A Milano il Fondo Schuster ha raccolto 2 milioni per l'emergenza casa
Presentato il bilancio del primo anno dell'iniziativa, nata per volontà dell'arcivescovo Mario Delpini. Ecco a chi sono state destinate le risorse, grazie all'impegno di Caritas ambrosiana

C’è l’ex carcerato, che per la pandemia ha perso il lavoro che era riuscito a trovare, con lo sfratto incombente; l’operaia, divenuta invalida da poco, che non riusciva più a pagare l’affitto; la giovane madre che cresce un figlio da sola e che vuole rimanere nel quartiere dove si sente protetta. O la famiglia senegalese che riesce a sfuggire al diabolico meccanismo dell’indebitamento e dal comportamento scorretto dell’agenzia immobiliare. Tutte persone che una casa l’hanno potuta pagare grazie al contributo del “Fondo Schuster-Case per la gente” o l’hanno proprio ricevuta e vi sono già entrati.
Nato per volontà dell’arcivescovo Mario Delpini un anno fa - l’annuncio era venuto dalla stessa voce del presule, in Duomo, presente il sindaco Giuseppe Sala, durante la celebrazione per i 50 anni di Caritas ambrosiana - il Fondo è ormai una realtà importante e consolidata, con la gestione affidata a Caritas stessa e obiettivi precisi e dichiarati. Ossia, il supporto a famiglie in difficoltà per spese legate alla casa (30% delle somme raccolte), la riqualificazione di immobili di proprietà privata e pubblica da destinare a famiglie e individui con difficoltà di accesso a soluzioni abitative a prezzo di mercato (a cui sono dedicate il 50% delle risorse) e, infine, l’erogazione di garanzie per i privati che intendono mettere a disposizione i propri appartamenti a prezzi calmierati (20%). Insomma, il Fondo non è evidentemente un operatore immobiliare e, infatti fin dall’inizio, l’intento non è stato solo di natura operativa, ma anche e soprattutto educativo- culturale per suscitare riflessione e mobilitazione sul tema dell’abitare, in un territorio in cui il diritto alla casa è segnato da sempre più evidenti squilibri e diseguaglianze, registrati anche dai Centri d’ascolto e dai servizi Caritas.
E che l’idea di una tale tipologia di Fondo sia stata lungimirante e felice, lo dicono le cifre di questi 12 mesi di attività: le donazioni sono state pari a un totale di 2.074.000 euro (principalmente da Diocesi, Fondazione Cariplo e Fondazione Vismara, ma anche da offerenti privati, cittadini o aziende), con l’erogazione di contributi monetari a 244 soggetti - individui o famiglie - per un totale di 458.444 euro. Inoltre, il Fondo ha usato o impegnato 1.430.000 euro per riqualificare 37 immobili a Milano, Varese e Lecco. A seguire i lavori e le incombenze burocratico-amministrative è la Fondazione San Carlo, promossa da diocesi e Caritas.
Nel caso dei 15 appartamenti a Milano, messi a disposizione da Aler, si tratta dei cosiddetti “sotto soglia”, ovvero di piccolissima taglia (tra i 25 e i 28 meri quadrati), sparsi in diversi quartieri della città e oggetto di consistenti interventi edilizi (354 mila euro di investimento): cinque di essi sono stati assegnati a persone single, un sesto è in via di assegnazione, gli altri lo saranno entro breve. Gli assegnatari sono inseriti, a vario titolo, in percorsi di accompagnamento sociale che prevedono il coinvolgimento di diversi soggetti a cominciare da centri d’ascolto e Caritas parrocchiali.
«In futuro vogliamo proporre il Fondo come leva, finanziaria e culturale, per favorire forme di protagonismo e coinvolgimento delle comunità parrocchiali, delle istituzioni locali, delle realtà territoriali», dicono a tale proposito i due direttori della Caritas diocesana, don Paolo Selmi e Erica Tossani. «Possiamo aiutare gli sforzi di chi si attiva per recuperare alloggi inutilizzati, assistere e orientare soggetti in difficoltà, favorire accordi, ma per fare tutto ciò, abbiamo bisogno che in molti credano nel Fondo Schuster e lo dimostrino donando».
Un risultato, quindi, di rilievo, eppure qualche ombra non manca. Prima di tutto perché l’emergenza abitativa, soprattutto a Milano, rimane grave e insoluta e anche per quello che Delpini non si è nascosto proprio relativamente all’aspetto pedagogico-culturale dell’iniziativa. «I risultati conseguiti e le risorse raccolte e impiegate sono significative, per quanto simboliche», ha osservato. «Quello che però ci delude è che i proprietari di case non danno segnali di un cambio di mentalità, anche se cristiani. Molti non sono disponibili ad affittare a prezzi accessibili per famiglie che desiderano stabilirsi nelle nostre città. Il Fondo Schuster non ha pretese né presunzione, ma vorrebbe insistere per un cambio di mentalità: le case non servono per fare soldi, ma per essere case, cioè ospitare famiglie». Come, peraltro, l’arcivescovo aveva sottolineato anche nel suo recentissimo “Discorso alla Città” 2025.
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