giovedì 22 maggio 2025
L'omaggio di migliaia di pellegrini alla santa e la gioia per il nuovo Papa devoto di Rita. L'invito a visitare la cittadina. Il richiamo a pregare contro guerre e violenze, compresi i femminicidi
La statua di santa Rita attraversa le vie di Cascia nel giorno della sua festa liturgica circondata dalla folla che lancia rose

La statua di santa Rita attraversa le vie di Cascia nel giorno della sua festa liturgica circondata dalla folla che lancia rose - Gambassi

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È un’infinita processione di rose rosse quella che scorre nel santuario sulla vetta di Cascia. Il fiore di santa Rita, che domina nel giorno della sua memoria liturgica e dell’invasione pacifica che ogni 22 maggio porta nella cittadina umbra migliaia di pellegrini sui passi della piccola grande donna del Quattrocento. «Lasciate pure le rose fra le grate», ripetono i volontari all’ingresso della cappella dove è custodito il corpo. I volti possono essere quelli di un bambino, di una madre che spinge il passeggino, di un padre di famiglia che tiene in braccio il figlio, di un’anziana con le stampelle, di un disabile in carrozzina. E le loro mani si allungano verso l’inferriata dietro cui lasciare lo stesso identico dono floreale destinato a una delle figure più care alla pietà popolare che lega il suo nome a grazie e guarigioni spirituali.

I pellegrini con le rose di santa Rita davanti alla tomba della santa a Cascia

I pellegrini con le rose di santa Rita davanti alla tomba della santa a Cascia - Gambassi

Eppure le rose riempiono anche un altro angolo della Basilica: quello dove compare il manifesto con l’immagine sorridente di Leone XIV. Agostiniano come Rita. E di casa a Cascia dove nei dodici anni da priore generale dell’Ordine è venuto per ogni festa della santa e dove nel 2024 era giunto da cardinale per presiedere la Messa solenne della giornata. «I devoti di Rita insieme a tutta la Chiesa e all’Ordine di Sant’Agostino si rallegrano per l’elezione di Leone XIV invocando su di lui e sul suo ministero petrino la particolare protezione di santa Rita», si legge nel poster che compare non solo nel santuario ma anche lungo le strade, fra i portici del viale davanti alla chiesa, accanto alle vetrine dei negozi. I fiori sono come un sigillo con cui il popolo della santa della sofferenza e della dolcezza rende omaggio al Papa e ne fa l’altro protagonista della festa. Anche alla vigilia di una seconda giornata speciale per il paese nell’arcidiocesi di Spoleto-Norcia: quella di sabato quando verranno celebrati i 125 anni della canonizzazione di Rita. A volerla santa Leone XIII, il Pontefice amico della famiglia agostiniana che ha ispirato il nome a Prevost.

Il manifesto di papa Leone a Cascia durante la festa di santa Rita

Il manifesto di papa Leone a Cascia durante la festa di santa Rita - Gambassi

​C’è chi si aspettava una visita a sorpresa del nuovo Papa proprio oggi 22 maggio. Un po’ come l’uscita improvvisa a Genazzano nel santuario della Madre del Buon Consiglio a quaranta chilometri da Roma. Solo che Cascia dista centoquaranta chilometri dalla Città del Vaticano. Ma l’affetto di Leone arriva comunque, attraverso il successore di Prevost alla guida degli agostiniani, padre Alejandro Moral Antòn. «Il Santo Padre vi invia il suo saluto e la sua preghiera», dice al termine della Messa. Ed è lui che con l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, Renato Boccardo, firma da Cascia un telegramma inviato al Papa in cui entrambi affidano all’intercessione della santa il pontificato e soprattutto lo invitano ufficialmente qui: «Attendiamo fiduciosi la vostra venuta».

La benedizione delle rose davanti alla Basilica di Santa Rita a Cascia

La benedizione delle rose davanti alla Basilica di Santa Rita a Cascia - Gambassi

A scandire la festa è anche il grido di pace che unisce Rita a papa Leone. «In un mondo lacerato dai conflitti - sottolinea la badessa del monastero di Santa Rita, suor Maria Grazia Cossu - lei ci ricorda che la pace è una scelta quotidiana, fatta di perdono, ascolto e riconciliazione. Ecco perché, ispirati dal Pontefice, sentiamo il bisogno di rilanciare un appello accorato alla pace, soprattutto per l’Ucraina e la Terra Santa. Per Rita, la pace era responsabilità, un cammino costruito con misericordia, comprensione dell’altro e coraggio. È questa la strada che dobbiamo tornare a percorrere: la cura dell’altro, il dialogo, la compassione che ci rende umani». Quindi il richiamo alla «preghiera per la fine della violenza nella Striscia di Gaza e per l’ingresso di aiuti umanitari».

La Messa solenne per la festa di santa Rita presieduta dal cardinale Baldassare Reina

La Messa solenne per la festa di santa Rita presieduta dal cardinale Baldassare Reina - Gambassi

«Non si è mai visto un male che produca il bene», ammonisce il cardinale Baldassare Reina, vicario del Papa per la diocesi di Roma, che presiede la principale celebrazione eucaristica della giornata. Da qui l’invito a «vincere il male con il bene» come insegna Rita. «Avrebbe potuto vendicare l’assassinio del marito. Ma ha scelto una strada diversa: la via del Vangelo. Ha scelto di perdonare», avverte. Reina cita l’«escalation» dei conflitti che si registra nel pianeta ma anche la «violenza nelle famiglie, nelle piccole comunità, nelle relazioni quotidiane» come «i tragici casi di femminicidio, quasi normalizzati». E denuncia: «Ci siamo talmente abituati alla violenza che abbiamo perso il senso di ribellione e indignazione. Invece no: la vita umana non si tocca. Che sia quella di una donna, di un bambino, di un marito, di un lavoratore».

Il cardinale Baldassare Reina davanti alla Basilica di Santa Rita per la benedizione delle rose

Il cardinale Baldassare Reina davanti alla Basilica di Santa Rita per la benedizione delle rose - Gambassi

Il porporato chiede di tradurre la devozione in vita quotidiana. «Ogni volta che celebriamo la festa di un santo, il rischio è di tenerlo a distanza pensando che la sua santità non sia per noi. Ma la santità è per tutti. E l’amore che c’è per Rita non solo qui a Cascia ma nel mondo intero deve spingerci a compiere un passo in avanti». Al cardinale spetta la benedizione delle rose: quelle che la folla getta ai piedi della statua mentre attraversa il centro della cittadina e quelle che la gente alza davanti alla basilica dell’«avvocata degli impossibili», come la definisce padre Moral, con cui si identificano quanti «sono chiamati ad affrontare gravi difficoltà» nella vita.

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