Don Savina (Cei): «Oratori, così si può accogliere i giovani di altre fedi»

Il direttore dell'Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso invita a fare tesoro del materiale online, tra cui schede per conoscere ebraismo e Islam e ipertesti sulle diverse religioni
November 12, 2025
Don Giuliano Savina durante la preghiera intereligiosa del Convegno Nazionale di Pastorale Giovanile
Sacrofano (Roma), 8 maggio 2024. Don Giuliano Savina durante la preghiera interreligiosa del convegno nazionale di pastorale giovanile / Siciliani
«Sdoganare l’ecumenismo e il dialogo interreligioso da una pratica di nicchia e far sì che le dinamiche ecumeniche e interreligiose si innervino nei vari processi sociali». È questo che chiedono i tempi in cui viviamo per don Giuliano Savina, direttore dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei, al lavoro in sinergia con gli altri uffici della Conferenza episcopale per rispondere a questo bisogno. «Come diceva papa Francesco – continua –, la realtà è superiore all’idea e la realtà, quello che avviene già dentro e fuori dagli ambienti ecclesiali, è già avanti per quel che riguarda la convivenza e il dialogo tra chi è cristiano e chi non lo è». Per questo per lui è urgente un ascolto attento delle dinamiche che nascono dal basso: «Lì si manifesta “l’inedito dello Spirito” – afferma –. Già negli Atti degli Apostoli vediamo come alla Chiesa veniva chiesto di fare i conti con dei processi di cambiamento, ma è proprio lì che sta la sua missione ed è proprio lì che la Chiesa è sé stessa ed è come il Signore la vuole. Per questo è importante per noi fare i conti con i processi storici». E, per quanto riguarda i nostri tempi, questo significa anche pensare a come accogliere i giovani di altre culture, tradizioni e credo religiosi negli oratori, di per sé luoghi di annuncio e formazione alla vita cristiana. «Dobbiamo tenere a mente che i nostri giovani passano già molto del loro tempo con compagni di scuola, amici e famiglie non cristiani: in questi contesti apprendono già i valori della convivenza e del rispetto reciproco – sottolinea don Savina –. E l’accoglienza anche in contesti ecclesiali di persone non cattoliche non è una novità: avviene da tempo, nell’azione pastorale della Caritas e di quella a favore dei migranti». In questo contesto, afferma, ciò che occorre è «ascoltare le esperienze che sono in atto negli oratori in Italia: a noi sta leggerle con intelligenza e con una prospettiva di fede». Perché è nell’incontro con l’altro in luoghi come questi che può trovare spazio «un’attenzione particolare alla domanda religiosa che è presente in ciascun essere evidente». Questo accade se «non siamo superficiali – spiega –. L’incontro con l’altro chiede una conoscenza approfondita della nostra tradizione e della tradizione altrui». Anche per questo, don Savina consiglia agli educatori degli oratori di fare tesoro degli strumenti messi a disposizione dal suo Ufficio, come le schede per conoscere l’ebraismo e quelle sull’Islam, disponibili sul sito www.unedi.chiesacattolica.it. «Già online, tra i percorsi di formazione, abbiamo caricato anche degli ipertesti, per l’approfondimento delle diverse religioni», aggiunge. «Conoscere a fondo il credo degli altri ci permetterà così di avere più consapevolezza di ciò che anche noi professiamo», conclude.

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