giovedì 14 giugno 2012
​Coinvolte 420 mila persone, per due terzi a titolo di volontari. Al primo posto l'assistenza socio-sanitaria con centri di ascolto e servizi primari, mense e centri diurni. Primi soggetti erogatori, le parrocchie.
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​Oltre 14 mila servizi che coinvolgono attivamente 420 mila persone, delle quali due terzi operano come volontari, in tutto il territorio italiano. Sono i numeri della risposta alla crisi messa in campo dalla Chiesa in Italia attraverso la sua rete di servizi operante nell'ambito dell'assistenza sanitaria, socio-sanitaria o sociale e che emergono da "Opere per il bene comune. Rilevazione dei servizi socio-assistenziali e sanitari ecclesiali". Un "censimento" voluto dalla Cei, con la collaborazione della consulta ecclesiale degli organismi socio-assistenziali, di Caritas italiana e dell'Ufficio nazionale per la pastorale della sanità, per illustrare, come spiega il segretario della Cei monsignor Mariano Crociata nell'introduzione al rapporto, un sistema di opere che "incarnano i valori fondativi del patto sociale che sono alla base del welfare del nostro Paese e possono rivelarsi un originale laboratorio per la sua riforma".Sfogliando le pagine del rapporto, che fotografa le realtà operanti al 31 dicembre 2009, si apprende che quasi la metà dei servizi si trova al Nord (47,9%), quasi un quarto al Centro (23,6%), una quota di poco superiore nel Mezzogiorno e nelle Isole (28,6%). I tipi di servizi offerti vanno dall'assistenza sanitaria con il 6,4% dei servizi totali (autoambulanza, servizi ospedalieri, banche del sangue), all'assistenza socio-sanitaria con il 94% dei servizi totali (centri di ascolto, centri di ascolto per immigrati, centri di erogazione di beni primari, consultori familiari, mense, centri diurni per disabili). Per quanto riguarda i soggetti che li erogano, questi si dividono così: parrocchie 27%, realtà legate a diocesi 19%, associazioni di fedeli 18%, istituti di vita consacrata o società di vita apostolica 13%, altre realtà ecclesiali, 5%. Durante il 2009, poi, hanno operato complessivamente presso i servizi rilevati 420mila persone, di cui il 96,1% laici e i due terzi a titolo di volontari (66,5%). al rapporto non sfugge la fotografia dei destinatari: il 37% dei servizi è rivolto a un'utenza non definita, il 10,9% ad anziani, il 10,7% a minori e il 10,2% a famiglie."In una stagione di grande contrazione - ha commentato alla presentazione del rapporto, monsignor Domenico Pompili cui ha preso parte anche il presidente di Caritas, monsignor Giuseppe Merisi - grazie a questa rilevazione scopriamo un fenomeno in espansione e in controtendenza". Al censimento precedente del 1999, infatti, i servizi risultarono essere 10.938. "Oltre 14 mila opere - ha spiegato don Andrea Manto, direttore dell'ufficio Cei per la pastorale sanitaria - sono un fattore di unità nazionale in un momento di forti spinte disgregatrici con una grande presenza in settori non coperti dall'intervento pubblico come ad esempio l'immigrazione o l'assistenza ai malati mentali". In questo quadro, don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana, ha ricordato l'impegno della Chiesa a favore dei terremotati in Emilia: 200 mila euro a ciascuna delle sette diocesi colpite già erogati.
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