lunedì 18 gennaio 2021
C'è anche il secondo vescovo, monsignor Mario Cecchini, tra le vittime della pandemia nel nostro clero, per un bilancio che sale a 223 vittime, 99 da inizio ottobre
Monsignor Mario Cecchini, il vescovo emerito di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola morto il 13 gennaio

Monsignor Mario Cecchini, il vescovo emerito di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola morto il 13 gennaio

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C’è anche un vescovo – il secondo dall’inizio della pandemia – tra i sacerdoti italiani morti per Covid negli ultimi giorni. Dopo monsignor Giovanni D’Alise, il vescovo di Caserta che si spense il 4 ottobre dopo essere stato contagiato, il virus si è portato via anche monsignor Mario Cecchini, 87 anni, vescovo emerito di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola. Come molte vittime del Covid, la malattia nel suo caso si è aggiunta all’età e – soprattutto – ad altre patologie che da tempo ne avevano consigliato il ricovero presso l’Opera Pia Mastai Ferretti di Senigallia. La sua morte, il 13 gennaio, si aggiunge a quella di altri quindici preti, per un totale che così sale a 223 dallo scoppio della pandemia, 99 nella sola seconda ondata, da fine ottobre. Un dato riferito al solo clero attivo nelle diocesi italiane, perché diocesano o – nel caso di religiosi – con incarichi attuali o recenti nella vita pastorale delle comunità cristiane sul territorio.
Una impressionante sequenza di decessi ha colpito in queste settimane la diocesi di Padova. Se la prima fase della pandemia ha colpito il presbiterio padovano provando nel fisico alcuni sacerdoti ma risparmiando vite, la seconda ondata non è stata clemente, specie con quanti avevano un’età avanzata o una salute precaria. Nel giro di pochissimi giorni a cavallo fra dicembre e gennaio sono stati cinque i preti diocesani deceduti per le conseguenze del Covid-19, cui si sono aggiunti il benedettino ex abate di Santa Giustina padre Innocenzo Negrato, il francescano conventuale padre Giuliano Abram e l’ex elemosiniere pontificio monsignor Oscar Rizzato, oriundo padovano. Ad aprire la scia è stato il 18 dicembre don Carlo Targhetta, classe 1934, il 29 è la volta di don Elio Tumulero (1930). Ma nella notte dell’Epifania, a poche ore l’uno dall’altro, se ne sono andati don Floriano Riondato, a cui mancavano cinque giorni per il secolo di vita, don Sergio Martello (alla soglia degli 87 anni) e l’ex abate di Santa Giustina, padre Innocenzo Negrato (87enne anch’egli). L’11 arriva la notizia di don Luigi Contin, mancato improvvisamente nella casa dove stava contrastando il virus. Aveva da poco compiuto 87 anni. Nello stesso giorno all’ospedale di Padova, termina la sua vita terrena l’ex elemosiniere di due papi, monsignor Oscar Rizzato, salutato ieri nella sua nativa Arsego, in provincia di Padova, a pochi giorni dal compimento dei 92 anni. Martedì 12 anche la comunità dei frati Conventuali della Basilica di Sant’Antonio ha registrato il primo lutto: padre Giuliano Abram.
È vero che la malattia colpisce più duramente gli anziani, ma non risparmia i più giovani: è il caso di don Vincenzo Passante, 55 anni, collaboratore parrocchiale nella chiesa del Santissimo Salvatore a Piscinola, in diocesi di Napoli, anche se l’incardinamento era ancora in quella di Aversa. Tre i lutti che hanno colpito i Salesiani. Don Gianbattista Fanti (noto come "don Gianni"), 81 anni, originario di Sondrio, è stato a lungo docente (e anche preside, a Varese), infine nella parrocchia salesiana dei Santi Pietro e Paolo ad Arese, in diocesi di Milano: «Qualunque cosa il Signore voglia da me, sono qui – aveva detto in un video inviato dall’ospedale –. Vuol portarmi in Paradiso? Vai in Paradiso!». Di alcuni giorni prima è la scomparsa di don Tarcisio Sgariboldi, 83enne, una vita tra i giovani con i suoi numerosi incarichi pastorali nelle comunità animate dai figli di don Bosco. Aveva nel cuore l’Africa invece don Giorgio Pontiggia, 77 anni, che a Sesto San Giovanni ricordano come parroco e responsabile dell’Oratorio nel quartiere Rondinella per poi essere inviato in Etiopia dove si era occupato di bambini e profughi. Era rientrato in Italia due anni fa. Figura carismatica era quella di don Ugo Falasiedi, 69 anni, esperto di archeologia cristiana e arte sacra, per 22 anni parroco in diocesi di Viterbo dopo un lungo cammino tra i Fratelli delle Scuole cristiane. Nelle Forze armate era invece il servizio pastorale di don Luigi Balloi, 82enne, per 30 cappellano militare, originario di Loceri, in Ogliastra. Reggio Emilia ha perso don Bruno Zinani, parroco emerito di Cavazzoli, 91 anni, amico del cardinale Camillo Ruini, ordinato nel suo stesso anno. È morto con la mano in quella di don Andrea Cristalli, un confratello che presta servizio di cappellano nel reparto Covid dell’ospedale di Scandiano. La diocesi di Bolzano-Bressanone continua a essere colpita da decessi di suoi preti: l’ultimo è don Giovanni (Gianni) Cosciotti, 79 anni, sacerdote nelle comunità di Lana e poi di Merano. Era stato tra l’altro assistente Agesci. Era molto conosciuto in Puglia don Carlo Colasuonno, 91 anni, della diocesi di Bari-Bitonto, noto come il prete di Barivecchia, sempre accanto ai più poveri e diseredati. Parroco della Cattedrale dal 1975 al 1992, fu tra i primi a prestare soccorso alle migliaia di albanesi sbarcati in città con il Vlora l’8 agosto 1991. In diocesi di Vicenza se n’è andato monsignor Giuseppe Tomini, originario della diocesi di Udine: 88 anni, per 13 segretario dell’arcivescovo Giuseppe Zaffonato, che aveva seguito a Vicenza, dove poi aveva ricoperto diversi incarichi.
A questi sacerdoti vanno aggiunti poi i religiosi e le suore che – per l’età o la salute già fragile – il virus sta piegando dopo decenni di vocazione e di vita spesa al servizio di tutti.

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