Al via anche nelle diocesi italiane l'Anno Santo
di Redazione
Le celebrazioni nelle Chiese locali lungo la penisola. L'invito a farsi pellegrini per vivere appieno questo periodo di grazia

Il ritrovo in una chiesa o in un luogo pubblico. La processione verso la Cattedrale e la celebrazione della Messa. Gesti semplici che domenica hanno accomunato le diocesi italiane e di tutto il mondo. Una apertura solenne dell’Anno Santo 2025, così come voluto da papa Francesco nella Bolla di indizione “Spes non confundit”. Un gesto solenne e semplice al tempo stesso, con l’inserimento dell’azione di compiere un pellegrinaggio. E proprio questi temi sono stati al centro delle omelie che i vescovi italiani hanno pronunciato nell’occasione.
Di «speranza e di responsabilità, soprattutto oggi che gli orizzonti culturali sono spesso profondamente asfittici» ha parlato l’arcivescovo di Spoleto-Norcia Renato Boccardo, sottolineando che oggi «è difficile formulare speranze a lunga durata e capaci di reggere una vita». Eppure questi segni di speranza si possono trovare in tante occasioni, come ha detto l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Ivan Maffeis: «I segni di questa speranza li puoi riconoscere in quanti si spendono in modo silenzioso e fedele per il bene degli altri».

Del resto «abbiamo bisogno davvero un’iniezione di speranza che ci faccia nuovi, come bambini – auspica l’arcivescovo di Lucca, Paolo Giulietti – la speranza del Giubileo, la vita nuova che ci è donata, diventerà vera solo se ci faremo pellegrini di speranza». Insomma siamo chiamati «a un percorso che apre a una duplice dimensione: la prima di spiritualità personale, la seconda di amicizia fraterna» ha sottolineato l’arcivescovo de L’Aquila Antonio D’Angelo. E in questo percorso «non dobbiamo comportaci come turisti viaggiatori – avverte il vescovo di Trieste Enrico Trevisi –. Non siamo vagabondi e nemmeno degli esiliati costretti a lasciare la patria. Noi siamo pellegrini e pellegrini di speranza». Un «buon pellegrinaggio comincia dal cuore» per «condurre i nostri passi verso la direzione certa».

Un cammino che non deve dimenticare nessuno, come ha detto il vescovo di Albano, Vincenzo Viva, che nell’omelia ha ricordato che «il nostro compito, come comunità ecclesiale è quello di stare vicino alle persone, di restituire dignità agli ultimi, di mettere al centro la persona e farla sentire a suo agio». Sulla stessa linea l’omelia del vescovo di Rossano-Cariati, Maurizio Aloise. E se «il verbo pellegrinare richiama fatica, stanchezze, sforzo» commenta il vescovo di Padova, Claudio Cipolla, «presume anche un obiettivo, una motivazione, una meta e la speranza di raggiungerla. Sono solo alcune delle voci dei pastori che domenica hanno avviato questo cammino giubilare con la Chiesa loro affidata. «Possa questo Anno giubilare sostenere il rinnovamento pastorale in tutte le sue espressioni – ha detto nell’omelia Giuliano Brugnotto, vescovo di Vicenza – le nostre comunità cristiane ritrovino il sapore delle relazioni gratuite, la gioia di accogliere Cristo, la centralità dei poveri. Anche le comunità siano in pellegrinaggio verso nuove mete di ascolto reciproco, di discernimento ecclesiale e di sobrietà delle strutture. Siano davvero comunità in cammino; riformando le antiche tradizioni per renderle parola comprensibile nell’oggi».

Per monsignor Davide Carbonaro, arcivescovo di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, «il Giubileo che si apre ci conduce per mano dentro il mistero e dono biblico della restituzione. In questo anno di grazia e di responsabilità siamo chiamati ognuno con la propria vocazione, a restituire Dio all’uomo e l’uomo a Dio».
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