Sì ai fondi per Kiev, no all'uso degli asset russi: tutto sull'accordo Ue

di Eugenio Fatigante, inviato a Bruxelles
Dopo 16 ore di trattative e una notte di colpi di scena, il Consiglio europeo trova l’unanimità sul sostegno all'Ucraina per il biennio 2026-27: un prestito da 90 miliardi finanziato con debito comune. Accantonata la linea di Commissione e Berlino sull’uso diretto dei beni congelati di Mosca
December 19, 2025
Zelensky a Bruxelles
Zelensky a Bruxelles
Ha prevalso la volontà di sostenere l'Ucraina. «Ci siamo impegnati, abbiamo mantenuto l'impegno di decidere», ha detto al termine Antonio Costa, il portoghese che presiede il Consiglio Europeo. Ma a non prevalere, in maniera anche clamorosa, è stata la linea che la predidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e il cancelliere tedesco Friedrich Merz avevano indicato da giorni: l'uso dei 210 miliardi di beni russi bloccati in Europa. Al termine di 16 ore di discussioni, in uno dei vertici più lunghi e delicati degli ultimi tempi, l'Europa ha trovato un accordo all'unanimità e ha scelto di sostenere Kiev per il 2026 e 2027 con un prestito da 90 miliardi, attraverso debito comune. «Ha prevalso il buon senso», ha esultato dicendosi «soddisfatta» la premier Giorgia Meloni, che ha visto prevalere cosi' la sua linea dopo aver frenato fino all'ultimo sull'ipotesi dell'uso dei beni congelati di Mosca. Il vertice era stato preparato in modo tale che, mentre i Capi di Stato e di governo dei 27 discutevano dei temi considerati attualmente meno centrali, le trattative sull'uso degli asset tra la Commissione Europea e il Belgio andassero avanti per cercare di trovare un punto di caduta sul grande nodo delle garanzie. Al momento della cena, tuttavia, è cominciato ad emergere un dato: il binario degli asset russi non avrebbe portato a niente. Il premier belga Bart De Wever non ha mai dato segni di cedimento.
Tanto che alle 22 di giovedi' il Consiglio ha presentato un nuovo testo che veniva incontro al Belgio, concedendo di fatto garanzie giuridico/finanziarie senza limiti. A quel punto, pero', e' insorta fra gli altri la nostra premier Meloni, contraria a un impegno simile e anche preoccupata del voto che si sarebbe potuto rendere necessario nel Parlamento italiano. Gia' la settimana scorsa l'Italia, assieme a Bulgaria, Malta e Repubblica Ceca aveva manifestato i supi dubbi. Si e' andati avanti fino quasi alle due di notte, quando il pressing di Merz e von der Leyen ha smesso di dare segni di vitalità. Per salvare la faccia sul tavolo dei 27 nonbe' rimasto che il piano B: un prestito da 90 miliardi finanziato sul mercato dei capitali con la sola garanzia del Qfp, ovvero del bilancio pluriennale comunitario. Senza vincoli nazionali e senza ricadute sul Patto di stabilita', altra condizione che la Meloni aveva posto da giorni. Un simile accordo necessitava tuttavia dell'unanimità. Ed è lì che ha avuto luogo il secondo colpo di scena: l'Ungheria di Viktor Orban, la Repubblica Ceca e la Slovacchia si sono detti disponibili a votare l'accordo, a patto di mantenere la possibilità del cosiddetto opt-out, ovvero quella di non essere tenuti nel futuro a partecipare a eventuali garanzie su questo prestito. A notte fonda, i 27 si sono riuniti di nuovo ed è bastata meno di un'ora per trovare l'intesa finale «Se sai fare il tuo lavoro, e parli con le persone, si può arrivare ad un accordo. Mi sono preparato, ho parlato con molte persone, anche se non si svelano i segreti del mestiere», ha osservato De Wever.
I beni russi congelati rimarranno bloccati fino a quando la Russia non avrà pagato i risarcimenti all'Ucraina. E, se non lo farà, l'Ue si dice pronta a ricorrere, nel rispetto del diritto internazionale, a quegli stessi asset per rimborsare il prestito. «Sono contenta che si sia riusciti a garantire le risorse che sono necessarie, ma a farlo con una soluzione che ha una base solida sul piano giuridico e finanziario», ha spiegato Meloni al termine del vertice, il volto, visibilmente stanco. Ma l'onore dell'Europa e' salvo davanti alla sfida posta dalla guerra di aggressione all'Ucraina.

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