domenica 23 aprile 2023
Il titolare della storica bottega milanese Sirtori ha ceduto la sua attività, ma continua a lavorare col nuovo gestore. «Così siamo diventati amici»
Walter Sirtori e Agie Zhou dietro al bancone

Walter Sirtori e Agie Zhou dietro al bancone - .

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Uno è il proprietario di una storica macelleria di Milano, aperta dalla sua famiglia oltre 70 anni fa, l’altro è soprannominato “re dei ravioli” di Chinatown. Quella tra Walter Sirtori e Agie Zhou è una storia di amicizia, stima e rispetto nata al 27 di via Paolo Sarpi e che ha resistito alla pandemia, anzi si è fortificata proprio nel febbraio del 2020 quando lo stigma verso le persone di origine o nazionalità cinese era diventato palpabile a causa del virus.

Soprattutto nella Chinatown milanese: «Le ripercussioni maggiori le ha vissute la ristorazione. C’era tanta, troppa esasperazione. E si rischiava di alimentare un altro virus molto pericoloso, quello della discriminazione », ricorda Luca Sheng Song, presidente onorario dell’unione imprenditori Italia-Cina. Sembra passato un secolo, invece il clima di sospetto per la comunità cinese prendeva forma appena tre anni fa, all’inizio dell’emergenza Covid. E cavalcava un risentimento velato presente da sempre, non solo a Milano, nei confronti di chi sempre più spesso negli ultimi anni ha sopperito alla disgregazione del tessuto microimpendiotriale nostrano, rilevando piccole attività commerciali nei quartieri delle grande città, a cominciare dai bar. Un pericolo scongiurato, qui, grazie al supporto dei commerciati italiani di via Sarpi che hanno sostenuto la comunità cinese di Milano, che conta oltre 29mila persone. Tra loro c’è sempre stato anche Walter Sirtori, proprietario della macelleria storica di via Sarpi, aperta in via Meda nel 1931 da padre Ambrogio e che nel 1952 si è spostata in Sarpi. Il negozio è noto tra gli amanti della carne perché vende prodotti di qualità – di cui molti biologici e provenienti da piccoli allevatori – oltre ad una selezione di piatti pronti. Da dicembre scorso Walter ha venduto l’attività – che ha gestito per anni con la moglie Silvia – al suo vicino e amico Agie Zhou, che peraltro dal 2015 utilizza la carne della bottega Sirtori per i suoi piatti.


Il macellaio 80enne e il “re dei ravioli” della Chinatown di via Paolo Sarpi, insieme dietro al bancone, ora fanno anche progetti per il futuro: «Un cambio generazionale e culturale unico nel suo genere»

«La macelleria, comunque, rimarrà tale e non cambierà nemmeno il suo nome», assicura Zhou. Walter, che di anni ne ha 80, ha ceduto il testimone a Agie, che ne ha la metà: «Sono molto soddisfatto, e di considero Agie come un figlio. Io continuerò a lavorare in macelleria finché mi sarà possibile», dice Sirtori. «Questa effettivamente non è una cosa normale nel mondo dell’imprenditoria – ammette Luca Sheng Song –. Non esistono esempi di subentri di questo tipo, e sicuramente non in Paolo Sarpi: è un cambio generazionale e culturale riuscito molto bene».

La storica macelleria Sirtori di via Paolo Sarpi 27, fondata nel 1931 e rilevata lo scorso dicembre dal giovane imprenditore cinese

La storica macelleria Sirtori di via Paolo Sarpi 27, fondata nel 1931 e rilevata lo scorso dicembre dal giovane imprenditore cinese - .

Questo certifica definitivamente il cambio di via Paolo Sarpi da storico borg di scigulatt (borgo degli ortolani, in dialetto milanese) a Chinatown. Oggi sulla via, che è lunga un chilometro e collega Porta Volta con via Canonica, l’80% delle imprese sono gestite da persone cinesi o di origine cinese. I numeri salgono quasi al 100%, invece, nelle strade laterali – via Lomazzo, Rosmini e Bramante –. L’imprenditoria cinese è arrivata in quella zona prima della seconda guerra mondiale, ma c’erano soprattutto botteghe di artigiani come laboratori di pelletteria, o « per esempio, si facevano tantissime cravatte » , ricorda Walter Sirtori.

Oggi il cibo la fa da padrone tra le botteghe e la ravioleria funziona proprio come nella macelleria: lavorano Agie e le sue zie, «a pranzo mangiamo tutti insieme, con Walter e Silvia, condividiamo spazi e valori», spiega Zhou. «Non potevo fare scelta migliore: anche perché così posso rimanere a lavorare finché non sono stanco, o fino a che Agie mi vuole», chiosa Walter. Il futuro della Macelleria Sirtori sarà all’insegna della cucina dalla doppia anima. « Italia e Cina, con Milano come punto di contatto, perché siamo tutti milanesi», conclude Agie, che ora vuole «aprire la vetrina della macelleria su strada, in modo da poter vendere i prodotti della gastronomia direttamente sul marciapiede e studiare un paio di ricette da consumare calde con un condimento italiano e uno cinese creando all’interno dei posti a sedere».

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