lunedì 24 gennaio 2011
I recenti attacchi ai cristiani in Medio Oriente, la cristianofobia che sotto altre forme si diffonde anche in Europa e le insidie a un diritto umano fondamentale come la libertà religiosa; lo stato dell’unità d’Italia a 150 anni della sua realizzazione e la convulsa situazione politica attuale. Sono questi alcuni dei temi affrontati oggi dal cardinale Angelo Bagnasco nella prolusione al Consiglio permanente della Cei che si è aperto ad Ancona.
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Un bilancio del periodo natalizio appena concluso; i recenti attacchi ai cristiani in Medio Oriente, la cristianofobia che si diffonde anche in Europa e le insidie a un diritto umano fondamentale come quello alla libertà religiosa; lo "stato" dell’unità d’Italia a 150 anni della sua realizzazione e il ruolo della fede cattolica nell’identità del Paese; la crisi finanziaria e le ricadute sulle nuove generazioni;  lo "stravolgimento del concetto di coscienza", lo scadimento del concetto di “etica” nel discorso pubblico e la sfida educativa; la convulsa situazione politica attuale. Sono questi alcuni dei temi affrontati oggi dal cardinale Angelo Bagnasco nella prolusione al consiglio permanente della Cei che si è aperto ad Ancona.Sulla cristianofobia, Bagnasco, ricordando la strage dei copti ad Alessandria D’Egitto e il crescendo di episodi sanguinoso in diversi Paesi asiatici e mediorientali, ha detto che "si può e si deve urgentemente porre la questione della libertà religiosa nelle sedi internazionali – Unione Europea, Onu…– al fine di aprire gli occhi e mantenerli aperti, insistendo affinché nei singoli Stati vi sia un sistema minimo di garanzie reali per la libertà di tutte le fedi!". E, passando alla situazione del Vecchio continente, ha affermato che "un male sottile sta affliggendo l’Europa, provocando una lenta, sotterranea emarginazione del cristianesimo, con discriminazioni talora evidenti ma anche con un soffocamento silente di libertà fondamentali. Il caso su cui ci si sofferma è quello dell’obiezione di coscienza sui temi di alta rilevanza etica che, in più nazioni, si tenta ormai di ridimensionare. Ciò segnerebbe un regresso sul crinale della libertà. Emarginare simboli, isolare contenuti, denigrare persone è arma con cui si induce al conformismo, si smorzano le posizioni scomode, si mortificano i soggetti portatori di una loro testimonianza in favore di valori cui liberamente credono"."La coscienza è una severa consigliera, ma in questo secolo è stata rimpiazzata da una sua contraffazione, di cui i diciotto secoli passati non avevano mai sentito parlare o dalla quale, se ne avessero sentito, non si sarebbero mai lasciati ingannare: è il diritto ad agire a proprio piacimento". Con questa citazione del cardinale Newman, recentemente beatificato, il presidente della Cei ha richiamato il ruolo della religione nella vita del Paese, non solo nella sua dimensione "orizzontale": "L’apertura al trascendente, che pure è indisponibile allo Stato, non può essergli tuttavia indifferente, in quanto struttura la persona, la mette in grado di interpretare ciò che la circonda, le dona quell’idealità e quella forza morale che la materialità non garantisce. Soprattutto, la rende capace di scegliere il bene anziché il male. Che per una società è la direzione primordiale e insostituibile. Vale anche nella nostra attualità, in cui non è difficile riscontrare – osserva il Papa – ‘una perversione di fondo del concetto di ethos’ ".Sugli effetti perduranti della crisi economica, il cardinale presidente ha richiamato la necessità di affrontare il "dramma della disoccupazione giovanile", "dramma per l’intera società", non sottovalutando segnali come quello della recente contestazione studentesca. La situazione economica richiede una responsabilità diffusa: "Bisogna infrangere l’involucro individualista e tornare a pensare