venerdì 8 marzo 2024
Nella memoria liturgica del fondatore dei Fatebenefratelli, parla fra Massimo Villa. «Come lui, anche noi vogliamo che l'assistenza medica di qualità sia per tutti, non solo per chi può permettersela»
Così san Giovanni di Dio oggi si dona a malati di mente e anziani
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Il suo nome era Juan Ciudad, ma per tutti è Giovanni di Dio. Per i cattolici è il santo degli infermi e per il mondo è l’inventore dell’ospedale moderno. Il fondatore dell’ordine dei Fatebenefratelli nacque a Montemor-o-Novo, in Portogallo, l’8 marzo del 1495 e morì l’8 marzo del 1550 a Granada, la città spagnola da cui è partita la sua missione. «San Giovanni di Dio - spiega il superiore della Provincia Lombardo Veneta dei Fatebenefratelli, fra Massimo Villa - vedeva nell’assistenza ai poveri e ai malati il modo più diretto per amare Cristo. La sua conversione fu talmente intensa che lo presero per pazzo e lo rinchiusero in ospedale. Quell’esperienza saldò l’amore per il Signore a quello per i malati, in particolare quelli che soffrono disturbi della mente».

La Provincia Lombardo Veneta ha seguito la via aperta dal fondatore, del quale l'8 marzo ricorre la memoria liturgica (ma è il 28 novembre nelle comunità di rito ambrosiano): le quattro maggiori opere dell’ordine (Irccs di Brescia, centro Sant’Ambrogio di Cernusco sul Naviglio, centro Sacro Cuore di San Colombano al Lambro e Presidio Beata Vergine Consolata di San Maurizio Canavese) garantiscono le cure a migliaia di malati di mente. Sono tutti centri convenzionati con il Servizio sanitario nazionale. Senza di loro, il servizio pubblico di assistenza psichiatrica andrebbe in crisi. Il solo Irccs di Brescia garantisce 180 posti letto, 284 ricoveri in comunità residenziali, 2.930 prestazioni ambulatoriali e 221 pazienti sono seguiti direttamente dai ricercatori. Si tratta inoltre dell’unico Irccs specializzato nelle malattie mentali dell’adulto e nell’Alzheimer.

«Fare assistenza oggi non è una passeggiata - commenta Villa - e richiede oltre alla vocazione un grande impegno, preparazione e aggiornamento costanti. Anche per questo, da anni la nostra Provincia dedica grandi energie alla formazione dei collaboratori laici».
Ciudad visse per lo più tra Toledo e Granada. Usava dire: «Fate (del) bene, fratelli, a voi stessi», nel chiedere la carità per i sofferenti. Riuscì a fondare un ospedale in cui il malato veniva curato non solo per lenire i dolori ma anche per guarire. Per questo, fu beatificato nel 1690 da papa Alessandro VIII; papa Leone XIII nel 1886 lo dichiarò patrono degli ospedali, con san Camillo de Lellis; papa Pio XI lo proclamò “Patrono degli infermieri”.

«Assisteva i poveri e i malati, due categorie che nella Spagna del Cinquecento quasi sempre coincidevano - racconta Villa - e lo faceva nei modi di allora, mendicando per finanziare le sue opere». Oggi, i suoi confratelli si occupano di laboratori e marcatori molecolari - l’Irccs bresciano ha appena pubblicato un articolo su Lancet per le nuove linee guida nella diagnosi dell’Alzheimer e di altre malattie neurodegenerative - ma tutto partì da un minuscolo nosocomio sorto nel 1539, grazie a una donazione. Oggi l’ordine di San Giovanni di Dio è diffuso in 52 nazioni.

«La coincidenza della memoria di san Giovanni con la festa della donna - racconta fra Massimo - non è del tutto casuale, perché era un santo moderno e vedeva nella figura femminile che assiste i sofferenti l’esempio del cuore di Dio, come un Padre che ama come una mamma: oggi, la maggior parte dei collaboratori sono donne».

«Le nostre opere - precisa fra Massimo Villa - sono convenzionate con il Servizio sanitario nazionale per scelta. Come il nostro fondatore, riteniamo che l’assistenza medica di qualità, basata su investimenti tecnologici e ricerca scientifica, debba essere a disposizione di tutti e non solo di chi può permetterselo». Tra non poche difficoltà, si guarda avanti: «l’8 marzo non è solo un momento celebrativo - conferma il priore -: stiamo riprogettando la nostra attività per far vivere il carisma dell’Ospitalità in questa società che vede emergere nuove povertà e nuove patologie. Siamo e saremo sempre più impegnati a fianco di malati psichici e anziani e vogliamo esserlo con il nostro stile assistenziale, noi come frati e soprattutto i nostri collaboratori, che sanno coniugare professionalità e spiritualità. Il ruolo dei collaboratori laici è sempre più centrale nella nostra organizzazione e non lo trovo strano: san Giovanni di Dio aveva molti collaboratori laici e lui stesso, il nostro fondatore, non era frate, ma fratello dei malati poveri. Cerchiamo di essere come lui, a fianco dei sofferenti. Con cuore aperto».

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