Nell'Italia senza figli le famiglie colmano la solitudine con gli animali
di Luca Mazza
La tendenza è confermata da un rapporto Istat: i nuclei che hanno almeno un cucciolo sono circa 10 milioni. L'unica popolazione cresciuta in 10 anni è quella degli amici a quattro zampe

“Che carino! Come si chiama? Quanti anni ha?”. Camminando per le vie dello shopping o in un parco, sarà capitato a chiunque, almeno una volta nella vita, di assistere a una scena del genere: un tizio ferma una persona mai vista prima mentre è intenta a trasportare un passeggino e, intenerito, attaccabottone con una serie di domande. Fino a qualche anno fa, nella quasi totalità dei casi, il “piccolo” a bordo era un bimbo. Oggi, sempre più spesso, succede che il baby passeggero sia un cagnolino o, più in generale, un animale domestico di piccola taglia. Segno dei tempi che cambiano. In peggio, naturalmente. Senza nulla togliere all’affetto che trasmettono gli “amici” a quattro zampe agli esseri umani, in molti casi veri e propri toccasana per combattere la depressione e la solitudine. Eppure il fenomeno non si può ignorare. Nel Paese della denatalità cronica, che sembra un destino irreversibile, in tempi di boom dei nuclei monocomponenti, le famiglie italiane sono sempre più popolate da animali domestici. Un tempo cani e gatti erano i “compagni” fedeli di figli e nipoti, ora si stanno trasformando in veri e propri surrogati affettivi. Nati come complemento, i cuccioli stanno diventando i sostituti di infanti che scarseggiano.
Una tendenza che si traduce in dinamiche socio-economiche sempre più evidenti, visto che oltre alle coccole le famiglie italiane spendono per gli animali domestici sempre più denaro. Tra cibo, cure mediche e servizi gli italiani pagano oltre 7 miliardi all’anno.
A confermare la trasformazione “pet” in corso è il report diffuso ieri dall’Istat. Nel 2024 le famiglie con almeno un animale domestico sono circa 10 milioni, pari al 37,7% del totale. Erano il 36,2% nel 2015. C’è una popolazione cresciuta nell’ultimo decennio: quella animale. Complessivamente, in oltre una famiglia su tre (33,9%) c’è almeno un cane o un gatto. Il numero medio di cani per famiglia, tra quelle che ne possiedono, è pari a 1,3, mentre quello dei gatti è di 1,8.
A proposito del raffronto con il crollo della natalità, dal 2006 a oggi è aumentata di 10 punti percentuali la quota di coppie senza figli con componenti under 65 che hanno animali domestici: dal 38% si è saliti fino a toccare il 47,9%. Per carità, animali e bambini non sono sempre alternativi. Il 51,2% delle coppie con figli over 14 ha animali domestici, seguite dalle famiglie monogenitore con figli di almeno 14 anni (48,8%), ma la crescita poderosa avvenuta nelle coppie senza figli non si riscontra in nessun’altra categoria.
Anche il mercato si è adeguato al nuovo trend. Spuntano sempre più centri diurni per cani e gatti con servizio di ritiro e riconsegna (a Roma Fiumicino, pochi mesi fa, è stato inaugurato un Dog Relais, con servizi a 5 stelle per gli amici a quattro zampe), aprono laboratori di analisi veterinarie altamente sofisticati, nei supermercati i reparti dedicati al cibo per animali occupano sempre più spazio, spesso a discapito proprio degli scaffali dedicati ai prodotti per l’infanzia. E, soprattutto nelle grandi città, il lavoretto di dog sitter sta diventando sempre più diffuso, mentre le tate sono più rare.
Nessuno mette in dubbio che la compagnia di un animale domestico sia un antidoto contro la solitudine e, a volte, persino una “cura” per la salute soprattutto per chi vive in condizioni di fragilità o di difficoltà. Ma è altrettanto veritiera la fotografia scattata pochi mesi fa dal Financial Times sul nostro Paese: “Con meno figli e nipoti da coccolare, gli italiani riversano sempre più energia emotiva — e denaro — verso una crescente schiera di animali viziati”, ha scritto il quotidiano londinese. Un aspetto, quest’ultimo, su cui anche Papa Francesco è tornato più volte durante il suo Pontificato: «C’è una cultura dove si privilegia avere cagnolini o gatti e non bambini», ha detto rivolgendosi ai giovani di Economy of Francesco, a settembre 2024.
Del resto, a pensarci bene, l’immagine di una coppia o di una persona anziana seduta sul divano di casa che, invece di leggere un libro con un bambino, accarezza Fuffy mentre guarda la tv ci lascia come il finale di un film di Pupi Avati: con la dolcezza negli occhi e un po’ di tristezza nel cuore.
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