venerdì 13 settembre 2013
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"Ancora unavolta ho il dovere di esprimere la mia solidarietà per 1400 operai e le loro famiglie che vedono a repentaglio il posto di lavoro negli stabilimenti di proprietà del gruppo Riva". Lo dice l'arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro. Per l'arcivescovo, "questo riverbero drammatico che da Taranto si sta propagando in tutta l'Italia conferma oltremodo che il problema Ilva non è locale ma nazionale". "Per questo - afferma Santoro - il mio invito è per l'istituzione di un tavolo permanente per la questione Ilva, che gestisca non solo l'emergenza ma che si occupi del problema in tutta la sua complessità. Appare più che mai chiaro che la risoluzione non è nell'ordine delle idee, delle sensibilità, delle opinioni, ma la complessità  del problema esige un approccio differente. La politica nazionale continui ad occuparsi con sempre più determinazione dell'Ilva, cercando di risolvere il conflitto esistente". L'arcivescovo dice poi di constatare "con rammarico che i lavoratori vengano utilizzati come strumento di pressione in un interminabile braccio di ferro che continua ad aggravare la situazione tarantina e nazionale. Non mi stanco perciò d'invocare una inversione di tendenza nella scala dei valori che purtroppo - rileva l'arcivescovo - continuano acaratterizzare tutta la vicenda. Prima di ogni profitto, di conto bancario, di interesse privato o politico, deve esserci - conclude Santoro - la tutela dell'uomo, nel suo diritto alla salute, al lavoro, e alla sua serenità".
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