L’orsetto Kumma e gli altri giocattoli con l'IA che fanno paura

Dai peluche ai robot domestici: negli Usa i pet-toys dotati di intelligenza artificiale conquistano il mercato ma sollevano allarmi su sicurezza, sviluppo, privacy e relazioni familiari
December 17, 2025
L’orsetto Kumma e gli altri giocattoli con l'IA che fanno paura
Il senatore Richard Blumenthal mostra su Instagram l'orsetto Kumma, gioco dotato di intelligenza artificiale
Che cosa ci faceva il senatore democratico statunitense Richard Blumenthal con in braccio un orsetto di peluche, morbido e del tutto innocuo, almeno in apparenza? Nel video, circolato nei giorni scorsi su Instagram, Blumenthal metteva in guardia contro i rischi dell’orso Kumma, un “AI Toy”, ovvero un giocattolo che, grazie all’Intelligenza artificiale, è in grado di conversare con i bambini imitando l’interazione con un amico in carne e ossa. Secondo un rapporto del Pirg (Public Interest Research Group), organizzazione in difesa dei consumatori americana, Kumma avrebbe confidato durante il gioco informazioni pericolose ai piccoli, come le istruzioni per accendere un fiammifero o il posto dove trovare i coltelli. Un’altra denuncia rincarava la dose, riferendo di conversazioni a sfondo sessuale proposte e incoraggiate dal tenero orsetto. Scaricato da Open AI, che ha smesso di fornire l’intelligenza artificiale di ChatGpt4 al giocattolo, Kumma è stato brevemente ritirato dal mercato dall’azienda produttrice, la Folo Toy di Singapore. Ma è tornato presto disponibile, con un diverso software di IA.
La parabola dell’orso, attualmente acquistabile online per 99 dollari, è emblematica di un mercato in grande crescita ‒ con stime che parlano di un giro d’affari di oltre 25 miliardi di dollari entro il 2030 ‒ e che non sembra interessato ad accettare le necessarie regolamentazioni. Ne sono protagonisti giochi come il sofisticato robot Miko 3, con schermo e occhietti dolci, che promette di intrattenere il bambino in modo “intelligente”, aiutandolo nello studio con pronte risposte a tutti i suoi quesiti, e nel divertimento grazie alla programmazione di Disney, Paramount e altri, o il pet-robot Loona, che riconosce la casa e i membri della famiglia e interagisce come se fosse un animale domestico. Ci sono poi diversi prodotti a basso costo, come l’orsetto Poe racconta storie o la carotina intelligente, sempre in grado di conversare con il piccolo proprietario (umano). A giudicare dalla varietà di offerte e dagli sconti reperibili online pare evidente che si stia scommettendo parecchio su questi giochi, pronti a diventare i protagonisti commerciali del Natale 2025.
Sono molte però le critiche e gli inviti alla cautela, sottoscritti da esperti di pedagogia e organizzazioni in difesa dell’infanzia, come Fairplay, che ha lanciato un appello a non regalare giocattoli potenziati dall’IA. Secondo i proponenti questi prodotti si sostituiscono all’attività di manipolazione e contatto con la realtà materiale, cioè la modalità imprescindibile di sviluppo per ogni bambino. Inoltre l’apparenza di amicizia e contatto umano che offrono potrebbe creare profonda confusione nei piccoli, rendendo difficile il distacco dal gioco e anche la comprensione di chi siano i veri amici, aprendo poi a derive possibili verso interazioni ancora più rischiose, come già avvenuto in alcuni casi con chatbot usati da adolescenti. Per non parlare delle minacce, serie e documentate, di violazione della privacy: si tratta di giocattoli dotati di sensori, che “ascoltano” le conversazioni, spesso usano tecnologie di riconoscimento facciale e sono in continua connessione online, con i dati personali che possono essere sottratti, anche se i costruttori assicurano di aver attivato tutte le necessarie procedure per la tutela della riservatezza.
Molte incognite e nessun beneficio certo: questo al momento il bilancio sugli AI Toys, che si propongono come perfette, instancabili baby sitter, piene di sorprese e sempre disponibili a intrattenere i bambini piccoli. È forse questo il rischio più alto: che tali giochi rappresentino una nuova, pesante, intrusione della tecnologia nelle relazioni familiari. Proprio quando ciò che davvero servirebbe va in tutt’altra direzione. Ce lo ricordano gli specialisti dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma in un documento uscito in questi giorni in cui invitano a regalare meno schermi e più tempo per giocare insieme ai propri figli, “un tempo condiviso che nutre la fantasia, sostiene lo sviluppo e rafforza il legame emotivo tra adulto e bambino”. I giochi semplici ‒ aggiungono gli autori del documento ‒ stimolano nei piccoli attenzione, regolazione emotiva e creatività. Dunque basta un orsetto, anche malconcio, ma con noi adulti a tenerlo in mano e a giocarci con i bambini. Il gioco libero, totalmente gratuito, non strutturato, è un’esigenza vitale dei nostri figli piccoli. Regaliamo loro – e regaliamo a noi stessi – questo tempo per il prossimo Natale. Sarà il vero inestimabile dono per il loro futuro. Altro che Kumma.

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