giovedì 8 febbraio 2018
Intervista al cardinale Mauro Piacenza: seimila progetti in 150 Paesi, soprattutto in Iraq e Siria
Piacenza: settant'anni di Aiuto alla Chiesa che Soffre
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L'Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) è stata fondata nel 1947 dal grande religioso olandese Werenfried van Straaten per soccorrere i cristiani di oltrecortina perseguitati dai regimi comunisti. Oggi continua la sua attività in un contesto radicalmente diverso da quelli di 70 anni fa. Nel 2011 Benedetto XVI l’ha costituita come fondazione di diritto pontificio e vi ha messo a capo l’allora prefetto della Congregazione per il Clero, il cardinale Mauro Piacenza. Recentemente il porporato genovese, ora penitenziere maggiore, è stato confermato nell’incarico per un ulteriore quinquennio.

Eminenza, qual è ora la missione dell’Acs?

In 70 anni di storia Aiuto alla Chiesa che Soffre è sempre stata fedele al suo carattere pastorale che segnò già i primi aiuti ai profughi dopo la seconda guerra mondiale e poi ai cristiani sofferenti nei paesi oppressi dal regime comunista. La prima missione
del fondatore, che rispondeva all’ansia pastorale del Servo di Dio Papa Pio XII, era la predicazione della riconciliazione e di restaurare l’amore gratuito nel cuore dei fedeli senza escludere i nemici. Anche se questo impegno di carità richiedeva un eroismo interiore e un vero sacrificio, padre Werenfried ha scoperto che “l’uomo è migliore quanto si pensi”. Questo sentire con Cristo e la Chiesa continua anche nei collaboratori e benefattori di oggi e nel loro soccorso spirituale e materiale, soprattutto laddove la Chiesa è perseguitata, oppressa o priva di mezzi economici per compiere la propria missione evangelizzatrice. Ogni anno nostra Fondazione realizza circa 6 mila diversi progetti in 150 Paesi, con la consapevolezza che l’aiuto pastorale rappresenta il fondamento per lenire tutte le altre sofferenze. Soprattutto l’Acs, come fin da subito è stata voce dei cristiani perseguitati oltre la Cortina di ferro, continua a farsi portavoce della sofferenza dei nostri fratelli nella fede oltre le nuove “cortine” che purtroppo, come spesso ci ricorda Papa Francesco, sono sempre più numerose. I perseguitati, diceva padre Werenfried, sono “l’élite della Chiesa e
per noi è un onore poterli soccorrere”. Uno degli strumenti di questo aspetto della nostra missione è il Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo che viene pubblicato annualmente dal 1999 e fotografa la temperatura del rispetto di questo fondamentale diritto in ogni Paese. La triade “Informazione-Preghiera-Azione” è il motivo conduttore, con cui l’Acs si adopera per la Chiesa in tutto il mondo, affinché il Vangelo arrivi fino agli estremi confini della terra e raggiunga ogni uomo.

Dove e come intervenite?

Realizziamo progetti in 150 Paesi al mondo, in tutti i continenti. Ovviamente la nostra azione è maggiore laddove c’è più bisogno, il che significa oggi in Medio Oriente, Africa e Asia. Noi rispondiamo alle richieste che ci giungono tramite i vescovi cercando di venire incontro a diversi tipi di esigenze pastorali, dalla costruzione e dal restauro di chiese, cappelle ed edifici religiosi, centri sociali, agli aiuti rispondenti alle varie necessità (sono circa 1000 ogni anno gli interventi di questo tipo), alla formazione di sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi e catechisti; dalla formazione dei fedeli laici ai mezzi di trasporto per il lavoro pastorale, dal
sostentamento delle religiose alla pubblicazione, traduzione e stampa della Sacra Scrittura e testi religiosi, dal sostegno ai media nel servizio dell’evangelizzazione alla difesa attiva della libertà religiosa. Una parte importante dei nostri aiuti giunge ai sacerdoti delle aree più povere (soprattutto Africa e Asia) attraverso le intenzioni di Sante Messe: ne vengono celebrate circa un milione e mezzo l’anno secondo le intenzioni dei nostri benefattori; all’incirca una ogni 22 secondi ed è una ricchezza immensa per l’intero Corpo Mistico!
Tale sostegno costituisce l’unica “entrata” per migliaia di ministri di Dio che in molte aree povere del mondo non possono contare sulle offerte dei propri fedeli, ma al contrario devono sostenere anche economicamente il proprio gregge. Gli ultimi anni hanno visto crescere in modo esponenziale gli interventi di emergenza in favore di cristiani perseguitati, rifugiati e sfollati come per esempio in Nigeria, Sudan, Repubblica Centroafricana, Egitto, Pakistan, Cina, Myanmar e, soprattutto, in Medio Oriente.

