martedì 6 dicembre 2016
L'analisi dell'Istituto Cattaneo in dodici città. Affluenza record rispetto al 2001 e al 2006.
Voto molto «politico» Pd sfaldato, M5S unito I più giovani per il No
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Un voto più «politico» che referendario, testimoniato dall’alta affluenza alle urne. E ancora, all’interno del vaso di Pandora dei flussi elettorali, il dramma di un Pd lacerato a fronte della compatezza del M5S, ma anche la sfiducia dei più giovani e dei meno abbienti, specie nel Meridione, che il quarantenne premier Matteo Renzi non ha saputo convincere della validità della propria riforma costituzionale. Sono alcuni degli elementi alla base del risultato di domenica, individuati dall’Istituto Cattaneo, che ha 'vivisezionato' il voto referendario in 12 grandi città italiane, comparandolo coi dati delle ultime elezioni politiche del 2013.

Pd lacerato, M5S granitico.
Iniziamo dal dramma del Partito democratico, in cui quasi nessun elettore ha scelto l’astensione, ma il dissidio fra maggio- ranza e minoranza del partito ha spaccato la base: molti che tre anni fa avevano votato Pd, secondo il Cattaneo, hanno ora bocciato la riforma Renzi-Boschi. Una «componente minoritaria, ma significativa di elettori dissenzienti rispetto alla linea della segreteria », che va dal minimo di Firenze (feudo renziano, dove su 100 elettori del 2013 ha votato No uno su cinque, il 20,3%) e Bologna (col 22,8) fino al 33% di Torino, al 41,6% a Napoli e al 45,9% a Cagliari. Sul fronte opposto, si è frammentato anche l’elettorato dell’ex Pdl (che ha votato Sì in varie città: dal 41,9% a Bologna al 44 di Firenze). Maggior compattezza hanno dimostrato gli elettori centristi, quasi tutti per il Sì (tranne a Reggio Calabria, dove ha prevalso il No) e – com’era prevedibile – quelli del Movimento 5 Stelle, che quasi unanimemente (con percentuali spesso superiori al 90%) hanno scelto il No. In generale, appare fallita la strategia di Matteo Renzi, volta a conquistare consensi fra gli elettori di centrodestra e M5S: quelli raggranellati in alcune aree (come il Nord-Ovest) non sono stati insufficienti, mentre nel Nord-est, nel Sud e nelle isole la messe renziana è stata ancor più infruttuosa.

Un voto «politico».
L’alta affluenza alle urne al referendum, che ha toccato il 68,48 % del corpo elettorale (ma con punte oltre il 70 nelle regioni del Nord) è ben oltre quelle ai referendum costituzionali del 2001 (34,10%) e del 2006 (52,46%) e di poco inferiore a quella alle politiche del 2013 (75% alla Camera). Ciò conferma come l’appuntamento di domenica sia stato percepito come un voto politico è stata, ribadisce la nota del Cattaneo, «la personalizzazione da parte del presidente del Consiglio a farne un voto pro o contro il governo». Di conseguenza, si legge, «molti elettori hanno percepito l’importanza della posta in gioco e sono andati a votare, più che in passato». Guardando alle regioni, il Veneto (col 76,7%), l’Emilia-Romagna (75,9%) e la Toscana (74,5%) hanno partecipato di più, mentre le maglie nere dell’affluenza sono la solita Calabria (54,4%), la Sicilia (56,7) e la Campania (58,9).

Giovani e poveri per il No.
Il voto contrario ha prevalso fra i più giovani e fra le persone con reddito più basso: a Bologna (dove peraltro complessivamente ha prevalso il Sì), gli analisti del Cattaneo, coordinati da Marco Valbruzzi, hanno aggregato le sezioni elettorali per fasce di reddito. Risultato? In quelle (per lo più periferiche) dove il reddito medio è inferiore a 18mila euro, il No ha preso il 51,3%, mentre in quelle fra 18 e 25mila euro il 47,1%, mentre nelle zone più abbienti (con redditi medi sopra i 25mila euro) ha prevalso nettamente il Sì, invertendo il dato nazionale e fermando il No al 40,1%. Analoga riflessione è stata elaborata sulle fasce d’età: nei seggi dove quella media è inferiore ai 45 anni, il No ha preso il 51,3%, in quelle tra i 45 e i 50 si è fermato al 47,5%, mentre nelle sezioni con un età media superiore ai 50 anni ha preso il 44,5%. Infine, l’ultimo indicatore sociale valutato è quello sulla presenza di cittadini stranieri. Nelle sezioni elettorali di zone dove la presenza di immigrati è superiore al 14%, il No ha preso il 51,3%, mentre in quelle aree bolognesi dove gli stranieri sono meno del 7%, si è fermato al 44,4%.

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