lunedì 22 aprile 2024
Si celebra in tutto il mondo l’Earth Day per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla tutela dell’ambiente. Obiettivo: ridurre del 60% la produzione del materiale entro il 2024
I nostri mari, soffocati dalla plastica

I nostri mari, soffocati dalla plastica - Imagoeconomica

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Un pianeta zero plastica. È il sogno di chi oggi scende in piazza per celebrare la Giornata della Terra, l’Earth Day che da 54 anni mobilita milioni di persone di ogni continente per la tutela del Pianeta. Il tema della Giornata per il 2024 è “Planet vs. Plastics” per chiedere «una riduzione del 60% della produzione di plastica entro il 2040 e l’obiettivo finale di costruire un futuro senza plastica per le generazioni future». Un materiale dalla durata infinita e dal tempo d’uso brevissimo.

La Giornata della Terra nasce negli Usa, il primo Earth Day del 22 aprile del 1970 vide la mobilitazione di 20 milioni di americani per chiedere maggiore protezione per il Pianeta, un evento che nel 1990 è diventato globale coinvolgendo 200 milioni di persone in 141 Paesi. Oggi l’Earth Day arriva a mobilitare un miliardo di persone in oltre 192 Paesi con azioni e partner coordinati a livello globale dal network no profit Earthday.org. In Italia anche quest’anno sono in programma centinaia di eventi tra concerti, talk show, laboratori didattici, attività sportive, street art e decine di attività dedicate all’innovazione, all’ambiente e alla cultura. L’evento italiano è organizzato da Earth Day Italia, sede italiana dell’Ong di Washington, e dal Movimento dei Focolari.

L’inquinamento da plastica è diventato uno dei problemi ambientali più urgenti da affrontare, sia per la sua gravità, sia perché lo abbiamo ignorato per troppo tempo. Negli ultimi decenni la produzione e il consumo di oggetti in plastica ha visto una crescita esponenziale e ha prodotto fenomeni di inquinamento sulla terraferma e in mare soprattutto in molti paesi dell’Asia e dell’Africa, dove i sistemi di raccolta dei rifiuti sono spesso inefficienti o inesistenti. In base ai dati raccolti dal Wwf, la plastica è il terzo materiale prodotto dall’uomo più diffuso su tutta la terra (dopo acciaio e cemento). Cibo, cosmetici, vestiti, giocattoli, contenitori e molto altro. Anche piccoli prodotti possono essere “iper impacchettati” in tanti imballaggi di plastiche diverse, a volte mischiate ad altri materiali. Produciamo e usiamo troppa plastica, anche quando non è necessaria, e ne ricicliamo troppo poca. Si stima che ognuno di noi ingerisca circa 5 grammi di plastica a settimana. La dispersione di plastica in natura e la nostra esposizione alle sostanze chimiche ad essa associate – e da essa rilasciate – sono principalmente dovute ai nostri sistemi di consumo, produzione e gestione dei rifiuti di plastica. La denuncia che fa il Wwf ormai da tempo è: siamo circondati dalla plastica. E dobbiamo necessariamente fare qualcosa per limitarne la dispersione nell’ambiente.

In Italia siamo tra i primi in Ue per raccolta differenziata, ma c’è ancora molto da fare sul fronte del riciclo della plastica.
Secondo i dati Ispra l’Italia è seconda in Europa per milioni di tonnellate raccolte (1,7). Sui 2,3 milioni di tonnellate di imballaggi immessi al consumo secondo il Conai, ne vengono avviati a riciclo 1,26 milioni, pari al 55,6%. Il tema di quest’anno vedrà l’onda blu dei volontari Plastic Free in azione sulle spiagge, lungo gli argini dei fiumi, nei parchi e nelle aree pubbliche per sensibilizzare sull’inquinamento da plastica. Una sensibilizzazione che avrà un obiettivo concreto: liberare l’ambiente da tonnellate di plastica e rifiuti abbandonati.

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