E in Iraq e Sira in particolare…

Proprio così. Dall’inizio della crisi nel 2014 l’Acs ha donato oltre 30 milioni di euro ai nostri fratelli iracheni e più di 18 milioni a quelli siriani. In particolare uno dei progetti che ci vede oggi maggiormente impegnati è la ricostruzione dei villaggi cristiani distrutti dalla furia dell’Isis nella Piana di Ninive. Il nostro intervento ha permesso fin oggi al 33% della popolazione cristiana, ovvero a 6.330 famiglie, di tornare alle loro case ed ha restituito la speranza a tante altre che pensavano di lasciare il Paese, mentre ora intravedono finalmente la possibilità concreta di ricominciare a vivere da cristiani nella propria patria.

Questo impegno in Iraq può contare su un benefattore assiduo e speciale…

E’ Papa Francesco che, dopo aver sostenuto attraverso l’Acs i cristiani iracheni nel 2016 donando 100 mila euro in favore della clinica Saint Joseph di Erbil, ed alcuni paramenti e oggetti liturgici per la Chiesa irachena, ha voluto anche donare alla ricostruzione dei villaggi della Piana di Ninive parte del ricavato della vendita della Lamborghini che gli è stata recentemente donata dalla casa automobilistica. Nel convegno organizzato dall’Acs nel settembre scorso, il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin ha ribadito, a nome di Papa che “la presenza dei cristiani è fondamentale per un Medio Oriente pacifico, stabile, plurale, al quale essi hanno offerto il proprio contributo nel corso dei secoli.” e ha ricordato le parole di Papa Benedetto XVI per il quale “un Medio Oriente senza o con pochi cristiani non è più il Medio Oriente, giacché i cristiani partecipano con altri credenti all’identità così particolare della regione”.

L’Acs aiuta solo i cattolici o anche fedeli delle altre Chiese e Comunità cristiane?

Il nostro aiuto giunge alle diverse confessioni cristiane e non solo. Difatti in molti luoghi al mondo la Chiesa aiuta l’intera popolazione senza alcuna distinzione di credo. Dunque il nostro sostegno alla Chiesa va a beneficio dei nostri fratelli di ogni fede. Ad ogni modo in Medio Oriente realizziamo interventi a beneficio delle diverse denominazioni cristiane. Il nostro progetto di ricostruzione in Iraq, ad esempio, vede come beneficiarie le tre Chiese locali: quella Caldea, quella Siro-ortodossa e quella Siro-cattolica. A tal proposito è interessante ricordare l’impegno dell’Acs in Russia, dove da quasi trent’anni sosteniamo anche la Chiesa ortodossa. Un aiuto iniziato nei primi anni ’90 su invito di San Giovanni Paolo II, aiuto che in questi anni non è mai venuto meno e che, come auspicava l’allora Pontefice, ha contribuito alla «restaurazione dell’amore tra queste due Chiese sorelle». Possiamo dire con orgoglio che l’Acs è stata un attore di primo piano nell’avvicinamento tra le due Chiese.

