giovedì 2 marzo 2023
La riflessione dei vescovi italiani in vista dell'evento del 23 aprile. L’impegno di portare i giovani ai più alti livelli di conoscenza e di riflessione
Una veduta esterna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

Una veduta esterna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Pubblichiamo il testo del Messaggio della presidenza della Conferenza episcopale italiana in occasione della 99ª Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che sarà celebrata domenica 23 aprile 2023.

Per amore di conoscenza. Le sfide del nuovo umanesimo

Per natura e missione, fin dalla loro nascita, le Università sono il luogo privilegiato dove si coltiva la conoscenza. I Centri accademici hanno un triplice compito rispetto alla conoscenza: devono contribuire al suo sviluppo, attraverso la ricerca e il progresso scientifico nei diversi ambiti del sapere; hanno la responsabilità di trasmetterla e consegnarla alle nuove generazioni con una didattica aggiornata ed efficace; sono chiamati a condividerla con le diverse realtà impegnate a promuovere lo sviluppo umano per contribuire alla soluzione dei non pochi problemi che l’umanità sta affrontando. Da sempre, il desiderio di conoscere accompagna e caratterizza il cammino dell’essere umano. Come insegna Cicerone: «Tanto è innato in noi l’amore della conoscenza e della scienza, che nessuno potrebbe nutrire dubbi sul fatto che la natura umana è, senza alcun interesse, conquistata a tali cose» (De finibus, V 48).

Se questo è un dato che qualifica l’essere umano in ogni tempo e in ogni luogo, oggi assume caratteristiche peculiari dovute al rapido sviluppo della ricerca scientifica in molti campi, basta pensare all’ambito delle neuroscienze e della genomica. Non meno vorticose sono le innovazioni tecnologiche nel campo dello sviluppo e delle applicazioni dell’intelligenza artificiale. Innovazioni che vanno dalla riproduzione della realtà nel Metaverso all’elaborazione del pensiero con applicazioni sempre più sofisticate che si avvicinano al modo di ragionare umano. Siamo entrati nell’era degli algoritmi, frutto dell’ingegno umano ma oggi divenuti così potenti e autonomi, anche attraverso sistemi di autoistruzione, da imitare e sostituire la mente umana in molte funzioni.

Non possiamo non vedere le enormi potenzialità di questo sviluppo ma non meno evidenti sono i rischi per il futuro dell’umanità. Come ha affermato più volte papa Francesco: «Nel momento presente sembra necessaria una riflessione aggiornata sui diritti e i doveri in questo ambito. Infatti, la profondità e l’accelerazione delle trasformazioni dell’era digitale sollevano inattese problematiche, che impongono nuove condizioni all’ethos individuale e collettivo» (Discorso alla plenaria della Pontificia Accademia per la vita, 28 febbraio 2020). La conoscenza oggi deve misurarsi con un orizzonte sempre più complesso dove un sapere così ampio e innovativo necessita di una rinnovata visione dell’umano e di criteri etici altrettanto rigorosi e appropriati, soprattutto perché sono in gioco la natura e il futuro dello stesso essere umano.

Gli scenari che si vanno delineando sono molteplici e non privi di rischi. Da una parte vediamo l’emergere del trans-umanesimo come crescente interazione dell’umano con le innovazioni tecnico-scientifiche da cui possono derivare modificazioni significative che ne possono pregiudicare l’identità. Si tratta di quei campi che nel mondo anglosassone si riassumono nell’acronimo Grin (Genetics, robotics, information technology, nanotechnology). Dall’altra, assistiamo al profilarsi del post-umanesimo quale processo che mira esplicitamente, almeno nelle sue forme più radicali, ad andare oltre l’attuale condizione umana prefigurando l’affermarsi di altre forme di vita che possono andare dall’ibridazione uomo-macchina all’utilizzo spinto delle biotecnologie per modificare la struttura biologica dell’umano.

Non si tratta di fermare la ricerca e lo sviluppo, tutt’altro! Occorre però essere consapevoli che è necessario custodire l’umano, salvaguardare ciò che contraddistingue e caratterizza ogni persona e gli conferisce una peculiare dignità. Se questo è compito di tutti gli Atenei come luoghi dove si coltiva e si sviluppa la conoscenza a servizio del bene comune, lo diventa in modo particolare per un Ateneo che nasce e riceve linfa vitale dal riferimento al disegno di Dio e all’insegnamento della Chiesa. Per questo l’umanesimo, attingendo alla grande tradizione medioevale e rinascimentale, arricchito dalla visione dell’antropologia cristiana, rappresenta ancora oggi un terreno decisivo per riconoscere e promuovere la piena verità sull’uomo e il suo destino, per affrontare le grandi sfide del tempo presente attraverso processi di autentica solidarietà e fratellanza, per rendere protagoniste le nuove generazioni di quei cambiamenti di cui l’umanità ha urgente bisogno. Solo una visione che parta dalla centralità dell’uomo e dalle sue istanze trascendenti potrà consentire alle donne e agli uomini del nostro tempo di affrontare questioni impellenti che richiedono di promuovere e coltivare la sostenibilità contro la devastazione ambientale, la giustizia e la pace per superare i conflitti, l’accoglienza e l’integrazione per contrastare la cultura dello scarto.

La Scrittura ci ricorda che principio di ogni conoscenza e della vera scienza è il “timore di Dio”, ossia la consapevolezza che siamo suoi collaboratori nello sviluppare l’opera della creazione e rendere visibile la salvezza donata dal Signore Gesù Cristo. Nel libro dei Proverbi leggiamo che questo sguardo è necessario «per acquistare una saggia educazione, equità, giustizia e rettitudine, per rendere accorti gli inesperti e dare ai giovani conoscenza e riflessione» (Pr 1,3-4).

Aiutare i giovani a sviluppare ai più alti livelli la capacità di conoscenza e riflessione è da sempre il compito dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Oggi un tale compito si riveste di sfide inedite e quanto mai impegnative, come evidenzia il tema scelto per la 99ª Giornata – “Per amore di conoscenza. Le sfide del nuovo umanesimo” – che sarà celebrata in tutte le comunità ecclesiali il prossimo 23 aprile.

L’Ateneo dei cattolici italiani, in continuità con la visione illuminata di padre Agostino Gemelli e con l’opera coraggiosa dei fondatori che non hanno avuto paura di confrontarsi con le sfide del loro tempo, è chiamato a proseguire la sua meritoria attività a servizio di una conoscenza pienamente umana e di una qualificata formazione delle nuove generazioni, nella consapevolezza che l’ispirazione cristiana non è certamente un limite ma piuttosto una grande risorsa. Nello spirito del Cammino sinodale, le Chiese che sono in Italia esprimono sincera gratitudine e riconoscenza all’Università Cattolica per la grande opera educativa e culturale, mentre assicurano il sostegno per gli studenti più bisognosi e una particolare vicinanza nella preghiera.

La presidenza della Conferenza episcopale italiana

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: