Lezioni brevi, zero compiti a casa: sbarca in Italia la didattica finlandese

A partire dal prossimo anno scolastico, lo adotterà per la prima volta a Milano la scuola pubblica “Simona Giorgi”, ma già un centinaio di istituti in tutta Italia hanno avviato sperimentazioni con risultati incoraggianti
December 17, 2025
Lezioni brevi, zero compiti a casa: sbarca in Italia la didattica finlandese
Fine delle lezioni. Alunni corrono nel corridoio della scuola.Compagni di classe in corsa verso l'uscita.
Lezioni frontali da dieci minuti e niente compiti a casa. Quello che, a prima vista, si presenta come un paradiso per gli studenti svogliati e un ostacolo insormontabile allo sviluppo delle conoscenze sarebbe, in realtà, un metodo didattico innovativo di efficacia comprovata. Si chiama Mof – Modello organizzativo finlandese – e nasce dall’esperienza degli istituti scolastici del Nord Europa. A partire dal prossimo anno scolastico, lo adotterà per la prima volta a Milano la scuola pubblica “Simona Giorgi”, ma già un centinaio di istituti in tutta Italia hanno avviato sperimentazioni con risultati incoraggianti. «Da anni, a dire il vero, impostiamo le nostre lezioni in modo laboratoriale, come suggerisce anche il metodo finlandese – spiega la dirigente scolastica del “Simona Giorgi” Anna Polliani –, e abbiamo notato una crescita delle competenze: sia quelle misurate dai test Invalsi sia quelle metacognitive (ovvero il metodo di studio, ndr)». Per questo, la scuola milanese ha già iniziato a formare una cinquantina di docenti e oggi si dice pronta ad abbracciare il modello finlandese per tutte le sue classi. Ma di cosa si tratta?
Il modello organizzativo finlandese è, prima di tutto, un modo di gestire l’orario scolastico. La giornata dura circa cinque ore, con avvio delle lezioni tra le 9 e le 10, e intervalli anche di dieci o quindici minuti tra una lezione e l’altra, in cui agli studenti è consentito uscire. «Dobbiamo dare tempi e spazi giusti all’apprendimento», spiega Antonella Accili, dirigente scolastica dell’istituto “Della Rovere” di Urbania, in provincia di Pesaro e Urbino, che per prima ha introdotto il Mof in Italia. Nelle “aule finlandesi”, il docente affronta lo stesso argomento più e più volte nell’arco della stessa lezione, senza mai dilungarsi nelle spiegazioni frontali: «Si va dai dieci minuti per gli studenti alle prime armi, fino ai venti minuti per i più avanzati». Il tempo in classe, di conseguenza, è dedicato perlopiù a laboratori. Poco importa se si insegna biologia, matematica o storia: «Immaginiamo una lezione sugli antichi Egizi – continua Accili –. Dopo una breve spiegazione frontale, si possono costruire schemi temporali su cartelloni, far registrare podcast agli studenti e ancora farli giocare a un gioco dell’oca a tema». Il principio è semplice e, in gergo, si definisce “plurifasicità”. Ovvero la possibilità di affrontare lo stesso argomento più volte, con metodi diversi. I vantaggi della ripetizione, secondo il modello finlandese, sono almeno due: la maggiore probabilità di fissare i concetti nella memoria a lungo termine e la quasi certezza di essere inclusivi con tutti gli studenti. «Di fatto – sostiene Accili –, attivando tanti metodi diversi, prima o poi si raggiunge il canale preferenziale di apprendimento di ogni studente». Allo scopo, anche “l’aula finlandese” cambia forma: «Non disponiamo i banchi frontalmente, ma a isole».
Il risultato è che non resta spazio per i compiti a casa: i concetti sono brevemente spiegati in aula e «lungamente sviscerati nei laboratori – continua la dirigente dell’istituto di Urbania –. I nostri ragazzi più grandi restano praticamente sempre senza compiti e possono dedicarsi autonomamente allo studio dei loro interessi e alle passioni esterne alla scuola, che li fanno crescere». A queste condizioni – almeno nelle intenzioni dei suoi promotori – il modello finlandese viene incontro anche alle esigenze dettate dall’ingresso dell’intelligenza artificiale nelle aule: in assenza di compiti a casa, nessuno studente può delegare le consegne a un algoritmo. «Per questo motivo, oggi più che in passato, promuoviamo un modello in cui i ragazzi svolgono per la maggior parte compiti pratici – ragiona Accili –. Se vogliamo che riescano a produrre qualcosa da soli, senza ChatGPT, dobbiamo costruire per loro un ambiente adatto a farlo».
L’istituto Simona Giorgi di Milano lo applicherà a studenti dalle elementari alle medie, ma il modello finlandese è adatto anche ai più grandi. «Al di là dei risultati misurati da Invalsi – commenta la dirigente dell’istituto – noi notiamo una crescita continua fino all’ultimo anno che gli studenti trascorrono nelle nostre aule. L’obiettivo chiave è che imparino a imparare, e spesso è raggiunto». All’ottimismo della preside fa eco anche Antonella Accili: «Il modello finlandese aiuta i ragazzi fino al diploma e oltre. Molti nostri ex studenti alle prese con l’Università tornano a ringraziarci per il metodo acquisito: si sentono più allenati e preparati degli altri».

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