sabato 15 giugno 2013
Migliaia di persone stamattina alla cerimonia di beatificazione di Odoardo Focherini, "Giusto tra le nazioni" e "martire della fede". Giornalista e amministratore di "Avvenire", sposo e padre, aiutò gli ebrei durante l'Olocausto. Arrestato, morì a 37 anni nel 1944 nel campo di concentramento di Hersbruck. Il prefetto della Congregazione per le cause dei santi: «Testimone generoso e fedele».
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INTERVISTA Cavina: «Focherini, santità quotidiana»
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La Piazza dei Martiri di Carpi ricorda un eccidio compiuto dai nazifascisti. Ieri questa bella piazza ha visto salire all’onore degli altari un martire cristiano, Odoardo Focherini, portato alla morte dallo stesso potere pagano. È il «primo giornalista italiano a diventare beato» ha ricordato il cardinale Angelo Amato, che ha presieduto il rito, sottolineando come papa Francesco lo additi alla Chiesa come «esemplare testimone del Vangelo», che «non esitò ad anteporre il bene dei fratelli all’offerta della propria vita».Sono in migliaia sotto un sole finalmente estivo, e quindi cocente, ad assistere con entusiasmo alla cerimonia. Concelebrano un centinaio di sacerdoti e una ventina di vescovi. Tra questi ultimi il vescovo di Palestrina Domenico Sigalini, assistente ecclesiastico dell’Azione cattolica, e gli arcivescovi di Modena-Nonantola Antonio Lanfranchi, di Ravenna-Cervia Lorenzo Ghizzoni e di Trento Luigi Bressan. E sono molti i fedeli venuti proprio dalla diocesi di san Vigilio, di cui era originaria la famiglia Focherini, per assistere al rito.Il postulatore padre Giovangiuseppe Califano ricorda la biografia del nuovo beato: appena 37 anni di vita vissuta intensamente, la famiglia (ebbe sette figli e una cinquantina di discendenti sono in piazza), il lavoro come assicuratore, l’impegno all’Avvenire d’Italia, l’apostolato nell’Azione cattolica di cui fu presidente diocesano, la protezione dei perseguitati politici e degli ebrei in particolare che gli sarebbe costata l’invio al campo di concentramento e il martirio.Il cardinale Amato, che è prefetto della Congregazione delle cause dei santi, ed è in questa veste che presiede alla cerimonia, legge la lettera apostolica con cui papa Francesco iscrive «nel numero dei beati», come dice la formula, Odoardo Focherini. Significativamente il porporato consegna copia della Lettera papale anche a due laici: al direttore di Avvenire Marco Tarquinio e al presidente dell’Azione cattolica italiana Franco Miano.Nella sua omelia il cardinale Amato ricorda «la difesa generosa degli ebrei perseguitati operata dal Focherini», evidenza la «lezione della carità» che ci lascia col suo martirio, e indica l’esempio «della sua coerenza alla fede battesimale e al fondamentale codice umano-divino del decalogo». A questo proposito il porporato auspica che «la nostra patria, nel confuso stradario contemporaneo» ritrovi «la via retta del vivere fraterno, operoso, solidale» testimoniata dal nuovo beato. Il cardinale sottolinea poi come «i cristiani anche oggi, soffrono persecuzione, non solo culturale, ma fisica», tanto che «in alcune nazioni europee spesso vivono in un clima di intolleranza, subendo insulti, minacce, discriminazioni sul lavoro e nei luoghi pubblici». Inoltre «ancora oggi, in moltissime regioni del mondo i cristiani non solo non sono protetti ma mancano di libertà religiosa, di libertà di coscienza e spesso vengono costretti con forza a rinnegare la propria fede». Ecco quindi «il valore della testimonianza cristiana» del beato Focherini, «difensore dei fratelli perseguitati e quindi difensore della vera umanità».Le parole del cardinale vengono accolte con attenzione, anche dalle molte autorità presenti. Ci sono i sindaci della diocesi e l’assessore regionale Gian Carlo Muzzarelli, in rappresentanza del governatore dell’Emilia Romagna Vasco Errani.Infine prende la parola il vescovo di Carpi, Francesco Cavina, che manifesta la «viva riconoscenza» della diocesi per papa Francesco, rappresentato secondo le norme dal cardinale Amato, e anche per il «Papa emerito Benedetto XVI, che ha riconosciuto il martirio di Odoardo Focherini e che è rimasto particolarmente colpito dalla vicenda umana, professionale e cristiana del nostro martire». «Il beato Odoardo – ha poi aggiunto il presule – ci darà il coraggio e la forza necessari per continuare nell’opera di ricostruzione spirituale e materiale delle nostre terre». È un giorno di grande festa, ma a Carpi c’è ancora molto da ricostruire dopo il terribile terremoto di un anno fa. Lo testimoniano, mute, le tantissime chiese ancora distrutte. E monsignor Cavina ha voluto, con delicatezza, ricordarlo.
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