martedì 21 aprile 2020
La nuova edizione della rivista, che nel 2020 festeggia i 170 anni, è in lingua locale semplificata. Parolin: scelta che esprime la vocazione di costruire ponti
La versione cinese della rivista

La versione cinese della rivista

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Continuate ad essere una «rivista ponte, di frontiera e di discernimento». Con la sua calligrafia minuta, papa Francesco aveva scritto questo messaggio di auguri a La Civiltà Cattolica in occasione del numero 4mila, nel 2017, 167 anni dopo la sua fondazione da parte della Compagnia di Gesù. Allora, la rivista aveva annunciato le edizioni in francese, inglese, spagnolo e coreano. Un anno dopo, il Collegio degli scrittori – tutti gesuiti – si era arricchito delle figure di dodici corrispondenti e dei collaboratori di redazione. Ora, il quaderno compie un ulteriore e cruciale passo nel cammino per essere più cattolico, cioè universale, varando un’edizione in cinese semplificato. Il sito – https://www.gjwm.org, da Göngjiào Wénmíng che in cinese significa La Civiltà Cattolica –, suddiviso in 4 sezioni (notizie, mondo, riflessione cristiana e cultura), è collegato all’account WeChat della rivista, il cui codice identificativo è gjwm18. La scelta conferma la «particolare vocazione» della rivista «di costruire ponti e di stabilire un dialogo con tutti gli uomini», ha scritto il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, nella lettera in cui commenta l’iniziativa. Sempre più «si sentono salire dalle pagine le voci di tante frontiere che si ascoltano», come aveva detto Francesco alla rivista per il suo 170esimo compleanno, a gennaio. «Questa, per me che la dirigo, non è solo una constatazione, ma una missione», spiega padre Antonio Spadaro.


L’edizione cinese inizia mentre Pechino è sotto i riflettori per il Covid, tra “diplomazia della mascherina”, critiche sulla gestione della pandemia e rivalità geopolitiche.
Se vogliamo, era il momento peggiore per smuovere le acque. E, invece, abbiamo pensato che era proprio quello giusto per dare il nostro contributo. Non siamo schierati. Crediamo nel dialogo e nell’incontro franco e schietto. Comunque la pensiamo, le tensioni internazionali non si risolveranno senza la buona volontà e l’apporto della Cina, così come degli Stati Uniti. La Civiltà Cattolica< ha sempre accolto le sfide del tempo e della storia. Non si può affrontare quest’ultima senza accettarne le inquietudini e le tensioni, con creatività e coraggio.
«Inquietudini straripanti», le ha definite il Papa nell’ultimo messaggio alla rivista, il Papa. Traboccamento – in castigliano desborde è una parola cruciale per Francesco. Come si applica alla spinosa questione cinese?
Il debordare, che è la cifra – anche pastorale – di Francesco, è quello tipico della vita. Come il seme: è chiuso in se stesso, poi si apre e deborda fino a crescere e fiorire. Questa è la logica del Vangelo che entra nel terreno di una cultura. Ma se non si è dentro fino in fondo, se non si ama la Cina così com’è, la sua gente, la sua lingua, il suo stile di vita, la cultura e la vita con il seme del Vangelo al suo interno non può fiorire. E non bisogna aver timore di essere sopraffatti.
E, invece, la paura è un tratto dell’attualità. Forse perché, come sostengono alcuni storici, viviamo la fine di 500 anni di predominio occidentale?
Il dibattito riflette il dilemma di una società dell’ovest che sente il futuro del mondo sempre meno nelle sue mani. La presenza di altri grandi attori nello scenario internazionale quali Cina, India, Giappone, Brasile, Russia rende il quadro complesso e richiede una governance globale. Il coronavirus ce lo dimostra chiaramente. La storia proprio oggi deve aiutarci a capire che la globalizzazione non coincide affatto con “l’occidentalizzazione del mondo”, ma va inquadrata all’interno di una più ampia prospettiva. Il Papa, di ritorno da Myanmar e Bangladesh, ha detto: «La Cina oggi è una potenza mondiale: se la vediamo da questo lato, può cambiare il panorama».
A tal proposito, un anno e mezzo dalla firma, l’accordo tra Cina e Santa Sede suscita ancora resistenze anche in una parte del mondo cattolico.
L’accordo tra Cina e Santa Sede è di carattere radicalmente ed essenzialmente pastorale. L’obiettivo è di far sì che la Chiesa possa meglio predicare il Vangelo senza perdersi troppo in conflittualità interne che possono essere superate con la buona volontà di tutti. Esso rappresenta anche un messaggio di speranza in un mondo in cui il conflitto e la paura sembrano dominare la scena.

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