lunedì 21 agosto 2023
Il presidente della Cei sottolinea come «dialogare è anche fatica, perché bisogna superare tanti pregiudizi»
Zuppi apre il Meeting: "L'Europa fa troppo poco per la pace"

ANSA

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Ha fatto precedere l’arrivo in Fiera da un’intervista al Sussidiario.net, in cui bacchettava l’Europa che «fa troppo poco» per la pace. Durante la Messa che domenica ha aperto il 44° Meeting di Rimini, il cardinale Matteo Zuppi, ha poi ricordato che «dialogare è anche fatica, perché bisogna superare tanti pregiudizi». Infine, dialogando sulla enciclica Fratelli tutti con i rappresentanti di imprese ed opere sociali, ha ammonito che «l’amicizia sociale non è intimismo egoistico, come direbbe papa Francesco, ma è per forza operativa».

L’amicizia sociale, ha osservato anche, «è costruzione di pace» ma bisogna coltivare lo struggimento di Bergoglio e «non abituarci mai alla guerra». La stessa missione di pace di cui il cardinale è stato incaricato dal Santo Padre, non ha un “piano” se non quello di far cogliere ai contendenti e al mondo che «c’è un aggressore e un aggredito, ma che bisogna favorire la composizione e che il dialogo non è un tradimento ma lo sforzo di trovare una pace giusta e sicura, non con le armi bensì con il dialogo. Credetemi, non è un’ingenuità».

In precedenza, arrivando al Meeting, Zuppi aveva già commentato la propria missione di pace in Ucraina («l’incarico della missione voluta da Papa Francesco è aiutare tutto quello che può aiutare la pace, umanizzare un'esperienza che uccide l'uomo. Anche il ritorno di un solo bambino ucraino nella sua casa è un modo per affermare la pace e sconfiggere la logica della violenza»), ammettendo che tra russi e ucraini si creano punti di vista «molto diversi» anche se tutti vogliono la pace. Tuttavia, come ha dichiarato a il sussidiario.net, «queste diversità non devono far perdere a noi la chiarezza della responsabilità, dell'aggressore e dell'aggredito. Dobbiamo credere che ci sia un modo per arrivare a una pace giusta e sicura non con le armi ma con il dialogo. Questo non è mai una sconfitta e richiede garanzie e responsabilità da parte di tutti». L’alternativa non è la vittoria di uno dei contendenti, ma la distruzione: «Ogni giorno che passa vede tante persone morire, un odio che diventa più profondo, un inquinamento che diventa insopportabile per tutto l’ambiente. Questa davvero è una guerra mondiale a pezzi» ha detto il cardinale.

Nell’omelia della Messa con cui ha inaugurato la manifestazione, Zuppi ha poi precisato che «il sogno di un'amicizia di tutti i popoli si scontra con la tentazione di restare ripiegati su sé stessi o peggio di cercare sicurezza alzando nuove frontiere, con antagonismi e polarizzazioni che sono sempre pericolosi perché non aiutano a capire e a trovare soluzioni; con pregiudizi resistenti e amplificati dal digitale; con razzismi e intolleranze mai innocui e inerti, perché avvelenano e armano menti, cuori e mani». Rilevando che «l’aria è inquinata da tante epidemie di inimicizia, come le chiama con intelligenza Papa Francesco. E quando si è intossicati non ce ne si rende più conto, non ci sono più i sensori: è come quando l'aria diventa tutta elettrica, tu non te ne accorgi e poi basta una scintilla a far scoppiare tutto».

Il cardinale in mattinata aveva ricordato anche che tante «invocazioni della sofferenza si perdono nel nulla, in un mondo distratto e indifferente, senza risposta: nella tragedia delle guerre, nella immensità del deserto e del mare, in un mondo ostile e indifferente perché non è amico». Aprendo l’edizione dell’amicizia, ha esortato pertanto a un nuovo atteggiamento: «nessuno sia nemico o indifferente: l'amicizia è più forte e non ci si deve rassegnare alla sofferenza, affinché il mondo ridiventi amico per tutti. Ecco il nostro impegno per cambiare la Storia» che deve portare a «non cercare sicurezza alzando nuove frontiere».

Sotto questa visuale, è il pensiero di Zuppi, l'Unione Europea «dovrebbe fare molto di più e cercare in tutti i modi di aiutare iniziative per la pace, seguendo l'invito di papa Francesco a una pace creativa». Inoltre, «dovremmo cercare una ripresa dello spirito europeo, essere consapevoli di quanto questo sia indispensabile se vogliamo garantire ai nostri figli un futuro di pace».

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