Una riqualificazione democratica dell’edilizia popolare
Le buone pratiche selezionate dalla Call for Solutions Next Gen ERP

È possibile ridurre le disuguaglianze abitative e al contempo rendere più sostenibili gli edifici? Lontani ormai dagli anni dei grandi progetti di edilizia popolare del secondo dopoguerra, le grandi città si trovano a vivere nuovamente il problema di accesso all’abitare, che riguarda sia i cittadini meno abbienti sia il ceto medio e influisce non poco sulle scelte delle persone, con le conseguenze che conosciamo anche in termini demografici. È in questo contesto che alcune aziende del settore edilizio, stanno provando a dare delle risposte in grado di democratizzare la riqualificazione degli edifici già esistenti, a partire dagli immobili di edilizia popolare per finire a quelli privati, in un Paese come il nostro in cui molte famiglie investono i propri risparmi nel mattone ed è importante conservare il valore di questi immobili di fronte alla consueta obsolescenza e alla necessaria transizione ambientale.
La chiave che accomuna molti di questi interventi è l’approccio Energiesprong, un modello nato in Olanda che consente di ridurre tempi e costi della transizione con l’obiettivo finale di decarbonizzare i vecchi edifici attraverso interventi sicuri anche per i lavoratori e soluzioni scalabili e replicabili: una possibilità data soprattutto dalla prevalenza di processi e tecnologie offsite, ossia realizzate negli stabilimenti anziché direttamente nel cantiere. In Italia si è superato il tetto delle prime mille abitazioni rigenerate con questo tipo di approccio industrializzato, in un contesto europeo in cui si contano già più di 50mila case riqualificate con moderne tecnologie offsite. «Energiesprong conta più di 100 realtà innovative tra imprese, istituzioni, cooperative e aziende che collaborano per rendere più accessibile e democratica la riqualificazione. Assistiamo ora a un protagonismo delle città», ha spiegato recentemente a Milano, durante i Renovation Days sulle nuove frontiere del settore, Thomas Miorin, amministratore delegato di Edera, impresa sociale che coordina e diffonde in Italia l’iniziativa internazionale Energiesprong. Nel capoluogo lombardo è attivo già da un anno un progetto simile, finanziato da Fondazione Cariplo e coordinato da Edera. «Delle 28 mila case popolari del Comune il 70% possono essere riqualificate con un approccio industrializzato e abbiamo identificato diverse soluzioni in grado di farlo con significativi risparmi di tempo e costo», ha precisato.
Per riqualificare le case popolari milanesi e italiane Edera ha lanciato la Call for Solutions Next Gen ERP. Delle 16 proposte elaborate da cordate di aziende, in occasione dei Renovation Days ne sono state premiate quattro, vincitrici perché ritenute capaci di sviluppare altrettanti studi di fattibilità tecnico-economica che rappresenteranno i primi modelli per la riqualificazione sostenibile e replicabile su scala nazionale delle case popolari. «La nostra proposta consiste nella riqualificazione architettonica, energetica e sociale del complesso ERP di via Maffeo Bagarotti, a Milano, attraverso un approccio che interpreta l’edificio esistente come risorsa da valorizzare, non come elemento da sostituire», ci racconta per esempio Massimo Alvisi, architetto e fondatore dello studio Alvisi Kirimoto che ha ideato una delle soluzioni selezionate, quella della filiera guidata da Isopan. «La nostra innovazione risiede nella capacità di combinare sistemi off-site ad alte prestazioni, come facciate prefabbricate, logge strutturali e copertura integrata, con un linguaggio architettonico coerente con l’identità originaria del complesso», aggiunge. Così come altre proposte, un punto di forza di quella ideata dal suo studio è la possibilità di compiere gli interventi senza spostare gli abitanti. Inoltre, non viene trascurata la socialità: «Il piano terra viene liberato e riconfigurato come infrastruttura comunitaria, capace di ospitare attività collettive, coworking, musica, incontri e servizi condivisi, mentre le nuove logge ampliano lo spazio domestico e favoriscono un uso flessibile e inclusivo dell’abitare».
Un altro aspetto importante che si ritrova in tutte le soluzioni proposte è il contrasto della povertà energetica. Tra i vincitori c’è per esempio la proposta Re-framing Identities coordinata dallo studio Park, che sfrutta i sistemi offsite in calcestruzzo e legno di Camuna prefabbricati e Woodbeton per migliorare efficienza energetica e sicurezza antisismica. «Creiamo in stabilimento dei pannelli che una volta installati garantiscono di adeguare uno stabile esistente su entrambi i fronti», spiega Marco Franceschetti, sviluppatore del business di Camuna. Il tutto riducendo anche in questo caso i disagi per i cittadini, i costi e i rischi: «Riusciamo a montare i pannelli al ritmo di 250/300 metri quadri al giorno, attraverso un’auto-gru e senza necessità di ponteggi, quindi una riqualificazione importante in tempi brevissimi, con rischi e impatto ambientale e sociale ridotti al minimo».
La scommessa ora è applicare soluzioni simili su tutti i vecchi edifici, soprattutto se di edilizia popolare. Sarebbe sicuramente una grande conquista, non solo a favore delle persone che vivono in queste case, ma di tutto il sistema Paese.
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