sabato 20 febbraio 2021
Per la prima volta non si svolgerà il ritiro quaresimale guidato da un predicatore ad Ariccia per i membri della Curia con il Pontefice
Gli esercizi spirituali di papa Francesco e la Curia romana ad Ariccia, nel 2018

Gli esercizi spirituali di papa Francesco e la Curia romana ad Ariccia, nel 2018 - Ansa / Vatican Media

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Quest'anno, a causa del Covid non ci sarà il consueto ritiro per gli Esercizi spirituali di Quaresima per la Curia romana. Da questa domenica a venerdì comunque saranno sospesi tutti gli appuntamenti pubblici di papa Francesco

Un invito a pregare, quasi nel nascondimento e cercando come direbbe Ignazio di Loyola un autentico colloquio interiore con Dio, e a vivere così in modo personale e in solitudine i tradizionali Esercizi spirituali di Quaresima. È la sollecitazione che arriva da papa Francesco ai membri della Curia Romana, dai cardinali ai vescovi e ai capi dicastero, che a causa dell’emergenza sanitaria non potranno recarsi fuori dalle Mura leonine del Vaticano e partecipare al consueto ritiro quaresimale nella Casa dei religiosi paolini del Divin Maestro ad Ariccia, alle porte di Roma.

L’anno scorso a predicare gli Esercizi era stato il gesuita e biblista Pietro Bovati. Esercizi a cui papa Francesco, a causa di un raffreddore, non aveva partecipato fisicamente pur «sentendosi unito spiritualmente» a tutti i membri della Curia Romana in ritiro ad Ariccia. Un tempo, dunque, questo di inizio Quaresima in cui saranno sospesi, come da tradizione da oggi al prossimo venerdì, tutti gli impegni del Pontefice, compresa l’Udienza generale.

Questa pratica pensata per la Curia Romana e alla presenza del Papa fu istituita ufficialmente da Pio XI con l’enciclica Mens nostra nel 1929. Bergoglio, vista l’eccezionalità di organizzare un ritiro spirituale ai tempi del Covid-19, ha voluto indirizzare una lettera, l’8 febbraio scorso, indicando una strada privilegiata per vivere al meglio questo tempo.


Bergoglio ha voluto donare ai responsabili dei dicasteri vaticani un libro:
«Abbi a cuore il Signore» curato dal vescovo Libanori

«Ognuno di noi – è il suggerimento – prenderà quei giorni per fare gli Esercizi spirituali dove gli sarà più conveniente». E si legge ancora nella missiva indirizzata a monsignor Edgar Peña Parra, sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato: «Anch’io mi unirò a tutti facendo gli Esercizi qui. Per esprimere questa unione ho pensato di far pervenire a ciascuno questo libro: Abbi a cuore il Signore. Sono sicuro che aiuterà tutti noi nella vita spirituale».

Il volume scelto dal Papa ha come autore un monaco cistercense, probabilmente originario di Ferrara, conosciuto come “Maestro di San Bartolo”: si tratta di un antico manoscritto seicentesco scovato e curato ora per le Edizioni San Paolo (pagine 320, euro 25) dal gesuita ed esperto di letteratura spirituale il vescovo ausiliare di Roma, Daniele Libanori.

«Si tratta di appunti spirituali – spiega il presule, noto per aver già curato e dato alle stampe due saggi scritti da due autori molto cari all’universo letterario e contemplativo di papa Francesco come Adolphe Tanquerey e Claudio Acquaviva – che richiamano a quel formidabile classico che fu L’Imitazione di Cristo. Ho tenuto presso di me questi fogli per più di vent’anni. Alla fine mi sono detto che forse l’esperienza di quest’antico “Maestro di San Bartolo” avrebbe potuto essere utile a tanti anche in questo difficile tempo che stiamo vivendo».


Per la prima volta non si svolgerà il ritiro quaresimale guidato da un predicatore
ad Ariccia per i membri della Curia con il Pontefice

Secondo il gesuita Michele Lavra, l’esperienza degli Esercizi spirituali del santo di Loyola può davvero aiutare, in mezzo alle difficoltà dovute al coronavirus, a dialogare con Dio anche da “remoto”, trasformando la prova del distanziamento fisico in una opportunità per instaurare una «comunicazione immediata tra il Creatore e la sua creatura» (cf. Esercizi n. 15).

«Non a caso – spiega ancora padre Lavra – papa Francesco, appena eletto Pontefice e perché figlio dell’autentica spiritualità ignaziana, quella sperimentata da Iñigo nella grotta di Manresa prima di fondare la Compagnia di Gesù, ha disposto che il tradizionale ritiro quaresimale non si vivesse dentro le mura del Vaticano ma in altro luogo appartato che disponga al silenzio e all’ascolto interiore». E oggi magari rimanendo “reclusi” nella propria abitazione, senza un predicatore o una guida, ma in solitudine.

Per fare questa esperienza viene proposto in genere dai gesuiti di lasciare la residenza abituale e di recarsi in un luogo appartato. «Non si tratta di una fuga dal mondo – osserva il gesuita – ma di creare una distanza esteriore e interiore che aiuti l’esercitante a guardare la realtà collocandosi nel punto più giusto di osservazione per vedere con gli occhi di Dio, alla luce della sua Parola. Un’occasione dunque, per guardarsi dentro e “mettere ordine all’interno della propria vita” (sono le prime parole degli Esercizi)».

E aggiunge un dettaglio: «Questa scelta si rende ancora più necessaria oggi per avviare, a imitazione dei padri del deserto, un certo digiuno e astinenza rispetto ai mezzi di comunicazione più variegati che invadono la nostra vita di ogni giorno. Per imboccare così quella strada suggerita da Ignazio nei suoi Esercizi: “Disporre l’anima a liberarsi di tutti gli affetti disordinati e, una volta eliminati, a cercare e trovare la volontà divina nell’organizzazione della propria vita per la salvezza dell’anima”».


Il gesuita Michele Lavra: un’occasione
per imparare a dialogare con Dio da “remoto”

Di qui la riflessione finale di padre Lavra. «Per mettere in luce i tempi difficili e “sospesi” che stiamo vivendo, trovo molto suggestiva e calzante un’immagine che il gesuita francese Maurice Giuliani suggerisce per sottolineare come si entra in un’autentica esperienza degli esercizi proposta da sant’ Ignazio: “la distanza interiore”. Gli Esercizi vissuti in profondità offrono l’esperienza viva di questa “distanza” perché sono una preziosa occasione a giudizio di Giuliani per “riconoscere che un Altro dentro di noi sta guidando la nostra vita. Non un Dio la cui volontà si imporrebbe dall’esterno e tenterebbe di costringere l’anima, ma un Dio che è la sorgente del nostro dinamismo: colui a immagine del quale siamo creati e dal quale riceviamo l’esistenza sotto tutti gli aspetti”».

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