giovedì 8 gennaio 2015
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"Senza la libertà di espressione il mondo è in pericolo": quindi i leader religiosi sono chiamati a "incoraggiare ulteriormente una 'cultura della pace e di speranza', in grado di superare la paura e di costruire ponti tra le persone". Inoltre i responsabili dei media sono invitati a offrire "un'informazione rispettosa delle religioni, dei loro seguaci e delle loro pratiche, promuovendo così una cultura dell'incontro". Il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, e i quattro imam francesi (Tareq Oubrou,Azzedine Gaci, Mohammed Moussaoui, Djelloul Seddiki) che mercoledì hanno incontrato papa Francesco all'udienza generale, accompagnati da una delegazione della Conferenza episcopale francese, hanno diffuso una dichiarazione tramite la sala stampa della Santa Sede dopo l'incontro avuto stamane in Vaticano. I partecipanti si dicono "scioccati dall'odioso attentato" di ieri alla sede del settimanale "Charlie Hebdo" e si associano alle parole pronunciate ieri dal Papa per denunciare "la crudeltà e la violenza cieca". "Come lui - affermano -, invitiamo i credenti a manifestare attraverso l'amicizia e la preghiera la loro solidarietà umana e spirituale verso le vittime e le loro famiglie"."In queste circostanze - si legge nella dichiarazione -, si deve rilevare che senza la libertà di espressione, il mondo è in pericolo: è imperativo "contrastare l'odio e tutte le forme di violenza che distrugge la vita umana, viola la dignità della persona, mina radicalmente il bene fondamentale della pacifica convivenza tra le persone e i popoli, al di là delle differenze di nazionalità, religione e cultura (Francesco, 7 gennaio 2015)".I leader religiosi "sono chiamati a incoraggiare ulteriormente una 'cultura della pace e della speranza', in grado di superare la paura e di costruire ponti tra le persone". Inoltre, "considerando l'impatto dei mezzi di comunicazione", i partecipanti all'incontro "invitano i loro responsabili a offrire un'informazione rispettosa delle religioni, dei loro seguaci e delle loro pratiche, favorendo così una cultura dell'incontro". "Il dialogo interreligioso - concludono - è l'unica via da percorrere insieme per dissipare i pregiudizi".
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