua».

La presenza alla Gmg, per la Comunità di Sant’Egidio, è solo un ambito tra i mille fronti aperti in tutto il mondo. «La solidarietà va anche in vacanza – precisa la Moretti – e noi lo sottolineiamo con il titolo “L’estate di solidarietà” vicina ai profughi, ai minori non accompagnati, ai ricoverati in un ospedale psichiatrico, a Elbasan, in Albania». Con più di 300 pazienti, il presidio psichiatrico di Elbasan è il più grande dei Balcani, dove sono ricoverate persone con diverse fragilità. Lo specifica Francesca Rivella di Genova, insegnante di religione in un liceo, 30 anni. «Da tanti anni frequentiamo questo ospedale – dice Francesca -. Nel tempo sono state aperte tre case-famiglia, due con uomini e una nel 2019 con otto donne».

L’attività della Comunità non si limita all’ospitalità, ma vuole ridare dignità alle persone accolte. “Si tratta di un lavoro culturale per aiutare a fare uscire i pazienti dagli ospedali, per farli rientrare nella quotidianità e renderli autonomi. Con una famiglia si ridà dignità alle persone”, continua Francesca.

La presenza della Comunità di Sant’Egidio, in questa torrida estate che vede protagonisti alcuni suoi aderenti con i giovani da tutto il mondo a Lisbona, si realizza anche a Cipro dove si alternano, dice Daniela Moretti, 180 persone nel campo profughi di Pournara. Si tratta di un centro di prima accoglienza, con più di mille persone, tra cui molti minori non accompagnati, in specie provenienti dalla Siria e dall’Afghanistan. “Passano dalla Turchia – aggiunge Daniela – poi a piedi oltrepassano il confine per arrivare nella parte greca dell’isola”.

Nel campo, che è chiuso dal filo spinato e dove la temperatura quest’anno è arrivata a 43 gradi, sono attivi il Ristorante dell’amicizia, una scuola di inglese e attività di gioco per i bambini. Molti vi rimangono anche per più di un anno, come è successo a un undicenne. “Nel trambusto per salire sui barconi, smarrì la mamma che non è più stata rintracciata – racconta Daniela -. Forse abbiamo trovato una zia in Belgio che potremmo fare rientrare con un corridoio umanitario per un esito felice di questa storia”.
Per cercare di dare un senso a questi “non luoghi, i non sensi dell’Europa - aggiunge Daniela – siamo venuti qui alla Gmg come un’opportunità da vivere appieno in un tempo in cui prevale la divisione, mentre qui c’è gente da ogni continente. Sappiamo quanti muri sono stati costruiti negli ultimi tempi. Noi speriamo di costruire ponti e di abbattere questi muri, come ci invita a fare papa Francesco”.

Antonio Taranto, 27 anni, biologo nutrizionista ricercatore al “Gaslini” di Genova, narra del suo impegno nel Dream, acronimo che indica un progetto di cura dell’aids presente in dieci Paesi africani, nato nel 2002 in Mozambico. “Do supporto al laboratorio e dopo la Gmg riparto per l’Africa – dice Taranto che dedica tutte le ferie alla Comunità -. Questo progetto è l’inizio di un percorso per un’Africa libera dall’Aids”. Le persone prese in cura da Dream sono 500mila e sono di continuo seguite, anche grazie alla telemedicina che consente un collegamento immediato con l’Italia. Sempre grazie allo stesso progetto sono nati 150 mila bambini da madri sieropositive, nei 50 centri Dream dove opera solo personale locale. Un impegno, quello della Comunità di Sant’Egidio che “vuole connettere i messaggi di papa Francesco e del Vangelo – conclude Daniela - con opere concrete per non essere indifferenti davanti a quello che accade”.

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