Palermo sogna la piazza con la chiesa di don Puglisi e intitolata al Papa
di Redazione
Mai realizzato il progetto depositato al Comune dal prete beato prima di essere ucciso dalla mafia. Il governo accoglie il piano. L'appello del Centro Padre Nostro: le istituzioni locali lo sosten

Prima di essere ucciso dalla mafia, padre Giuseppe Puglisi aveva depositato un progetto al Comune di Palermo: era quello per la costruzione della nuova chiesa a Brancaccio, il quartiere di cui era parroco e dove sarebbe stato assassinato il 15 settembre 1993 dai sicari dei fratelli Graviano. Il progetto era stato realizzato dall’architetto Carmelo Caprì proprio su incarico del prete il 27 luglio 1993. Un sogno mai tradotto in realtà, nonostante il terreno individuato e gli sforzi del Centro d’accoglienza Padre Nostro fondato dal sacerdote beato che in 32 anni ha riqualificato porzioni di quartiere e di città ridando nuova vita a immobili abbandonati e destinandoli a sedi di servizi gratuiti per Palermo. La chiesa immaginata dal “sacerdote della rivoluzione evangelica” si trova in una piazza-agorà che è destinata a portare il suo nome e quello di papa Francesco.

«È proprio per quest’ultimo progetto che Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera dei Deputati, ha presentato, durante la discussione del disegno di legge di conversione del Decreto emergenze, un ordine del giorno accolto dal governo per l’inserimento del quartiere Brancaccio di Palermo, nel prossimo provvedimento utile, tra le aree di riqualificazione sociale, e in particolare per la realizzazione della piazza come luogo di incontro, intitolandola proprio al beato Giuseppe Puglisi, trasformando Brancaccio da simbolo di degrado a luogo di riscatto e rinascita», spiega il presidente del Centro Padre Nostro, Maurizio Artale. E ricorda l’impegno «dell’onorevole per il quartiere che negli anni ‘80 e ‘90 fu teatro di omicidi di mafia, uno dei quali quello del parroco della parrocchia di San Gaetano».

Il Centro sta trasformando il volto dell’agglomerato che era stato un fortino di Cosa Nostra. Il vecchio Mulino del sale è oggi il Centro antiviolenza; la Torre Pollastra un polo di aggregazione giovanile; il bene confiscato a Gianni Jenna, prestanome dei fratelli Graviano, è un poliambulatorio di prossimità; i tre appezzamenti di terreno adibiti a discariche abusive accolgono adesso la sede del Centro polivalente sportivo con campi da basket, pallavolo, bocce, calcetto e tennis; un caseggiato rurale è diventato la casa che accoglie donne con figli vittime di abusi e maltrattamenti; tre vecchi immobili in disuso sono stati adibiti a casa di accoglienza per i senza fissa dimora e per le famiglie immigrate.
Poi c’è il grande progetto dell’asilo nido per Brancaccio, altro sogno incompiuto di don Puglisi: benedetto da papa Francesco, il presidio scolastico “I piccoli di Padre Pino Puglisi” dovrebbe vedere la luce entro la fine del 2026 se il cantiere si aprisse a breve, come il Comune ha assicurato. E Artale torna al progetto della piazza dopo l’impegno del governo: «Sono certo che il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, e l’assessore alle infrastrutture e alla mobilità della Regione Siciliana sapranno coordinarsi per mantenere la promessa per la realizzazione della piazza di Brancaccio».
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