sabato 9 dicembre 2023
È morto a Palermo a 94 anni il sacerdote romano che accompagnò per anni il fondatore dell'Opus Dei guidando l'auto nei viaggi apostolici in Italia e in Europa. E diventando riflesso del suo carisma
Don Giorgio De Filippi

Don Giorgio De Filippi

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«Pregava per le zone che attraversavamo, voleva iniziare a seminare così lo spirito che il Signore gli aveva affidato. Diceva che in quei viaggi ha riempito le strade d’Italia e d’Europa di Avemarie e di canzoni». Don Giorgio De Filippi, il sacerdote dell’Opus Dei morto a Palermo a 94 anni, amava raccontare dei lunghi viaggi negli anni Cinquanta durante i quali il fondatore dell’Opus Dei san Josemaría Escrivá percorse decine di migliaia di chilometri per avviare il lavoro apostolico con i giovani, i lavoratori, le famiglie in decine di città di tutta Europa. Al volante dell’auto sulla quale Escrivá viaggiava insieme a don Alvaro Del Portillo, tra i primissimi a seguirlo, c’era sempre quel giovane autista romano con studi di medicina, dalla battuta pronta, che aveva lasciato tutto per aderire alla vocazione di santificare la sua ordinaria vita di ogni giorno, affascinato come tanti dal carisma innovativo dell’Opus Dei e dal sacerdote aragonese che l’aveva fondata nel 1928 a Madrid. L'adesione all'Opera era avvenuta a vent'anni, il 25 marzo 1949, una data che ne fa uno dei primissimi italiani a riconoscere nell'ideale della santità in mezzo al mondo - poi rilanciato dal Vaticano II - una strada adeguata e coinvolgente per la propria vita.
La strada di De Filippi era quella del sacerdozio, al quale approdò il 7 agosto 1955, restando però sempre l’autista di interminabili viaggi durante i quali la preghiera si alternava alle canzoni, sempre con uno spirito soprannaturale del quale poi sarebbe stato propagatore per decenni nella direzione spirituale dei giovani e nella predicazione in tutti gli ambienti sociali e professionali, con il suo garbatissimo humour e l’inconfondibile parlata romana. Bastava chiedergli dei viaggi con Escrivà, e gli aneddoti fluivano, con il loro gusto evangelico. Del fondatore, canonizzato nel 2002, diceva che «era un uomo molto raccolto in Dio, sempre, anche quando cantava canzoni umane a lo divino, come diceva in castigliano», intendendo che «innalzava il cuore a Dio sempre». In quei viaggi «amava percorrere a piedi le strade delle città dove arrivavamo, non per fare turismo ma per rendersi conto dello stile di vita delle persone, entrando nelle chiese per pregare a lungo per loro».
Non c’è città italiana in cui sia presente un centro dell’Opus Dei nella quale don Giorgio De Filippi non abbia vissuto più o meno a lungo, con incarichi direttivi o da semplice confessore di studenti, ovunque lasciando il ricordo di una presenza saggia e sorridente, incoraggiante e ottimista, semplice, diretta e paterna, un vero maestro di anime. In lui si percepiva il riflesso vivo di san Josemaría, scolpito nella vita di chi vivendogli così a lungo accanto ne aveva assorbito il carisma donatogli da Dio. Fino a prenderne la forma.

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