mercoledì 13 luglio 2022
L’arcivescovo vicepresidente della Cei: il Papa ci invita a cogliere i richiami dello Spirito
Castellucci: Papa ci invita a cogliere i richiami dello Spirit
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Erio Castellucci, arcivescovo abate di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, vicepresidente della Cei e membro del Gruppo di coordinamento nazionale del Cammino sinodale, è sicuramente tra le persone più titolare per spiegare la proposta dei “Cantieri di Betania”.

Eccellenza, come la si può spiegare ai non addetti ai lavori?
Sono dei laboratori che cercheranno di attivare diverse forme espressive come la musica, il canto, l’arte in generale ma anche il servizio, la festa…. La proposta è che siano attivati attorno a tre priorità che sono state individuate: l’ascolto dei mondi – ciascuna Chiesa locale sceglierà quali – l’accoglienza e la formazione degli operatori pastorali, lo snellimento dello strutture. Durante quest’estate, per essere pronti agli inizi di settembre, si chiede poi a ogni diocesi di indicare da uno a tre esperienze riuscite nel primo anno del Cammino sinodale, per mettere in moto fantasia e creatività.

Possiamo fare un esempio concreto di come potrebbe essere uno di questi cantieri?
Potrebbe essere, ad esempio, un incontro rivolto a dei professionisti – operatori sanitari, giornalisti, imprenditori ecc. – impostato non come una relazione frontale seguita da domande, ma come elaborazione di qualche proposta concreta, o come racconto di esperienze problematiche o positive da mettere in comune e poi un confronto e magari anche un momento conviviale. In diocesi abbiamo fatto un po’ quest’esperienza l’estate scorsa, con una novantina di giovani di 25 parrocchie diverse. Durante una settimana, con tutti i mezzi espressivi che hanno i giovani, dai social ai tatuaggi, ciascuno ha provato a raccontare se stesso e quello che chiedeva alla comunità cristiana. Ma le forme possono essere tante. Ci siamo chiesti come coinvolgere quelli che generalmente chiamiamo i poveri, che non si possono mettere attorno a un tavolo a parlare: probabilmente bisogna usare delle forme di servizio condiviso, coinvolgerli in qualche forma di attività e aiutarli ad esprimersi in quel contesto.

Quindi il senso è continuare l’ascolto del primo anno ma andando più nel dettaglio del corso ecclesiale.
Sì, allargando i linguaggi. I gruppi sinodali sono molto importanti, verranno mantenuti, ma chi è un po’ più ai margini, chi si sente meno coinvolto, non si esprime tanto attraverso la forma della conversazione spirituale, ha bisogno di altro. Si tratta ora di capire non tanto come noi possiamo parlare a questi mondi ma come possono essere ascoltati da noi.

Quando si chiede a questi mondi cosa li farebbe sentire più “a casa” nella Chiesa non c’è il rischio di risposte al ribasso, attente solo all’aspetto umano, non c’è il rischio di mondanizzare il discorso?
Bisogna tenere presente che questo che si apre è il secondo anno dell’ascolto, poi seguirà un anno almeno di discernimento, quello che abbiamo chiamato “sapienziale”, cioè dopo si tratterà di raccogliere ciò che è emerso nei due anni precedenti per una lettura più profonda, che vada al di sotto delle domande immediate o delle critiche più superficiali. Il tutto per poter annunciare il Vangelo in un modo che davvero intercetti la vita. Lo scopo resta l’evangelizzazio-ne. Il Papa ci invita ad assumere questo atteggiamento: prima di pensare a come evange-lizzare, mettersi in ascolto di quelli che possono essere i richiami dello Spirito, che parla attraverso la realtà quotidiana. E già questo ascolto è un messaggio: a noi interessa quello che pensate, Chiesa e mondo non sono due entità separate, ma la Chiesa è una parte di mondo che guarda nelle fede a Gesù, come dice il Concilio.

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