con la categoria comunitaria del 'noi', perché tutto va ricalibrato secondo un diverso soggetto. Anziché una somma di tanti 'io', sicuramente legittimi e forse un po’ pretenziosi, occorre insediare il plurale che abita in ogni famiglia, il plurale di cui si compone ogni società. Non sarà un’operazione facile, ma occorrerà convertire una parte di ciò che eravamo abituati a considerare nella nostra esclusiva disponibilità, e metterlo nella disponibilità di tutti. E naturalmente chi nel frattempo aveva accumulato di più, qualcosa di più ora deve mettere a disposizione. Quando un anno e mezzo fa cercavamo di trovare il senso di ciò che la crisi poteva richiedere, si parlò ad un certo punto di una necessaria conversione degli stili di vita. Ora ci siamo arrivati. C’è un’alfabetizzazione etica su questa nuova stagione che occorre saper alimentare anche al livello dei nostri gruppi, delle nostre associazioni, dei nostri movimenti. Se una parte di reddito va ridistribuita per poter corrispondere alle essenziali attese delle ultime generazioni, che diversamente rimarrebbero sul lastrico, ecco che c’è un lavoro di rimotivazione da compiere per dare un orizzonte convincente alla dose di sacrifici che bisogna affrontare".Sulla convulsa e a tratti sconcertante situazione politica, Bagnasco ha ribadito quanto espresso al consiglio permanente di settembre: "Chiunque accetta di assumere un mandato politico deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda (cfr art. 54)". "Bisogna che il nostro Paese superi, in modo rapido e definitivo, la convulsa fase che vede miscelarsi in modo sempre più minaccioso la debolezza etica con la fibrillazione politica e istituzionale, per la quale i poteri non solo si guardano con diffidenza ma si tendono tranelli, in una logica conflittuale che perdura ormai da troppi anni. Si moltiplicano notizie che riferiscono di comportamenti contrari al pubblico decoro e si esibiscono squarci – veri o presunti – di stili non compatibili con la sobrietà e la correttezza, mentre qualcuno si chiede a che cosa sia dovuta l’ingente mole di strumenti di indagine. In tale modo, passando da una situazione abnorme all’altra, è l’equilibrio generale che ne risente in maniera progressiva, nonché l’immagine generale del Paese. La collettività, infatti, guarda sgomenta gli attori della scena pubblica, e respira un evidente disagio morale. La vita di una democrazia – sappiamo – si compone di delicati e necessari equilibri, poggia sulla capacità da parte di ciascuno di auto-limitarsi, di mantenersi cioè con sapienza entro i confini invalicabili delle proprie prerogative".  "Bisogna che nel suo complesso il Paese ringiovanisca, torni a crescere dal punto di vista culturale e quindi anche sociale ed economico, battendo i catastrofismi" ha concluso Bagnasco. "Cambiare in meglio si può e si deve. Le cortine fumogene svaniscono, arroganze e supponenze portano a poco. I sacrifici che i cittadini stanno affrontando acquistano un senso se vengono prospettati obiettivi credibili e affidabili. Tra questi, c’è l’orizzonte di una maggiore giustizia sociale e di una modernizzazione effettiva in ogni articolazione pubblica, anche quella a beneficio dell’utenza più larga, specialmente se perseguita nel rispetto delle regole, e respingendo il malaffare e le intimidazioni di ogni mafia. Come è obiettivo inderogabile l’avvio delle riforme annunciate, applicandosi in un’ottica puntigliosamente coinvolgente tutte le forze politiche, ciascuna secondo la misura intera nella parte assegnata dai cittadini. Bisogna avere fiducia nelle nostre qualità e potenziare la capacità elaborativa di ogni sede responsabile, affinando l’attitudine a captare umori e orientamenti per poterli comporre in vista di una mediazione d’insieme la più alta possibile. Un Paese complesso richiede saggezza e virtù".
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