mercoledì 5 febbraio 2014
L'osservatore vaticano all'Onu, monsignor Tomasi: il documento non tiene conto di quanto fatto negli ultimi anni dal Vaticano e dalle singole Conferenze episcopali. «La Santa Sede risponderà» e insisterà «su questa politica di trasparenza, di non tolleranza di abusi». Il comunicato della Santa Sede  
Le accuse dell'Onu
La Commissione per i minori sul solco di Benedetto (5/12/2013)
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"Questo rapporto bisogna studiarlo: la Santa Sede si riserva di rispondere dopo aver preso conoscenza e aver approfondito i rilievi fatti". Così il segretario di Stato Vaticano, monsignor Pietro Parolin, ha commentato il rapporto sui diritti dei minori dell'Onu. "Una risposta ci sarà e sarà articolata - ha aggiunto - Da parte nostra, non possiamo che ribadire la volontà di adempiere alle esigenze della commissione e della convenzione. Il fatto che la Santa Sede abbia aderito, significa la sua volontà di adempiere a tutte le indicazioni della convenzione". Il segretario di Stato vaticano, tuttavia, si è detto "sorpreso" dal fatto "che si sia voluti entrare in temi che interferiscono con la dottrina cattolica" e fra questi "soprattutto sul tema dell'aborto".

Anche monsignor Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente vaticano all'Onu di Ginevra, in un'intervista a Radio Vaticana parla di "linea ideologica". "Perché l'aspetto negativo del documento che hanno prodotto è che sembra quasi che fosse già stato preparato prima dell'incontro del Comitato con la delegazione della Santa Sede". A proposito delle dure accuse al Vaticano sulla questione degli abusi su minori commessi da esponenti del clero, lanciate nelle osservazioni conclusive del Comitato, monsignor Tomasi dice che "bisognerà aspettare, leggere attentamente e analizzare in dettaglio quanto scrivono i membri di questa Commissione", ma "la prima reazione è di sorpresa, perché l'aspetto negativo del documento che hanno prodotto è che sembra quasi che fosse già stato preparato prima dell'incontro del Comitato con la delegazione della Santa Sede, che ha dato in dettaglio risposte precise su vari punti, che non sono state poi riportate in questo documento conclusivo o almeno non sembrano essere state prese in seria considerazione". Di fatto, "il documento sembra quasi non essere aggiornato, tenendo conto di quello che in questi ultimi anni è stato fatto a livello di Santa Sede, con le misure prese direttamente dall'autorità dello Stato della Città del Vaticano e poi nei vari Paesi dalle singole Conferenze episcopali". Quindi, "manca la prospettiva corretta e aggiornata che ha visto in realtà una serie di cambiamenti per la protezione dei bambini che mi pare difficile di trovare, allo stesso livello di impegno, in altre istituzioni o addirittura in altri Stati".

 

La Santa Sede risponderà al documento, annuncia monsignor Tomasi, "perché è un membro, uno Stato parte della Convenzione: l’ha ratificata e intende osservarla nello spirito e nella lettera di questa Convenzione, senza aggiunte ideologiche o imposizioni che esulano dalla Convenzione stessa. Per esempio - aggiunge -: la Convenzione sulla protezione dei bambini nel suo preambolo parla della difesa della vita e della protezione dei bambini prima e dopo la nascita; mentre la raccomandazione che viene fatta alla Santa Sede è quella di cambiare la sua posizione sulla questione dell’aborto! Certo, quando un bambino è ucciso non ha più diritti! Allora questa mi pare una vera contraddizione con gli obiettivi fondamentali della Convenzione, che è quella di proteggere i bambini". In questo, sottolinea monsignor Tomasi, il "Comitato non ha fatto un buon servizio alle Nazioni Unite, cercando di introdurre e richiedere alla Santa Sede di cambiare il suo insegnamento non negoziabile!".A questo punto, spiega monsignor Tomasi, "dobbiamo, con serenità e in base all’evidenza - perché non abbiamo niente da nascondere! – portare avanti la spiegazione delle posizioni della Santa Sede, rispondere agli interrogativi che ancora rimanessero, in modo che l’obiettivo fondamentale che si vuole perseguire – la protezione dei bambini – possa essere raggiunto".Quanto all'accusa di avere "coperto" gli abusi ai minori avvenuti all'interno della Chiesa, monsignor Tomasi chiarisce: "Si parla di 40 milioni di casi di abuso di bambini nel mondo: purtroppo alcuni di questi casi - anche se in proporzioni molte ridotte in confronto a tutto quello che sta avvenendo nel mondo – toccano persone di Chiesa. E la Chiesa ha risposto e reagito e continua a farlo! Dobbiamo insistere su questa politica di trasparenza, di non tolleranza di abusi, perché anche un solo caso di abuso di un bambino, è un caso di troppo!"."Probabilmente delle Organizzazioni non governative, che hanno interessi sull'omosessualità, sul matrimonio gay e su altre questioni - conclude l'osservatore permanente della Santa Sede -, hanno certamente avuto le loro osservazioni da presentare e in qualche modo hanno rafforzato una linea ideologica".

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