martedì 14 gennaio 2014
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Il collegio cardinalizio diventa sempre più internazionale. E tende ad aprirsi sempre più verso quello che nel linguaggio comune è il «terzo mondo», ma che nei pensieri di papa Francesco è il primo. Anche nella scelta dei nuovi cardinali (i primi 19, di cui 16 elettori, che creerà nel suo pontificato, il prossimo 22 febbraio), il Pontefice si è largamente attenuto alla regola del dinamismo verso le «periferie», chiamando a far parte dei suoi più stretti collaboratori (i cardinali questo sono in effetti) presuli di nazioni del cosiddetto sud del mondo o comunque di nazioni che raramente prima avevano avuto un cardinale. Non solo. Anche all’interno di aree geografiche non proprio sviluppate (Haiti e Filippine, ad esempio) ha scelto rappresentanti di diocesi più «periferiche», rispetto a quelle considerate principali o più grandi. E nelle Filippine colpisce ad esempio che la berretta sia andata a un vescovo di Mindanao, la regione con maggiori problemi, anche perché soggetta agli attacchi dei terroristi islamici.Per il resto il Papa si è attenuto alla regola fissata a suo tempo da Paolo VI. Non verrà infatti sforato (se non per pochi mesi) il tetto dei 120 cardinali elettori. Come ha spiegato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, «attualmente vi erano 13 posti “vacanti”, mentre altri 3 lo diventeranno entro il prossimo mese di maggio. Perciò il Papa ha scelto 16 elettori».Ecco i loro nomi nell’ordine in cui il Papa li ha annunciati: Pietro Parolin, segretario di Stato; Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi; Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede; Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il clero; Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster (Gran Bretagna); Leopoldo José Brenes Solórzano, arcivescovo di Managua (Nicaragua); Gérald Cyprien Lacroix, arcivescovo di Québec (Canada); Jean-Pierre Kutwa, arcivescovo di Abidjan (Costa d’Avorio); Orani João Tempesta, dell’ordine dei cistercensi, arcivescovo di Rio de Janeiro (Brasile); Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve (Italia); Mario Aurelio Poli, arcivescovo di Buenos Aires (Argentina); Andrew Yeom Soo jung, arcivescovo di Seoul (Corea); Ricardo Ezzati Andrello, arcivescovo di Santiago del Cile (Cile); Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo di Ouagadougou (Burkina Faso); Orlando Beltran Quevedo, arcivescovo di Cotabato (Filippine); Chibly Langlois, vescovo di Les Cayes (Haiti).Tra i nuovi cardinali, dunque, quattro sono italiani, due del resto dell’Europa, uno del Nordamerica, due dell’America Centrale, tre dell’America meridionale, due dell’Africa e due dell’Asia. Sette a nove, se vogliamo distinguere tra Nord e Sud del mondo. Altra distinzione possibile quella tra cardinali di Curia (i primi quattro dell’elenco, aperto naturalmente dal nuovo segretario di Stato) e i 12 residenziali, che provengono da quattro continenti (non c’è l’Oceania).La lista delle 19 nuove porpore è completata infine da tre neocardinali non elettori (cioè con età superiore agli 80 anni): Loris Francesco Capovilla; Fernando Sebastián Aguilar, arcivescovo emerito di Pamplona; Kelvin Edward Felix, arcivescovo emerito di Castries (Santa Lucia, Antille). Spicca proprio il nome di monsignor Capovilla, già segretario di Giovanni XXIII e successivamente arcivescovo-prelato di Loreto. La sua presenza appare come un segno di deferenza per la memoria di papa Roncalli, che proprio Francesco canonizzerà, insieme con Giovanni Paolo II, il prossimo 27 aprile.Capovilla, dunque, fa salire a cinque il numero degli italiani che riceveranno la porpora il 22 febbraio. Gli altri quattro, come già ricordato, sono elettori e si tratta del segretario di Stato Pietro Parolin, 59 anni, vicentino, che proprio Francesco ha chiamato a ricoprire questo incarico lo scorso ottobre. Così come sono stati nominati da papa Bergoglio Lorenzo Baldisseri, toscano, segretario del Sinodo, classe 1940, in precedenza nunzio in Brasile e segretario della Congregazione dei vescovi; e Beniamino Stella, di un anno più giovane, trevigiano, presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica prima di essere chiamato all’incarico di prefetto della Congregazione per il Clero. Monsignor Gualtiero Bassetti, 71 anni, vice presidente della Cei e arcivescovo di Perugia-Città della Pieve (sede tradizionalmente non ritenuta cardinalizia) è l’unico presule residenziale italiano che riceverà la berretta. A tutti i nuovi cardinali, il Papa ha ricordato ieri con una lettera: «Il cardinalato non è una promozione, né un onore, né una decorazione; semplicemente è un servizio che esige di ampliare lo sguardo e allargare il cuore».
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