lunedì 5 agosto 2013
​Il testo per la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani in programma a gennaio: «Chiamati a gioire delle benedizioni di Dio su altri cristiani».
La voce della piccolaShannen. First Nations a scuola di diritti
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​Insieme, le comunità ecclesiali del Canada invitano a non dimenticare la storia e le tradizioni degli autoctoni. Lo fanno nel sussidio per la prossima Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, rendendone ancora più intenso il contenuto. Il tema scelto, «È forse diviso il Cristo?» (1 Cor 1,13), sottolinea che Dio ci chiama alla koinonia e a tutto ciò che tale comunione implica a livello sociale e spirituale. L’attenzione fraterna per gli aborigeni non è affatto scontata in un Paese con un passato insanguinato da lotte e massacri, e con un presente  ancora parzialmente segnato da razzismo e pregiudizi. Nell’introduzione è scritto: «Come cristiani canadesi dobbiamo riconoscere che non siamo sempre stati pronti a rallegrarci per i doni di Dio presenti nel prossimo. Leggendo con uno spirito ecumenico il testo di Paolo (1 Cor 1, 1-17), diventiamo più consapevoli di essere invitati a gioire sinceramente per le benedizioni accordate da Dio agli altri cristiani e agli altri popoli». Infatti la riconciliazione fra i cristiani non è autentica se non è accompagnata dalla riconciliazione con le periferie del mondo, schiacciate dalla miseria, palpitanti di dolore, ma ricche di umanità.Il testo si propone di agire sui cuori con la forza della preghiera per far crescere la conoscenza, la comprensione, il rispetto, l’aiuto vicendevole. Questo processo deve partire da una sincera confessione delle colpe commesse. «Quanti portarono la fede cristiana in Canada – sottolinea il sussidio – si mostrarono spesso sprezzanti verso i talenti e le intuizioni delle popolazioni indigene, e non riuscirono a comprendere quali benedizioni Dio stava dando anche a loro attraverso gli autoctoni».Eppure i primi esploratori francesi poterono sopravvivere solo grazie all’ospitalità degli aborigeni, cioè delle First Nations, le Prime Nazioni, come oggi amano autodefinirsi, appunto per sottolineare che essi furono i primi abitanti di queste terre. La liturgia ecumenica proposta dal libretto è tutta percorsa dalla gratitudine per le grandi cose che Dio opera nei cuori afferrati dalla grazia. Questo sentimento di riconoscenza si pone in sintonia con la spiritualità degli aborigeni. Le loro voci, vibranti di stupore per la bellezza del creato, risuonano chiaramente nel rituale iniziale, tratto dalla loro antica tradizione di pregare volgendosi successivamente nelle quattro direzioni, ringraziando il Signore per i doni che ci giungono da est, da sud, da ovest, da nord.Attualmente gli appartenenti alle First Nations sono 704.851 di cui 13.184 risiedono fuori dal Canada. Per lo più vivono in situazioni di grave miseria. Purtroppo fra loro si registra un numero significativo di suicidi e di malati di depressione. È anche presente la piaga dell’alcolismo, a cui spesso le persone si abbandonano nella vana speranza di dimenticare i problemi e di difendersi dal freddo pungente. Le donne delle First Nations sono vittime cinque volte più delle altre di episodi di violenza. Più di seicento nell’ultimo periodo sono scomparse o sono state uccise. In mezzo a tante sofferenze, è forte la volontà di riscatto. Shawn A-in-chut Atleo, capo nazionale delle Prime Nazioni, raccomanda instancabilmente ai giovani di studiare e di impegnarsi per costruire con tenacia un futuro migliore. Anche se nel passato non mancarono ritardi ed errori, ora le Chiese portano avanti, spesso collaborando fra loro, una decisa attività di promozione umana. L’ecumenismo ha un lungo percorso, sia pure con modalità discontinue, in cui periodi di collaborazione e fraternità si sono alternati a fase di intolleranza. Fra i primi francesi che giunsero in questa terra c’erano molti cattolici, ma erano presenti pure numerosi mercanti ugonotti. Specie nei primi tempi, non ci furono lotte per motivi religiosi e i gesuiti seppero intrecciare rapporti fraterni con i protestanti.Attualmente l’ecumenismo in Canada è portato avanti da numerosi credenti, da organizzazioni e da sedi importanti come il "Centro canadese per l’ecumenismo" fondato a Montreal nel 1963 da un gesuita, padre Irénée Beaubien, e il Centre des Prairies pour l’oecuménisme, nato nel 1984 a Saskatoon grazie all’opera di padre Bernard de Margerie. La prima stesura del libretto per la prossima Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è stato scritta da un gruppo di rappresentanti delle diverse Chiese presenti nel Canada. Il testo poi è stato riveduto, come ogni anno, dalla Commissione internazionale nominata dalla Commissione fede e costituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese e dal Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Questa preghiera per l’unità giunge ora a noi, limpida e trasparente come le acque dei grandi laghi canadesi dall’incontaminata bellezza.
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