In preghiera giorno e notte senza sosta: oggi è il Giubileo degli adoratori

Oggi a Roma si ritroveranno le donne e gli uomini che sostengono le cappelle di adorazione eucaristica perpetua diffuse in Italia. Una realtà in ripresa dopo il Covid, anche all’estero
October 22, 2025
L'adorazione durante l'incontro dei giovani italiani con papa Francesco in preparazione al Sinodo
L'adorazione durante l'incontro dei giovani italiani con papa Francesco in preparazione al Sinodo / SICILIANI
Ci sarà un gruppo numeroso stamattina all’udienza generale in Aula Nervi, circa 2.700 pellegrini provenienti da ogni parte d’Italia, senza loghi, sigle, segni di riconoscimento particolari, accomunati solo da un impegno discreto che segna le loro vite: l’adorazione eucaristica perpetua. Donne e uomini che dedicano almeno un’ora di tempo alla settimana, di giorno o di notte, perché ci sia una presenza ininterrotta e orante davanti alla Presenza divina nell’Eucaristia. È il popolo degli adoratori, appunto, che si raduna a Roma per il suo Giubileo, che avrà un programma semplice: l’ascolto della catechesi di Leone XIV, il passaggio per la Porta Santa e nel pomeriggio, alle 16, un’ora di adorazione nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, guidata dal cardinale Angelo Comastri, seguita dalla Messa celebrata sempre da Comastri. «L’adorazione perpetua sta diventando una pratica sempre più diffusa nella Chiesa cattolica» era il titolo di un sorprendente servizio dello scorso marzo dell’Associated Press, una delle più importanti agenzie di informazione del mondo, non certo un osservatorio confessionale, dedicato alla situazione negli Stati Uniti ma in realtà valido per molte altre parti dell’Orbe cattolico. Dall’Africa vengono i segnali più forti. Nel 2022 l’arcivescovo di Bamenda in Camerun, zona dilaniata dagli scontri tra forze governative e gruppi separatisti, ha chiesto che in tutte le 68 parrocchie dell’arcidiocesi sorgano cappelle per l’adorazione perpetua. Proposta che è stata fatta nei mesi scorsi anche da un’intera Conferenza episcopale, quella del Malawi. In Europa si registra un aumento dei centri di adorazione perpetua in Paesi come Spagna e Polonia, ma fanno sempre più perno sull’adorazione eucaristica anche iniziative di evangelizzazione nelle terre di lingua tedesca, vedasi il successo di “Adoratio” nella cittadina bavarese di Altötting, giunta alla sesta edizione e che quest’anno ha debuttato anche a Salisburgo, dal 3 al 5 ottobre, con oltre duemila partecipanti.
E in Italia? «Non esiste ancora un censimento preciso, ma la stima è di circa 90 cappelle di adorazione perpetua sul territorio nazionale» spiega don Antonio Pitetto, che guida la parrocchia di Maria Santissima del Rosario di Pompei a Salerno e che del raduno di oggi è uno dei registi, «con il Covid c’è stata una diminuzione, ma ora assistiamo a una ripresa. Novanta cappelle non sono poche, però vuol dire che sono ancora numerose le diocesi che non ne hanno una. L’evento di oggi cade volutamente nella memoria liturgica di san Giovanni Paolo II, che al Congresso eucaristico internazionale a Siviglia, nel 1993, aveva auspicato che nascessero adorazioni perpetue in tutte le parrocchie del mondo. È un’indicazione che vogliamo seguire. Anche per chiedere al Signore nuove vocazioni, perché c’è uno stretto collegamento tra l’adorazione e le vocazioni». Questa affermazione ha avuto tra l’altro un riscontro recente e autorevole: il Cara, il Centro di ricerca applicato all’apostolato della Georgetown University di Washington, ha realizzato un sondaggio sugli ordinandi al sacerdozio negli Stati Uniti nel 2025 da cui è emerso che il 78% di loro ha partecipato regolarmente all’adorazione eucaristica prima di entrare in seminario.
Per chi si chiedesse perché l’accento del movimento per l’adorazione eucaristica cade sul «perpetua», don Enrico Campino, parroco di San Giacomo La Marina a Palermo – impegnato su questo fronte organizzando missioni al popolo ad hoc, coadiuvato da collaboratori laici, oltre che con un programma che cura su Radio Maria e altro – ha una risposta lapidaria: «Per la notte. È una grazia avere anche solo un’ora di adorazione in una parrocchia, ancor più un’adorazione continuata durante il giorno, però i benefici della preghiera notturna sono speciali. Abbiamo l’esempio di Gesù, che prediligeva la preghiera notturna, ci dicono i Vangeli, in luoghi isolati, ma è una lezione che apprendiamo anche dall’Antico Testamento». Intanto, in occasione di questo Giubileo arriva una notizia da Bergamo, nello specifico dal Patronato San Vincenzo, uno dei luoghi simbolo dell’impegno caritativo della diocesi orobica, una grande opera votata alla prevenzione del disagio giovanile e all’assistenza dei poveri che, su ispirazione del suo superiore don Davide Rota, «ha deciso di dedicare l’anno liturgico che inizia il 30 ottobre all’adorazione perpetua, che si svolgerà giorno e notte ininterrottamente», nella chiesa della struttura. Così si legge in un volantino diffuso in questi giorni dal Patronato. «Perché questa decisione? – si legge ancora nel testo – Perché si tratta di una preghiera molto impegnativa e il male che è in atto nel mondo è così impegnativo che può essere combattuto solo mettendo in atto un bene altrettanto impegnativo. Basti un fatto a dimostrarlo. Messico 2013: Ciudad Juárez è una città di 1 milione e 400mila abitanti alla frontiera con gli Usa che fino al 2013 per la sanguinosa lotta fra i cartelli del narcotraffico di Juárez e Sinaloa aveva un tasso di 140 omicidi ogni 100mila abitanti (in Italia è dello 0,6 cioè 200 volte inferiore) che provocava migliaia di morti l’anno. In questa tragica situazione, alcune donne chiesero e ottennero che fosse aperta una cappella per l‘adorazione perpetua e in soli 5 anni, senza interventi speciali di polizia e governo, il numero dei morti ammazzati sorprendentemente scese da 3.766 nel 2010 a 256 nel 2015 cioè 15 volte meno». Seguono poi altre motivazioni, tra cui anche qui la preghiera per le vocazioni sacerdotali. «Per sostenere l’adorazione perpetua ci servono circa 300 persone – ci fa sapere don Rota – e sono già arrivate 200 iscrizioni».

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