martedì 12 aprile 2011
Presentata a Roma la nuova campagna informativa della Cei, che partirà il 17 aprile. Mons. Fasani (Cei): «In aumento i fondi per le opere di carità». Al libro bianco sulle opere finanziate con i fondi dell’8xmille in Italia, se ne affianca un altro, «Dalle parole alle opere», con i progetti di sviluppo realizzati nei diversi continenti. Anche sul sito www.chiediloaloro.it verrà aperta una sezione estera.
- Dai minori agli anziani, il racconto dei nuovi spot
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Aumentano le firme per la Chiesa cattolica e probabilmente aumenteranno anche i fondi 8xmille che verranno destinati alla carità, dato il momento particolare che il Paese sta attraversando. L’annuncio è giunto ieri nel corso della conferenza stampa in cui il Servizio Cei per la promozione del sostegno economico alla Chiesa ha presentato la nuova campagna di sensibilizzazione (spot, annunci stampa e materiali multimediali per internet), che prenderà il via in tivù il prossimo 17 aprile.Nel 2011, ha annunciato l’economo generale della Cei, monsignor Giampietro Fasani, la parte di 8xmille spettante alla Chiesa cattolica in base alle scelte del 2008 (il meccanismo previsto dalla legge stabilisce, infatti, che i calcoli vengano effettuati in riferimento alla dichiarazione dei redditi di tre anni prima) sarà «leggermente superiore» e quindi, «con molta probabilità sarà aumentata la parte dei fondi destinata alla carità». Fasani ha però precisato che la decisione finale spetta ai vescovi riuniti in assemblea e verrà presa durante l’assise del prossimo maggio.Nell’anno appena trascorso, ha ricordato l’economo della Cei, 381 milioni di euro sono stati destinati al sostentamento degli oltre 37 mila sacerdoti italiani, altri 381 milioni alle esigenze di culto della popolazione (nuovi complessi parrocchiali, salvaguardia dei beni artistici e altre opere di questo genere) e 205 milioni di euro alla carità, 85 dei quali ai Paesi in via di sviluppo. «Siamo convinti – ha sottolineato il sacerdote – che la migliore pubblicità per l’8xmille siano le opere realizzate con i fondi destinati alla Chiesa cattolica. Perciò servono informazione e trasparenza».Sono proprio queste le coordinate di fondo della nuova campagna pubblicitaria presentata ieri da monsignor Domenico Pompili, portavoce della Cei e da Matteo Calabresi, responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa. Una campagna che giunge sotto il segno della novità. Prima di tutto lo stile. Spot, annunci stampa e materiali per internet sono infatti accomunati da quello che è molto più di uno slogan: «Se non ci credi, chiedilo a loro». Dove il loro sta per i protagonisti degli spot, che non sono attori, ma i veri promotori e destinatari delle opere realizzate dalla Chiesa cattolica con i fondi 8xmille (alcuni dei quali erano presenti alla conferenza stampa).«Lo stile adottato quest’anno – ha spiegato monsignor Pompili – ha il sapore del reportage, con una funzione informativa, ma non distaccata, bensì militante. Mentre si informa sulle attività organizzate in tutto il mondo, si fanno uscire dall’invisibilità una serie di questioni che nei media trovano normalmente poco spazio: dai bambini-soldato in Africa al rischio di abbandono scolastico nelle nostre periferie, dai minori in carcere alle bambine vittime di violenza in India». In sostanza, «nessun quadro idilliaco e sdolcinato, nessuna retorica buonista, ma problemi veri e lavoro vero, quotidiano, generoso, per affrontarli».La seconda novità di rilievo è data proprio dal «chiedilo a loro». Non che negli anni scorsi le storie raccontate fossero inventate. Tutt’altro. Ma nella campagna 2011 si è scelto di puntare esplicitamente su questo elemento, per rivolgere agli spettatori «un invito alla consapevolezza». «Chiedilo a loro – ha spiegato Pompili – non solo devolvere l’8xmille, ma anche sentirsi parte di questo movimento di vicinanza». In pratica: «Non è solo "verifica come vengono spesi i soldi", ma anche "interessati, fatti vicino, renditi prossimo"».Tutti elementi questi, che trovano nella "ipermedialità" (come ricordiamo più diffusamente a parte) la loro sublimazione. Internet, infatti, si affianca e completa gli spot tradizionali. E in tal modo, ha concluso Pompili, «emerge una consapevolezza virtuosa, una sinergia e una capacità di valorizzare le potenzialità del nuovo ambiente virtuale per poter davvero parlare a tutti».
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