lunedì 19 marzo 2012
Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova, ​ha parlato del mondo del lavoro celebrando in cattedrale la Messa nella festa di san Giuseppe. "È meglio fare piuttosto che parlare - ha detto - ed è necessario pensare e fare insieme lealmente. Lo esige la città, lo chiedono i più esposti, giovani e famiglie".
L'omelia integrale
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È tempo di "dismettere i vecchi modi di pensare e i vecchi costumi". Perché sono quelli che "affossano Genova, e con lei i suoi figli". Così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova, si è rivolto lunedì sera alla città di Genova, e più in generale al mondo del lavoro, nella messa celebrata in cattedrale in occasione della festività di san Giuseppe."Se non si smette di guardare ogni novità con sospetto - ha detto il cardinale Bagnasco - , come se ogni iniziativa dovesse nascondere chissà quale speculazione indebita e se ogni intrapresa deve affrontare l'esasperante corsa a ostacoli dei no pregiudiziali, dei silenzi tattici, allora la città diventa invivibile e gli investimenti trasmigrano verso lidi più accoglienti e collaborativi".In merito ai ritardi nella ripresa economica e nello sviluppo in primo luogo di Genova e poi del Paese, il cardinale ha aggiunto: "Non penso che la difficoltà più grave sia la ristrettezza delle risorse, mi chiedo se non siano altre ristrettezze a frenare fino allo sfinimento. Perché tante remore, tanti distinguo, tanti sospetti e rimandi? - si è chiesto il cardinale Bagnasco - È meglio fare piuttosto che parlare, ed è necessario pensare e fare insieme lealmente, senza primazie meschine e irresponsabili. Lo esige la città, lo chiedono i più esposti, giovani e famiglie".
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