mercoledì 24 giugno 2020
Dopo 14 anni lascia la guida della Chiesa di Genova. Le parole nella Messa in cattedrale, il testo della supplica scritta dal cardinale
Il cardinale Bagnasco con le reliquie di san Giovanni Battista

Il cardinale Bagnasco con le reliquie di san Giovanni Battista - Ansa

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Quando, poco prima delle sette di sera, esce dalla Cattedrale di Genova, il cardinale Angelo Bagnasco ha il volto sereno. Un lungo applauso lo accompagna. Fra le mani tiene il reliquario con le ceneri di san Giovanni Battista, patrono del capoluogo ligure, che mostra al popolo. La piazza di fronte a lui, quella di San Lorenzo, accoglie una piccola rappresentanza della “sua” gente venuta a salutare l’arcivescovo. Perché Bagnasco, dopo quattordici anni, lascia la guida della Chiesa di Genova. Ne resterà amministratore apostolico fino all’11 luglio quando da lui verrà consacrato il suo successore, il conventuale Marco Tasca.

Dal sacrato non si scorge il golfo, nonostante sia a pochi minuti a piedi. Ma al mattino il cardinale l’aveva solcato a bordo di una motovedetta per benedire la città, il porto e il mare. E recitare l’”Eterno riposo” per le vittime del crollo del Ponte Morandi. Il sole che illumina la facciata gotica è già quello dell’estate. Sulle sedie sono in cento. Molti di più lungo le transenne. In duecento si trovano in Cattedrale dove Bagnasco presiede la Messa. Le disposizioni anti–Covid non permettono numeri più alti. Almeno di un metro e mezzo la distanza fra ciascuno: anche intorno all’altare. E le mascherine proteggono le facce ma non nascondono le lacrime di qualcuno. Certo, la pandemia non rende meno caloroso il “congedo” del cardinale (che comunque risiederà nella casa del clero cittadina). Due le chiese collegate con il Duomo: la Basilica di Carignano e la chiesa di Santa Zita. Poi le dirette tv, sul web e attraverso i social portano nelle case le “ultime” parole di Bagnasco. Ed è come se davvero ci sia l’intera arcidiocesi nel centro storico per stringersi intorno al “pastore dei caruggi”.

QUI IL TESTO INTEGRALE DELL'OMELIA

Benché la sua biografia dica che sia nato in Lombardia 77 anni fa, Bagnasco è genovese a tutti gli effetti. I genitori, sfollati per la guerra, affondano le loro radici all’ombra della Lanterna. E lui in città è stato ragazzo, poi prete e dal 2006 pastore. Nell’omelia confida che era «convinto di non tornare più a Genova». E racconta che «la mia nomina ad arcivescovo mi colse di sorpresa». Non menziona mai l’incarico decennale di presidente della Cei o quello (ancora in corso) di presidente dei vescovi europei, ma a tutti ricorda che «crescere nelle responsabilità non desiderate e non cercate obbliga a un amore più grande, e che amare non è mai a buon mercato, ma a caro prezzo».

Il cardinale Bagnasco con le reliquie di san Giovanni Battista davanti alla Cattedrale di Genova

Il cardinale Bagnasco con le reliquie di san Giovanni Battista davanti alla Cattedrale di Genova - Ansa

Parla del dolore come di «scuola di vita» accennando ai dieci anni trascorsi accanto alla madre malata. Quasi si commuove quando richiama il mondo del lavoro, ambito che gli è particolarmente caro. «Cari lavoratori – dice – se sarò considerato vostro amico sarà per me un onore: la vostra vicinanza mi ha ricordato il duro lavoro di mio padre in fabbrica e di mio nonno nel nostro porto. Spesso nei vicoli mi avete fermato per un saluto, una confidenza, una preghiera, un caffè. Confesso che questi semplici gesti mi hanno incoraggiato e resteranno tra i ricordi più belli». Poi, rivolgendosi a Genova che chiama «regina della Liguria», sembra quasi che descriva se stesso perché, ripete, lui è «figlio» di questo popolo. «Non ti concedi a facili entusiasmi, ma osservi, valuti, e poi – messa in moto – parti con coraggio e punti alla meta. La tua storia spiega un riserbo che può apparire distacco, ma che in realtà preserva la bellezza della tua anima».

La commozione del cardinale Bagnasco durante la Messa di saluto

La commozione del cardinale Bagnasco durante la Messa di saluto - Ansa

Al suo fianco ha il vescovo ausiliare Nicolò Anselmi che, nel saluto iniziale, lo indica come «un protagonista fermo, sicuro ed equilibrato di molti cambiamenti, sia ecclesiali sia sociopolitici». E sottolinea il «suo amore per Genova nei momenti belli e in quelli dolorosi o tragici»: dal crollo del Morandi alle alluvioni, dalle crisi industriali alla pandemia. E’ il vicario generale, monsignor Marco Doldi, che gli dona una croce pettorale che «rappresenta tutti noi», dice. E, quasi si trattasse di un lascito, Bagnasco consegna un pensiero a tutti. Ai bambini: «Sappiate ringraziare chi vi ama». Ai giovani: «La cultura di oggi non vuole che siate persone consapevoli e libere; ma solo la verità libera da menzogne e miti, e la verità è Cristo». Alle famiglie: «Non siete qualcosa da sostentare, ma la prima realtà su cui investire». Agli adulti: «Non serve sentirsi importanti, ma essere utili». Ai sacerdoti: «L’emergenza sanitaria è stata un lungo Sabato Santo ma la gente ha bisogno di voi, della vostra fede». E alla fine si torna ancora al mare che, afferma Bagnasco, «invita a osare, a non temere l’incognito, ad accettare le sfide». La sua sfida sarà l’«ultima rampa», secondo le parole che utilizza. Sempre a Genova. Sempre fra i carruggi. Ancora fra la sua gente.

La supplica a Maria SS Regina di Genova, composta dal cardinale Angelo Bagnasco

Ave Maria, Regina di Genova, Immacolata Madre di Dio e della Chiesa,
Madre nostra!

A Te ci stringiamo come figli,
e insieme a Te magnifichiamo il Signore.
Il nostro spirito esulta in Dio Salvatore nostro,
che vede con bontà la nostra piccolezza.

Continua, Vergine Santa,
a guardarci con cuore vigile e provvidente,
guidaci con mano materna
nella selva della vita terrena,
sostieni le nostre famiglie.

Soccorrici, Ti preghiamo, nei pericoli che ci insidiano,
custodisci la fede per salire il santo monte che è Gesù,
meta del terreno pellegrinaggio.

Tutti abbiamo bisogno di Cristo: i bambini, fiore della vita,
i ragazzi e i giovani, che cercano la strada,
gli adulti con responsabilità gravi,
gli anziani, frutto maturo di saggezza.

Tu, Madre di misericordia,
sii suffragio per i defunti, per noi,
e donaci di essere misericordiosi con i fratelli,
specialmente i più piccoli e bisognosi.

Fontana di Grazia
donaci le grazie di cui abbiamo bisogno.
Proteggi il nostro lavoro
nella vigna della Chiesa e nel campo del mondo:
fa che non manchi a nessuno il pane della tavola e il pane della fede.

O Maria, che i nostri padri hanno voluto Madre e Regina di Genova,
anche noi Ti offriamo i nostri cuori,
perché Tu li guidi e li richiami, li consoli e li sostenga
nella traversata verso il cielo.

Ti ringraziamo perché ci dai la forza di resistere nelle prove,
e di lottare insieme per il bene.
Genova, rivestita di cielo e di mare, Ti invoca,
e a Te si affida insieme al suo popolo. Amen!


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