A due giorni dalla strage di Bondi, Sydney è una città sotto choc
Giovani e famiglie in silenzio sul luogo dove gli attentatori hanno ucciso 15 persone e ferito altre 27. E tra i racconti ci sono anche diversi eroi

C’è silenzio e dolore. Nessuno riesce ancora a capire come possa essere successo. E più passano le ore e più si rincorrono i racconti di quel terribile pomeriggio. Domenica, 14 dicembre, ore 18.20. È una città ancora sotto choc, Sydney, a due giorni dal drammatico attentato a Bondi beach, la spiaggia più famosa al mondo, quella dei surfisti che sono anche i primi a festeggiare l’anno nuovo su una tavola ad ogni carellata di Capodanno che inizia dall’altra parte del mondo.
La processione notturna al luogo della strage, fra candele, fiori e zone off-limit

Non solo dolore, paura e rabbia. Sydney è stata colpita al cuore, la sua spiaggia simbolo da sempre luogo di spensieratezza, bellezza e divertimento. Ma da domenica è tutto diverso. C’è silenzio. La spiaggia e tutta l’area sono transennate, chiuse al pubblico e al passaggio delle auto. I negozi che vendono tavole, t-shirt e smoothies (i beveroni energetici che tanto piacciono ai surfisti, ndr) sono chiusi. Forse riapriranno domani. Intanto c’è una lenta e continua processione nel luogo dell’orrore. Dove sono morte almeno 15 persone e altre 27 sono attualmente ricoverate negli ospedali di Sydney. Anche di sera, col buio. Le luci delle candele fra i fiori sembrano surreali in quel luogo. “Siamo tutti choccati perché qui in Australia ti sentivi al sicuro, lontano dalle stragi del terrore che siamo abituati a vedere dalle immagini che arrivano dall’Europa e dagli Stati Uniti”.

Gli eroi australiani

Ma c’è anche chi non ha avuto paura di sfidare gli attentatori. Oggi li chiamiano eroi. Il più conosciuto si chiama Ahmed el Ahmed. Nel momento più concitato dell’attacco, si è lanciato contro uno degli attentatori, riuscendo a bloccarlo e a sottrargli l’arma dopo una violenta colluttazione. Il video che lo ritrae in azione ha fatto il giro del mondo in poche ore. L’uomo è rimasto ferito durante l’intervento, ma il suo gesto ha impedito che l’attentatore continuasse a sparare sulla folla. Diversi testimoni hanno raccontato che l’azione di Ahmed è avvenuta mentre molte persone cercavano riparo, contribuendo in modo decisivo a limitare ulteriormente il numero delle vittime. L'uomo alla fine è riuscito a disarmare Sajid prima che il terrorista fosse ucciso dalla polizia. Nella vita fa il fruttivendolo ed è musulmano.
Poi c’è quel signore sullo scooter che, appena ha visto i due attentatori con le armi in mano dirigersi verso il parco dove erano tutti riuniti a festeggiare ha iniziato a urlare di allontanarsi. “Ha iniziato a urlare “andate via, andate via, ci sono due uomini armati” ma nessuno gli dava retta. C’era la musica alta e poi sono cominciati gli spari. Altri invece che erano più distanti hanno iniziato a correre via” racconta una ragazza che era lì domenica pomeriggio.
Avrebbero festeggiato 35 anni di matrimonio a gennaio Boris e Sofia Gurman, i primi domenica a tentare di fermare i due attentatori Sajid e Naveed Akram sulla spiaggia di Bondai e a cadere sotto i loro colpi. Da un filmato si vede l'uomo che tenta di disarmare l'attentatore ma cade poi sotto gli spari e poi la moglie che interviene ma che poi perde anche lei la vita.
Era una tranquilla domenica d’estate con la spiaggia affollata
“Chleo e Simon erano appena stati lì con i bambini, come fanno tutte le domeniche” racconta Anna, italiana di 30 anni abitante a Sydney, per la precisione a Clovelly, a pochi chilometri da quella spiaggia. È choccata. I racconti degli amici e dei conoscenti, che abitano tutti in zona sono drammatici. “Di solito a quell’ora, alle 6.20 circa quando è iniziata la sparatoria, con gli amici andiamo a prendere il gelato da Mapo, ma ieri per fortuna eravamo da tutt’altra parte”. Era invece lì Matteo Pochintesta, 32 anni, nato a Clusone, titolare insieme alla fidanzata della gelateria Mapo proprio davanti alla spiaggia dove i due attentatori hanno sparato all’impazzata. Su instagram la gelateria di Bondi riporta un cono gelato rappresentato a metà fra terrore e tristezza. Pochi metri più in là c’è il ristorante da Orazio, anche questo gestito da italiani. “Siamo addolorati per quello che è successo. Siamo chiusi. In questo momento triste siamo vicini alla comunità” si legge sui social.

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