giovedì 26 settembre 2013
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Attraverso di loro il Vangelo ogni giorno continua a intrecciare i percorsi umani ed esistenziali di moltissime persone. Per questo monsignor Guido Benzi, direttore dell’Ufficio catechistico nazionale, non esita a definire l’opera svolta dai catechisti strumento che permette «l’incarnazione della Parola dentro la vita delle comunità cristiane». A questo «popolo» che con dedizione continua ad accompagnare piccoli e adulti nei cammini della fede saranno dedicati gli eventi legati alla Giornata dei catechisti che si terranno a Roma, nell’ambito degli appuntamenti dell’Anno della fede, a partire da oggi.Quali le attese per questo evento?Le attese in parte hanno già trovato risposta: c’è stata, infatti, una fortissima adesione da parte delle diocesi italiane. Al pellegrinaggio si sono iscritte più di 12 mila persone, un numero destinato a crescere sensibilmente nella giornata di domenica. Si tratta di migliaia di catechisti assieme ai loro sacerdoti, ai direttore degli uffici diocesani e a un bel numero di religiosi, poco meno di 300 tra frati e suore. Un dato, quest’ultimo, che rivela come i religiosi siano molto presenti nell’ambito della catechesi, anche a livello di responsabilità. Da questo si evince come la catechesi sia ancora una realtà che permea l’attività delle comunità, delle parrocchie, delle diocesi. E, anche se la maggior parte delle persone che vi si dedicano è costituita da donne, si può dire che si tratta di un impegno condiviso.Cosa rivela tutto ciò?Rivela una grande vivacità della cosiddetta base nelle nostre comunità. E quindi ci dice che la catechesi merita attenzione per ciò che essa è, l’annuncio di Gesù e la formazione nella fede, ma anche perché essa è l’espressione di un impegno pedagogico delle comunità nei confronti dei giovani e degli adulti.Cosa si aspetta, quindi, questo vivace «popolo della fede» dall’incontro con il Papa?Penso che, da parte del Pontefice, tutte queste persone si aspettino una parola in grado di dare loro una conferma per questo servizio vissuto nell’ordinario, nel quotidiano, nel tessuto concreto delle relazioni. Si aspettano, insomma, di essere incoraggiati in questo prezioso impegno.L’altro «versante» di questo appuntamento è il Congresso internazionale. Su cosa si rifletterà?È un’iniziativa alla quale la Cei e l’Ufficio catechistico nazionale hanno aderito volentieri. E sarà di certo un evento che darà parola a una realtà, quella della catechesi, che è unitaria ma anche poliedrica. Essa, infatti, realizza l’incarnazione della Parola dentro la vita concreta, quotidiana e variegata delle comunità. Per questo la catechesi non può ridursi a semplice «nozionismo», ma deve essere prima di tutto «esperienza».Ci sono urgenze da rilanciare in questo ambito?La Commissione episcopale Cei per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi sta lavorando a degli orientamenti, che, a partire dalle sempre valide indicazioni del Documento di base, mette a fuoco un rilancio della catechesi nel contesto attuale. Si tratta di indicazioni che al momento sono al vaglio delle singole Conferenze episcopali regionali e che nascono da un lungo cammino di preparazione. Un itinerario che ha già messo a fuoco alcuni temi fondamentali: ad esempio l’importanza della formazione cristiana degli adulti, l’attenzione ai percorsi catecumenali e battesimali, la riflessione sui percorsi dell’iniziazione cristiana che tengano conto del coinvolgimento anche delle famiglie e che non si fermino all’introduzione ai sacramenti ma si aprano a itinerari di crescita nella fede. E, infine, la questione della formazione dei catechisti che non può essere episodica ma deve diventare parte integrante delle attività ordinarie della diocesi.
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