Regionali, il campo largo vince 2 a 1. Ma l’astensionismo fa paura
Previsioni confermate: Fico si prende la Campania, Decaro la Puglia, Stefani il Veneto Crollo della partecipazione, che scende in media del 14% rispetto alle precedenti elezioni

Come previsto il voto in Veneto, Puglia e Campania non regala grande suspense, neanche sul fronte degli equilibri interni alle coalizioni, che pure a inizio spoglio sembrava poter aggiungere un po’ più di pathos alla sfida, ma che alla fine non consegna sorprese clamorose, pur restando l’argomento più interessante su cui ragionare. Crolla l’affluenza, ma neanche questa è una novità, con il dato complessivo che si ferma al 43,64% contro il 57,60% delle elezioni precedenti nelle stesse regioni. Mentre sul piano dei risultati si confermano le attese, con la vittoria del campo largo in Puglia e Campania e del centrodestra in Veneto.
Il calo maggiore dei votanti si registra in Veneto, la battaglia meno eccitante stando alle previsioni. Vota appena il 44,65% contro il 61,16% di cinque anni fa, quasi 17 punti percentuali in meno. Segue la Puglia dove si reca alle urne il 14,61% in meno rispetto al 2020 (il 41,82% contro il 56,43%). E infine la Campania, dove il calo è più ridotto ma il termine di paragone sulla base delle regionali precedenti era già il più basso: il 44,06% contro il 55,52% dell’ultima vittoria di Vincenzo De Luca.
Prepotente la prova di Alberto Stefani in Veneto, l’uomo imposto da Matteo Salvini al centrodestra per il dopo Zaia. Si afferma con il 65% su Giovanni Manildo (fermo attorno al 29%), ex sindaco di Treviso immolato dal campo largo nella certezza di una sconfitta. La sorpresa arriva dall’underdog Riccardo Szumski, ex Lega, medico vicino ai “no vax” e sindaco a Santa Lucia di Piave, nel trevigiano. “Resistere Veneto”, la sua lista, supera il 5%. «Un’impresa», come la definisce lui stesso, compiuta «con quattro gatti e tanta volontà».
In Puglia Antonio Decaro va altrettanto bene e si impone su Luigi Lobuono, imprenditore e civico vicino a Forza Italia, con il 65% contro il 35%. Male la prima degli outsider, Ada Donno, sostenuta dal cartello di liste a sinistra del campo largo, “Puglia pacifista e popolare”. Membro della segreteria nazionale del Partito Comunista, non racimola neanche l’0,7% e ancora peggio fa Sabino Mangano, civico, con lo 0,1%.
Il centrosinistra può esultare in Campania, dove Roberto Fico surclassa il vice ministro degli Esteri Edmondo Cirielli (espressione diretta del partito della premier), con il 60% contro il 35% circa. Anche qui nessuno degli sfavoriti supera la soglia di sbarramento, né l’esponente della sinistra radicale, Giuliano Granato, che però per alcune ore sente vicino il 2,5% necessario per ottenere un seggio, né Nicola Campanile di Per. Molto male Stefano Bandecchi, sindaco di Terni, fondatore della lista che porta il suo nome con aspirazioni nazionali, evidentemente non sorrette dai numeri.
Venendo alle liste, in Veneto si conferma lo strapotere leghista. Il Carroccio totalizza il 36% staccando Fratelli d’Italia di circa 17 punti. Mentre FI si ferma al 6,5%. Nel suo complesso il centrodestra migliora anche in Campania e due partiti su tre raddoppiano le percentuali ottenute con la sconfitta di Stefano Caldoro nel 2020: gli azzurri si riprendono il secondo posto in coalizione ai danni della Lega, passando dal 5,16% del 2020 al 10,9%, mentre il partito della premier passa dal 5,98% all’11,6%. Il partito di Salvini è l’unico a peggiorare, anche se di poco: dal 5,65% al 5,38%. Sempre in Campania, il Pd si conferma primo partito (con il circa 19%), e così in Puglia, dove sfiora addirittura il 26%. In entrambe le regioni non brilla il Movimento 5 stelle, che resta sotto il 10% (con un deludente 7,5% in Puglia). Il che non agevola affatto le aspirazioni di Giuseppe Conte per la leadership di coalizione (con annessa candidatura a eventuale premier), specie perché Fico è espressione diretta del partito e la sua vittoria avrebbe dovuto porre le basi per il rilancio nazionale dei pentastellati. Probabilmente il leader 5s non sperava in nulla di buono anche in Veneto, ma di sicuro non avrebbe mai immaginato un distacco dai dem che definire siderale è poco: 16,68% contro 2,23%.
Non male, tutto sommato, la performance di Alleanza Verdi-Si, anche se in Puglia, con il traino di Nichi Vendola, sperava di fare meglio del 4,21% ottenuto, che è più o meno lo stesso risultato totalizzato in Campania (4,47%) e in Veneto (4,65%), cioè più del doppio del M5s. Buono anche il risultato di Italia Viva in Campania, nella veste di Casa riformista, il formato lanciato da Matteo Renzi per gareggiare in questa tornata autunnale (ha corso anche in Calabria e in Toscana) aggregando anche liberali ex di centrodestra. Un 6,4% che in regione ne fa la terza forza nazionale a scapito di Avs.
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