sabato 21 settembre 2013
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«La musica per me è la voce del divino, è la rappresentazione più perfetta di qualcosa che non possiamo toccare, ma che esiste, che c’è». E proprio perché questa è la sua idea di musica Rahmin Bahrami non può che salutare «con entusiasmo l’interesse per l’arte dei suoni da parte di papa Francesco perché dice ancora una volta lo stretto rapporto tra pentagramma e fede, ma soprattutto che le note portano inscritto il messaggio del divino che tutti siamo chiamati a decifrare e fare nostro».Il pianista iraniano, esule dal suo paese e che ha visto il padre morire nelle carceri degli ayatollah, ha dedicato la sua vita a Johann Sebastian Bach: lo ha inciso in disco, lo propone in concerto in tutto il mondo. «Per me Bach è la voce del Signore» racconta Bahrami. Francesco cita un brano della Passione secondo Matteo che ama particolarmente, l’Erbarme Dich nel quale Pietro piange il suo tradimento. «Non posso non commuovermi ogni volta che ascolto questa pagina. Qui il pianto di Pietro diventa il pianto dell’uomo che chiede pietà alla quale il Signore risponde con la sua misericordia. Quella misericordia che ogni giorno dobbiamo avere nei confronti dei nostri fratelli che soffrono». Guardando al "suo" Medio Oriente il pianista spiega che «questo passo di Bach ci deve far riflettere sulla necessità di convivere in pace. Tanto è vero che il pianto di Pietro in Bach mi richiama alla mente il forte appello del Papa per la pace in Siria: un grido che è riuscito ad ottenere un risultato inaspettato».Per Bahrami anche Wolfgang Amadeus Mozart «è una creatura estremamente amata da Dio. E il dono che ha avuto è stato quello di mettere nella sua musica una spiritualità che se da una parte fa toccare il cielo dall’altra resta profondamente ancorata ai bisogni degli uomini». Il pianista pensa "al vertice dell’Et incarnatus est della Messa in do minore citata da Francesco, ma anche al Requiem». Musica, questa, che dice come nei secoli il rapporto tra note e fede non sia mai venuto meno, con la Chiesa, ricorda Bahrami, «che ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella produzione musicale. Un ruolo che la passione del Papa ribadisce ancora una volta». Ma il pianista guarda anche con «interesse all’ampiezza di vedute musicali di Francesco. Non avevo dubbi – spiega il musicista – perché i gesti e le parole alle quali in Pontefice ci ha abituati in questi mesi raccontano un uomo con una visione a 360 gradi della vita e del mondo». Da molti Richard Wagner viene guardato con sospetto. Per Bahrami «il fatto che Francesco cerchi una spiritualità anche nella sua opera è segno di grande intelligenza e profonda cultura». Il Papa racconta di amare la versione della Tetralogia proposta negli anni Cinquanta alla Scala da Wilhelm Furtwängler e il Parsifal diretto nel 1962 a Baureuth da Hans Knapperbusch. «Il primo direttore più meditativo e l’altro più carnale: due pilastri della cultura tedesca. Due scelte, quelle del Papa, che sottoscrivo in pieno» sorride Bahrami che oggi, dopo essersi formato tra Italia e Germania, abita a Berlino. «E Puccini? Aver citato il maestro dei sentimenti in musica racconta il grande cuore del Papa».
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