Sui flussi migratori la Ue accelera su Paesi "sicuri" e rimpatri veloci
Consiglio e Parlamento trovano l'accordo informale per la nuova lista di Stati affidabili, ma per Save the children sono a rischio i diritti dei minori

L’Unione europea accelera sui due regolamenti che riscriveranno la gestione dei flussi migratori in Europa, ampliando le circostanze in cui una richiesta di asilo potrà essere respinta. Dopo l’approvazione del Consiglio dell’Ue del 10 dicembre, ieri notte, all’alba della Giornata internazionale delle persone migranti, anche il Parlamento europeo ha dato il suo via libera informale alle norme sui “Paesi d’origine sicuri” e i “Paesi terzi sicuri”. La presidenza danese del Consiglio dell’Ue ha incontrato i negoziatori dell’Eurocamera raggiungendo nel trilogo (la riunione a tre tra rappresentanti del Parlamento, del Consiglio e e della Commissione ue)un accordo sui nuovi testi e sulle liste: tra i Paesi d’origine sicuri ora compaiono anche Egitto, Bangladesh, Tunisia, India, Colombia, Marocco e Kosovo. Significa che, quando sarà approvato il regolamento in via definitiva – ora l’iter è ancora alla fase delle negoziazioni –, l’accesso al diritto d’asilo sarà molto più complicato per le persone che emigrano da quegli Stati, che potrebbero essere trasferite in “return hub” e le cui pratiche potrebbero essere trattate anche tramite procedure accelerate di frontiera. Ovvero gli iter che permettono, in altre parole, di accogliere i richiedenti asilo in centri come quelli che il Governo italiano ha costruito in Albania. Attivi da ottobre 2024, ma ancora vuoti (al momento, ospitano solo persone su cui pende un decreto di espulsione).
Il Consiglio dell’Ue ieri ha dichiarato che il rapido accordo tra i negoziatori «dimostra la determinazione dei legislatori europei a rendere il sistema di asilo più efficiente e solido». E Giorgia Meloni, riunita con quindici Stati membri in un vertice precedente al Consiglio europeo, ha fissato i tempi: «Ora il lavoro continua – si legge in una nota di Palazzo Chigi – in vista della prossima Ministeriale del Consiglio dell’Ue del 15 maggio». Di fatto, con i nuovi regolamenti il Governo spera di poter dare nuova vita ai centri in Albania. «Siamo riusciti a inserire una specifica all'interno del regolamento che in pratica “blinda” la lista – commenta l’eurodeputato Fdi-Ecr Alessandro Ciriani –, prevedendo che i giudici nazionali dovranno decidere solo sul caso individuale dei richiedenti asilo e non mettere in discussione la sicurezza degli Stati inseriti nella lista». Nelle intenzioni di Palazzo Chigi, cioè, se le persone migranti provenissero da Egitto o Bangladesh, come nei primi trasferimenti verso le strutture albanesi, nessun giudice potrebbe più rifiutare il trattenimento all’estero sulla base della pericolosità del Paese d’origine. Come già successo a novembre 2024. Il modello, però, non riguarda solo l’Italia: altri Paesi, come Danimarca e Germania, trattano con Stati balcanici per costruire “return hub”, centri per accogliere chi fa richiesta di protezione internazionale fuori dai confini europei. Per le opposizioni «il compromesso sui Paesi di origine sicuri è vergognoso – ha commentato in aula Cecilia Strada (Pd-S&D) –. Votare risoluzioni di condanna per violazioni dei diritti umani in Turchia o Tunisia e poi sostenere che quei Paesi sono sicuri è ipocrita».
Se i regolamenti fossero approvati sulla base dei testi appena concordati, anche i minori non accompagnati sarebbero obbligati all’accoglienza in zone di frontiera, con procedure accelerate. I rischi, secondo Save the children, sono alti: le procedure accelerate «rischiano di negare ai minori il diritto a una valutazione individuale, aprendo la strada a respingimenti illegali e alla violazione dei diritti fondamentali».
Nel frattempo, ieri anche Frontex, l’agenzia Ue della Guardia di frontiera e costiera, è finita al centro dei dibattiti europei sulle migrazioni. La Corte di Giustizia dell’Ue (Cgue) per la prima volta ha stabilito che, nei casi in cui un migrante in contenzioso con Frontex per un presunto respingimento sommario fornisce una versione «dettagliata, specifica e concordante» del crimine, il Tribunale ha sempre l’obbligo di chiedere all’agenzia Ue di dissipare i dubbi sulla veridicità delle accuse. Si riconosce, cioè, che per le vittime di un respingimento è praticamente impossibile raccogliere prove che, invece, più spesso «possono essere detenute da Frontex». In particolare, la Cgue ha sentenziato sul caso del siriano Alaa Hamoudi che la mattina del 28 aprile 2020, dopo essere sbarcato sull’isola di Samo, in Grecia, è stato fatto risalire su un gommone assieme ad altri 21 rifugiati ed è stato trainato per tutta la notte verso la Turchia. «È un passo importante per la giustizia di donne, uomini e bambini che hanno vissuto quello che ho vissuto io», ha commentato ieri Hamoudi.
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