venerdì 8 settembre 2017
Il presidente della Cei in Germania per i 500 anni della Riforma. «Parola e carità, vie d’incontro». Nel lager di Buchenwald il richiamo all’ecumenismo del sangue
La preghiera per "la riconciliazione e il perdono" del cardinale Bassetti nella piazza principale di Monaco di Baviera

La preghiera per "la riconciliazione e il perdono" del cardinale Bassetti nella piazza principale di Monaco di Baviera

COMMENTA E CONDIVIDI

Varca in silenzio il grande cancello in ferro del campo di concentramento di Buchenwald guardando la scritta Jedem das Seine (“A ciascuno il suo”). L’unico rumore che si sente è quello dei passi sulla ghiaia. Accanto a sé il cardinale Gualtiero Bassetti ha due croci portate dalla delegazione che lo accompagna nel suo viaggio ecumenico in Germania. Croci in legno, spoglie, avvolte da brandelli di rete metallica in cui è posata una rosa.


Il presidente della Cei si immerge in quello che gli internati chiamavano il “bunker”: celle minuscole, con porte simili a quelle di un carcere di massima sicurezza, dove chi vi entrava era destinato a non uscirne più vivo. Come il sacerdote d’origine austriaca Otto Neururer e il pastore evangelico Paul Schneider. Entrambi uccisi dalla follia nazista. Bassetti attraversa lo stretto corridoio e sussurra: «Bisogna venire qui per capire come l’incontro fra cattolici e riformati sia segnato anche dall’ecumenismo del sangue». Sul ciglio delle celle in cui i due uomini di Dio sono morti, il cardinale si inginocchia. E prega. Poi sistema le croci accanto alle brandine formate da ruvide assi.


Al suo fianco c’è la pastora luterana Elsa-Ulrike Ross che l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve ha chiesto come guida. «Schneider – racconta la pastora – aveva fatto delle sbarre della sua cella un pulpito. Più volte ha gridato ai prigionieri: “Non cedete, continuate a sperare. Credete nel Signore, non in Hitler”». Oggi il suo nome compare nel Memoriale dei nuovi martiri del XX secolo nato nella Basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina di Roma da un’intuizione di Giovanni Paolo II. Proprio il Papa che nel 1996 ha beatificato Neururer. «La colpa che lo ha condotto alla morte? Aver battezzato nel campo un prigioniero», spiega Ross. «La cieca violenza non fa differenza fra le confessioni – risponde Bassetti –. Ed è giusto definire questi due testimoni di Cristo nostri martiri perché hanno preferito sacrificare la vita piuttosto che soggiacere a un regime che usava il nome di Dio per legittimare i suoi crimini».


Sul piazzale del lager a pochi chilometri da Weimar, in cui sono state recluse 250mila persone di trenta nazionalità ed etnie diverse, viene letto il Vangelo delle Beatitudini. Il filo spinato è a due passi. «Quanti campi di morte ci sono ancora nel mondo», dice il cardinale. E ne cita uno in particolare: «Il Mediterraneo, diventato un cimitero della povera gente che fugge dalla guerra e dalla miseria e che finisce nelle mani di trafficanti di carne umana». Poi ricorda l’Abbé Pierre, il “fratello dei bisognosi”: «Non sono le denominazioni religiose che distinguono un uomo dall’altro, ma la forza di amare».


In fondo è questo il senso della visita di Bassetti in Germania. A fare da sfondo i cinquecento anni della Riforma luterana. Oltre mille i chilometri percorsi in cinque giorni lungo le strade del Paese che «è stato la terra della più profonda separazione fra i cristiani d’Occidente e che oggi è un crocevia di riconciliazione», sottolinea il presiedente della Cei tracciando un bilancio. Non è un caso che il suo “tour” abbracci i luoghi del padre dello scisma, Martin Lutero, e quelli in cui si tocca con mano «un ecumenismo tradotto in vita», chiarisce il cardinale. Come mostrano gli itinerari congiunti intorno alla Parola, l’impegno comune per i migranti nel segno della carità, persino il libro condiviso dei canti liturgici. Esempi di «comunione dal basso che sono fondamentali», afferma il porporato.


Certo, aggiunge, «per dialogare occorre conoscere e conoscersi». Perciò Bassetti con il gruppo di sacerdoti e laici che ha voluto con sé fa tappa a Wittenberg, la cittadina dove Lutero pubblicò le sue 95 Tesi il 31 ottobre 1517. Il “paese-santuario” della Riforma è invaso da striscioni, manifesti e stand riempiti di tazze, borse, gadget che celebrano il religioso agostiniano. Il cardinale percorre le vie del centro storico con la corona del Rosario fra le mani. Entra nella Schlosskirche (la chiesa del castello) in cui è sepolto il monaco e poi nella chiesa di Sant’Andrea dove il “riformatore” predicava. Quindi si ferma davanti al Memoriale concepito come omaggio al popolo ebraico contro cui Lutero si era scagliato più volte.