In che modo è strutturata l’Acs?

Vi è una sede centrale che si trova a Königstein, vicino a Francoforte in Germania, e 23 sedi nazionali. Le sedi nazionali svolgono un’opera di sensibilizzazione e raccolta fondi, mentre la sede centrale, che racchiude al suo interno diverse sezioni suddivise per aree di intervento, vaglia le richieste e gestisce la distribuzione degli aiuti.

Perché Benedetto XVI decise di costituire una Fondazione di diritto pontificio?

Come lui stesso ha spiegato nel chirografo con il quale ha elevato Aiuto alla Chiesa che Soffre a Fondazione di diritto pontificio, il Santo Padre Benedetto XVI ha voluto riconoscere i meriti decennali di un’Opera da sempre al fianco della Chiesa. Da molto tempo prima di salire al soglio pontificio, Benedetto XVI conosceva l’Acs della quale è stato anche generoso benefattore. Il suo riconoscimento è stato per noi un profondo stimolo non solo a continuare ma anche ad intensificare il nostro impegno ovunque la Chiesa ne abbia bisogno.

In quali Paesi ci sono sedi dell’Acs?

Le nostre 23 sedi nazionali si trovano in Asia, America, Europa e Australia, e continuano a crescere di numero. Di recente abbiamo inaugurato sedi in Corea del Sud, in Messico, in Colombia, nelle Filippine e in Slovacchia. Ed è molto bello vedere come Paesi che un tempo beneficiavano del nostro aiuto, come anche il Brasile e la Polonia, oggi offrono con gioia il proprio sostegno ai fratelli che soffrono in tutto il mondo.

Quali sono le sedi particolarmente attive?

Sono tutte molto attive a loro modo, a seconda delle diverse situazioni nazionali. Alcune sedi storiche come quelle di Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Spagna sono più radicate nel territorio, ma ho avuto modo di visitare nuove sedi come quella di Malta o quella della Corea del Sud e sono rimasto favorevolmente impressionato dal loro splendido lavoro! Ne sono prova le diverse iniziative che hanno visto l’Acs illuminare di rosso i monumenti più importanti del mondo in ricordo del sangue versato ancora oggi da tanti cristiani. Nell’aprile 2016 l’Acs ha illuminato di rosso Fontana di Trevi, poi seguita dal Parlamento e dalla Cattedrale di Westminster a Londra, dal Cristo Redentor a Rio de Janeiro, dalla Basilica del Sacro Cuore nel quartiere Montmartre a Parigi e infine dalla Cattedrale di Manila. Lodevoli e valide iniziative per tenere desta l’attenzione dell’Occidente nei confronti dei tanti cristiani perseguitati nel mondo. Richiamare l’attenzione su di essi costituisce per noi, anzitutto, un obbligo di coscienza. La sezione italiana, dopo l’esperienza della Fontana di Trevi, il prossimo 24 febbraio promuoverà un evento del genere ma con uno scenario assolutamente eccezionale: il Colosseo! Ogni domenica inoltre un consistente numero di sacerdoti borsisti, appartenenti a Chiese sofferenti quali, per esempio, quelle di Iraq, Siria, Cuba, India, Nigeria, che sono seguiti dall’Assistente ecclesiastico dell’Acs, si spargono sul territorio italiano per svolgere un’azione di sensibilizzazione nelle diverse parrocchie e comunità. Comunque la prova più bella della prolificità delle sedi nazionali è la famiglia spirituale di oltre 400.000 benefattori in tutto il mondo che con loro preghiera, i loro sacrifici spirituali e materiali, con le loro offerte, sostengono la missione dell’Acs per la Chiesa sofferente e bisognosa. La loro quanto mai folta e fraterna partecipazione al pellegrinaggio a Fatima, che ho avuto la gioia di presiedere lo scorso mese di settembre, me ne ha dato la prova.

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