Per le persone con disabilità assistere ai concerti è un'impresa

Biglietti introvabili, aree inaccessibili e visibilità ridotta. L'accesso a eventi culturali e sportivi non è ancora garantito a chi vive in sedia a rotelle
December 17, 2025
Per le persone con disabilità assistere ai concerti è un'impresa
Una persona con disabilità assiste a uno spettacolo in un cinema di Bari / IMAGOECONOMICA
Dopo aver acquistato i suoi biglietti a un’asta di beneficenza e aver controllato sul sito dell’Unipol Forum di Milano le regole sull’accessibilità alle Sky box, a Edoardo Bonelli, un torinese di 28 anni in sedia a rotelle, è stato comunicato di non poter accedere al palco per assistere al concerto del rapper Marracash. Ma l’avviso è arrivato quando ormai lo spettatore si trovava ai tornelli. Il giovane ha comunque deciso di salire con l’ascensore alla Sky Box, dove ha assistito allo spettacolo vigilato dagli addetti alla sicurezza. «Al momento l’area Sky, che si colloca a 21 metri di altezza, non è dotata di misure di sicurezza per accogliere persone con disabilità che non possono camminare – commenta Forumnet, la società che gestisce le Sky box all’Unipol Forum, contattata da Avvenire –. Sarebbe bello poterli ospitare anche in quell’area, ma ancora è tecnicamente impossibile». Secondo gli organizzatori, Bonelli avrebbe dovuto comunicare preventivamente ai responsabili le sue condizioni. Ma sul sito dell’Unipol Forum non si trovano dettagli sulle Sky Box, affidate alla gestione di aziende private. «Purtroppo nella mia vita, qualsiasi cosa faccia, devo prima accertarmi che la mia condizione sia accettata – commenta Edoardo Bonelli –. L’ho fatto anche stavolta e non ho trovato niente». Ma il problema più grave, per il torinese, resta l’accessibilità: «Si possono sempre adattare anche gli spazi molto elevati alle persone con disabilità, altrimenti vorrebbe dire che dovremmo vivere al piano terra. Il punto è che non siamo considerati clienti appetibili e nessuno si muove per aprire alle nostre esigenze un numero maggiore di aree».
Che l’accesso agli spazi culturali non sia un problema del solo Bonelli si intuisce dal suo video di denuncia, che in pochi giorni ha raggiunto sui social quasi 700mila visualizzazioni. Online si affollano i commenti di persone con disabilità che lamentano lo scarso numero di biglietti disponibili per concerti o eventi sportivi, la burocrazia infinita e la scarsa qualità dei posti in vendita. In molti casi, i concerti si vedono male o non si vedono proprio. «Spesso non posso neanche comprare i biglietti online – continua Bonelli – ma devo stare al telefono, anche per ore, per una sola prenotazione. Alle persone in sedia a rotelle, poi, è quasi sempre riservata una sola area. Non importa se si tratta di un teatro o di un autodromo, dove il prato sarebbe facilmente attrezzabile per persone che non possono camminare».
In effetti, per molti, la prima difficoltà è la prenotazione. La maggior parte dei portali non permette alle persone con disabilità di completare l’intera procedura di acquisto online o tramite i canali tradizionali, costringendo gli interessati a lunghe telefonate con le aziende. I biglietti, poi, in molte occasioni devono essere prenotati con largo anticipo, perché i posti a disposizione sono pochi. Negli stadi, per le partite di calcio di Serie A, le aziende mettono a disposizione circa 200 biglietti, (a cui sommarne altrettanti per gli accompagnatori) su capienze che raggiungono anche i 60mila posti. Al momento, non esiste una raccolta dati che conti il numero di persone con disabilità escluse dagli eventi sportivi o culturali a causa del numero ridotto di posti a disposizione. Ma, secondo le associazioni, sono ancora molte: «Non abbiamo dati perché, come al solito, la vita delle persone con disabilità interessa poco – spiega il presidente della Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish) Vincenzo Falabella – ma Istat parla di quasi 13 milioni di persone con disabilità in Italia. È evidente che siamo sottorappresentati in questi eventi».
Ma i problemi non terminano con l’acquisto del biglietto. In quasi tutti gli eventi culturali, le strutture mettono una sola area a disposizione delle persone con disabilità. Senza possibilità di scegliere il posto né, tantomeno, il prezzo del biglietto. «Perdere il diritto alla scelta per me è la peggiore discriminazione – commenta Valentina Tomirotti, giornalista e attivista, che vive in sedia a rotelle –. Nelle aree per persone con disabilità quasi sempre si vede male o non si vede niente. In più, spesso, si tratta di posti in tribune dai costi elevati». Nella maggior parte dei casi, a dire il vero, le persone con disabilità possono accedere a sconti o a biglietti gratuiti ma, secondo Tomirotti, non è questa la strada da percorrere: «Non voglio un prezzo privilegiato a costo della mia “segregazione”. Preferisco pagare come tutti, ma poter scegliere il mio posto».
La scelta di riservare poche aree - e pochi posti - alle persone con disabilità, secondo le associazioni, non è tanto dettata dai limiti di strutture datate quanto dal peso del «pregiudizio sulle disabilità»: «Quando hanno ristrutturato lo stadio di Wembley di Londra (inaugurato nel 2007, ndr), hanno inserito posti per disabili in tutti i settori. Vuol dire che si può fare anche in Italia». A parlare è Lisa Noja, consigliera della regione Lombardia e membro del Comitato concerti accessibili che, nel luglio scorso, ha richiesto al Senato una legge per garantire l’accesso agli spettacoli alle persone con disabilità. «Se viaggiamo, lavoriamo e dormiamo al ventesimo piano di grattacieli – continua Noja –, non vedo perché non possiamo assistere ai concerti come tutti». Alle parole della consigliera, fa eco il presidente della Fish: «Non è una questione di sicurezza. Il problema è che costruiamo palazzi ed eventi che separano alcuni spettatori dagli altri, invece di realizzare spazi che includano tutti. La cultura non può essere concepita come un lusso per le persone con disabilità, perché è un diritto».

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