Guai a «sentirci arrivati», dirà Bassetti durante la Messa a Erfurt, la città in cui l’agostiniano aveva studiato. Perché «tutti siamo cercatori della verità». E il presidente della Cei ricorda una delle “lezioni” di Lutero: la centralità della Scrittura per il credente. «La Parola di Dio non va ascoltata soltanto con le orecchie. Deve essere voce dell’anima».


Un invito che il cardinale riprende nel Duomo imperiale di Spira che ospitò alcune delle Diete convocate da Carlo V nei primi anni della Riforma fra cui quella da cui scaturì l’appellativo di “protestanti”. A offrirgli lo spunto la pagina del Vangelo in cui Gesù apre i rotoli della Legge. «Quante volte apriamo la Bibbia che è tutta Parola? Quante volte facciamo sì che diventi carne della nostra carne?». Il porporato oltrepassa il poderoso portale in bronzo sormontato dal versetto Ut unum sint (“Affinché siano uno”). Un ingresso ecumenico, verrebbe da definirlo. E profetico. «Il nostro agire – commenta il cardinale – deve essere marcato dall’urgenza di spezzare le catene che ci hanno allontanato». E, quando la guida d’origine veneta, Monica Bordignon, gli descrive l’«ottima collaborazione che come cattolici di Spira abbiamo con la comunità luterana» anche nel sostegno agli ultimi, Bassetti evoca Madre Teresa. «Questa piccola grande donna ripeteva che in cielo porteremo solo la valigia della carità. E ammoniva: “Riempitela oggi, non domani”. Davvero la carità è un terreno d’incontro fra cattolici e luterani. Un terreno da coltivare insieme oggi, non domani».


Come accade ad Augusta, che da “città della divisione” si è trasformata nella “città del dialogo”. «La Riforma ha provocato la nostra vita di fede», fa sapere don Wolfgang Schneck, il sacerdote cattolico che accompagna il presidente della Cei nel capoluogo della Svevia. La sua parrocchia ha aperto le porte a 400 profughi e «l’accoglienza coinvolge anche i luterani». Poi indica la Basilica dei Santi Ulrico e Afra che ha una doppia facciata e due campanili a cipolla. «Perché nell’Ottocento – svela il prete – è stato concesso alla comunità luterana un appezzamento di terreno per costruire accanto alla Basilica la propria chiesa che oggi è collegata alla “sorella maggiore” da una porta». Ad Augusta è stata anche firmata nel 1999 dalla Federazione luterana mondiale e dalla Chiesa cattolica la Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, tema considerato l’«articolo primo» della Riforma. Il cardinale visita la chiesa dello storico “accordo”: quella luterana di Sant’Anna. «La Dichiarazione è una pietra miliare nel dialogo teologico verso la piena unità – osserva –. E mi piace ricordare anche l’Intesa Cei sui matrimoni dei cattolici con valdesi e metodisti che ha aperto nuove prospettive in Italia. Certo, gli ostacoli restano, compresi quelli sulle questioni etiche».


Dopo mezz’ora di auto fra le colline della Baviera, Bassetti raggiunge il villaggio ecumenico di Ottmaring. Centoventi abitanti che da cinquant’anni «vivono per e nell’unità», raccontano al presidente della Cei Andrea Rösch e Franz Wezel del movimento dei Focolari che, con la Fraternità di vita comune (realtà nata in Svizzera nell’ambito delle Chiese riformate), ha voluto e anima questa “cittadella evangelica”. «Partiamo dall’assunto che non dobbiamo giudicare l’altro – affermano i due focolarini –. Camminiamo fianco a fianco rinnovati sempre dalla Parola di Dio». Per questo il baricentro è la preghiera comune della sera. Nella cappella dove Bassetti celebra l’Eucaristia due strisce d’ottone che corrono separate sul pavimento si intersecano davanti all’altare. «Così abbiamo voluto presentare l’unità nella diversità», dicono al cardinale.


Il congedo del porporato dalla Germania avviene a Monaco di Baviera. Nella piazza principale della metropoli, Marienplatz, sotto la colonna con la statua della Vergine, Bassetti affida alla Madonna la sua preghiera «per la riconciliazione e il perdono». Oltre le ferite della storia che nella terra di Lutero ancora si sperimentano ma che cominciano a essere sanate.


Il richiamo di Bassetti all'Europa: ritrovi le sue radici cristiane

Nell’abbazia-cattedrale del Santissimo Salvatore a Fulda, città nell’est dell’Assia, il cardinale Gualtiero Bassetti rende omaggio al santo vescovo Bonifacio, primo evangelizzatore della Germania. «Preghiamo perché l’Europa torni a riscoprire le sue radici cristiane», spiega il presidente della Cei di fronte alla delegazione che lo accompagna. Fa parte del gruppo anche la presidente pd della Regione Umbria, Catiuscia Marini. «Se cinquecento anni fa la Riforma luterana segnò in Europa una storica cesura, oggi il dialogo tra cattolici e protestanti assume un tratto di straordinaria modernità e contemporaneità anche per il futuro del continente – sottolinea Marini –. Il lungo percorso di avvicinamento tra cattolici e protestanti rappresenta un fortissimo stimolo anche per l’Europa di oggi affinché si rafforzi nei nostri popoli, come nella stessa istituzione europea, lo spirito del dialogo e dell’accoglienza».



© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: