Udine, "imparare la pace" per superare la violenza. Diocesi in prima linea

di Giovanni Lesa, Udine
Sabino Chialà, priore della comunità ecumenica di Bose, ha inaugurato l’anno della Scuola di Politica ed Etica Sociale dell’arcidiocesi friulana
October 16, 2025
Udine, "imparare la pace" per superare la violenza. Diocesi in prima linea
Un incontro formativo della Scuola di politica ed etica sociale dell'arcidiocesi di Udine
Non solo la preghiera per fermare i conflitti, ma anche formazione alla pace, esattamente come richiesto da papa Leone XIV. A Udine, città ancora scossa dalla violenza che ha concluso la manifestazione “pro Pal” del 14 ottobre, è stato il monaco Sabino Chialà, priore della comunità ecumenica di Bose, a inaugurare l’anno della Scuola di Politica ed Etica Sociale dell’arcidiocesi udinese (il cui acronimo, significativamente, è "Spes", Speranza). L'incontro si è svolto oggi nei locali del palazzo “Garzolini-Di Toppo-Wasserman” dell’Università di Udine, in centro città, alla presenza dell’arcivescovo della città friulana, Riccardo Lamba. Il titolo dell’edizione 2025-2026 della Spes («Si vis pacem, para pacem», “Se desideri la pace, prepara la pace”) ne lascia intravedere lo sfondo: nelle 15 serate, con l’aiuto di 19 relatori e relatrici, si parlerà di gestione dei conflitti in diversi ambiti della vita ordinaria, dalla politica alla comunicazione, dalla sanità al digitale, dall’economia alla giustizia, fino ad ambiente e geopolitica. Non può mancare una serata dedicata alla Rete di Trieste, il network di amministratori pubblici che si riconoscono nei valori della Dottrina sociale della Chiesa.
«La convinzione che guida il percorso di quest’anno – spiega il direttore della Spes, Luca Grion – è che la conflittualità non debba essere evitata a tutti i costi; il vero problema non è la presenza del conflitto, ma la sua cattiva gestione, che può trasformarlo in scontro distruttivo. Il compito formativo, dunque, è educare alla gestione costruttiva dei conflitti». Questa edizione della Spes, quindi, prende i passi dalle urgenze dell’attualità, ma anche dal recente Appello per la pace firmato a Gorizia il 23 settembre dal card. Zuppi, che vede le Chiese in Italia, Slovenia e Croazia impegnarsi a «essere “case della pace”», oltre che dal percorso di costruzione della pace avviato nell’autunno 2024 dall’Arcidiocesi di Udine insieme a “Rondine – Cittadella della pace”, all’Università di Udine, al comune del capoluogo e a numerosi soggetti della società civile friulana. «Affrontare i conflitti in modo maturo richiede una capacità profonda di ascolto – dell’altro e delle sue ragioni, ma anche ascolto interiore – e la disponibilità a percorrere vie di mediazione intelligente, capaci di ricomporre, senza semplificare», conclude Grion.

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