martedì 12 settembre 2017
Pastora, Luz, Deisy, Juan Carlos. Sono i nomi, ma ce ne sarebbero tantissimi altri, di chi, malgrado terribili sofferenze, ha saputo superare la sete di vendetta per costruire un altro futuro
Colombia, la pace inizia dal basso
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Probabilmente la parola chiave è riconciliazione. Il Papa l’ha usata spesso durante la sua visita in Colombia. A sottolineare che un futuro di pace non può che partire dal basso. A indicare che la forza del perdono non significa dimenticare il torto subito ma fare il primo passo per superare i conflitti, anteporre il bene comune a se stessi, la speranza allo sterile e breve appagamento che viene dalla vendetta.

Un cammino non facile, per molti versi eroico, che tanti colombiani, uomini e donne, hanno saputo realizzare. Come la 61enne Pastora Mira Garcia, cui i paramilitari hanno ucciso il primo marito e due figli ma che, malgrado questo, ha trovato la forza di assistere e curare uno degli assassini di Jorge Anibal, il suo amatissimo ragazzo.


«Rendo grazie a Dio – il commosso racconto –, perché con l’aiuto della Madonna, mi ha dato la forza di assisterlo senza fargli del male ». Ma il perdono ha il volto anche di Luz Dary Landazury, pesantemente ferita da una mina assieme alla figlia neonata, e che oggi aiuta altre vittime come lei. Ha il sorriso triste di Juan Carlos Murcia Perdomo “arruolato” dalle Farc all’età di 10 anni. Il suo riscatto passa attraverso il sostegno ad altri giovani cui ha dedicato una fondazione sportiva.

Ha il coraggio di Deisy Sanchez Rey che malgrado il reclutamento, appena sedicenne, nell’Autodifesa armata della Colombia, dice di non essersi mai allontanata dalla fede. Oggi il suo obiettivo è mettere a frutto gli studi in sociologia per aiutare i ragazzi in difficoltà a trovare lavoro. Storie e volti differenti come si può notare, accomunati però dallo stesso sguardo a Gesù, Signore che ha preso su di sé tutto il dolore del mondo.


Una sofferenza che in Colombia «parla » attraverso il Crocifisso mutilato di Bojayá. «Non ha più braccia e il suo corpo non c’è più – ha detto il Papa a Villavicencio – ma conserva il suo volto e con esso ci guarda e ci ama».

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